
RAGUSA, 08 Ottobre 2025 – L’aria di cambiamento nella gestione dei rifiuti a Ragusa, promessa con il nuovo appalto, è densa di ottimismo, ma a un’analisi più attenta, le ombre superano le luci.
Uno degli obiettivi più sbandierati dal Comune è l’introduzione della tariffazione puntuale (TARIP), il meccanismo per cui i cittadini dovrebbero pagare in base ai rifiuti indifferenziati prodotti: meno produci, meno paghi. Sulla carta, un’ottima innovazione per incentivare la raccolta differenziata. Purtroppo, per i ragusani, non sarà realmente così.
“La TARIP – dice Legambiente – è efficace solo se supportata da un piano di comunicazione robusto che spieghi ai cittadini come funziona, cosa cambia e come comportarsi. Il Comune di Ragusa, invece, non prevede alcun investimento significativo in tal senso”.
Si investiranno solo 24.000 euro l’anno, affidati al nuovo gestore, una cifra destinata unicamente alla comunicazione istituzionale (calendari, ecc.). Questa somma è meno di un quarto rispetto ai 114.000 euro l’anno previsti dall’appalto odierno – fondi, tra l’altro, già spesi male o non spesi affatto.
“La motivazione del Comune, a quanto pare, è la mancanza di fondi. Ma è una scelta incomprensibile, dato che le somme si sarebbero potute facilmente recuperare inserendo nelle spese generali (come è corretto che sia e come avviene nell’attuale appalto) gli oltre 500.000 euro l’anno di salario destinati agli impiegati, che sono costi indiretti e non personale di servizio su strada; attingendo alle penalità per il mancato raggiungimento dell’obiettivo del 75% di raccolta differenziata e per le maggiori spese di selezione. Ma la debolezza del progetto non si ferma alla comunicazione. L’intero impianto della gara presenta criticità che espongono il Comune a possibili ricorsi e contenziosi: l’impostazione regolatoria consentirà al nuovo gestore di pretendere il 70% dei ricavi del CONAI, un dato che contrasta con quanto sostenuto dal Comun, manca l’istituto fondamentale della revisione prezzi, previsto da sentenze del Consiglio di Stato, che tutela l’equilibrio economico dell’appalto nel lungo periodo; si riscontrano diverse e gravi discordanze tra i vari documenti che compongono la gara”.
Per Legambiente, la situazione odierna è un lieve miglioramento rispetto a sei mesi fa, “quando il progetto era impresentabile, pieno di errori che avrebbero garantito una miriade di contenziosi”.
Legambiente, in tempi non sospetti, aveva intuito la fragilità del progetto affidato a CONAI e aveva offerto la disponibilità gratuita di esperti nel settore rifiuti di IFEL (la fondazione dell’ANCI, di cui Ragusa è socia) per affiancare l’ufficio tecnico in un comitato scientifico. L’offerta è stata rifiutata senza motivazione dall’Assessore all’Ambiente e dai tecnici comunali.
È stato solo grazie alle osservazioni di Legambiente (quasi tutte accolte, a dimostrazione della loro fondatezza) e a quelle della SRR che il progetto ha potuto essere parzialmente migliorato. Un progetto che per mesi è stato tenuto segreto dall’ufficio ambiente e dall’Assessore, e consegnato alle parti sociali con ingiustificabili omissis e con colpevole ritardo.
“Ora si registra una fretta immotivata per pubblicare subito la gara, nonostante la determina a contrarre (l’atto propedeutico) porti la data del 17 ottobre 2024, a due settimane dalla scadenza dell’attuale appalto. Come recita il proverbio, “la gatta frettolosa fa i gattini ciechi”. È ora che qualcuno spieghi questo ritardo e questa improvvisa accelerazione. Chiediamo che l’iter procedurale del bando venga fermato per alcune settimane e che si proceda alle correzioni fondamentali sulle voci di costo e sull’impianto regolatorio. In caso contrario, gli errori commessi oggi graveranno sulle tasche e sull’ambiente di Ragusa per i prossimi dieci anni”.