
Ragusa, 18 Ottobre 2025 – La provincia di Ragusa è tornata prepotentemente al centro della cronaca nazionale e locale a seguito di due significative operazioni condotte dalle forze dell’ordine, che hanno portato a diversi arresti per reati legati alla criminalità organizzata e al traffico di stupefacenti.
Il Coordinamento provinciale di Libera Ragusa esprime, per un verso, le proprie congratulazioni alla Procura Distrettuale Antimafia (DDA) e alle Forze dell’Ordine per il successo delle indagini, ma dall’altro lancia un forte allarme sulla “presenza alquanto operosa delle mafie” nel territorio.
La prima operazione di rilievo ha avuto luogo a Comiso, dove è stato catturato il pericoloso latitante Gianfranco Stracquadaini, ricercato da un anno e mezzo e ritenuto al centro di importanti affari criminali legati al traffico internazionale di droga, in collaborazione con boss albanesi.
Poco dopo, una maxi operazione antidroga, coordinata dalla Procura della Repubblica di Ragusa, ha portato a 13 arresti tra Ispica, Pozzallo e Rosolini. L’inchiesta ha intercettato un vasto traffico di stupefacenti attivo in tutta la Sicilia sud-orientale.
Queste operazioni, secondo Libera, confermano che “nel nostro territorio oggi le mafie siano tornate prepotentemente ad arricchirsi attraverso la gestione del mercato della droga e delle armi,” e che “risulti centrale il versante che si estende a Sud della provincia iblea.”
Un elemento di particolare preoccupazione per Libera è l’età degli arrestati nella retata di Ispica: ben 5 dei 13 fermati sono giovani tra i 21 e i 25 anni.
Il Coordinamento provinciale si unisce a quanti chiedono maggiori strutture di controllo e intelligence per individuare e stroncare le “economie malate” che contaminano il tessuto locale. Tuttavia, alla luce del coinvolgimento giovanile, Libera pone l’accento sulla necessità di ripartire con urgenza dai percorsi educativi.
Richiamando la propria campagna “Fame di verità e giustizia,” Libera ribadisce che “il contrasto alle mafie e alla corruzione non può prescindere da un’azione educativa profonda e sistemica,” specialmente nei contesti di maggiore marginalità sociale ed economica, dove il rischio di reclutamento criminale è più elevato.
“L’azione repressiva, in parte necessaria, da sola non basta,” conclude il comunicato. L’educazione alla legalità, alla cittadinanza attiva e alla giustizia sociale è definita come “uno strumento cruciale per spezzare la spirale dell’illegalità e promuovere una cultura dell’impegno civico e della responsabilità collettiva.”