
CATANIA, 07 Ottobre 2025 – È arrivata la richiesta di rinvio a giudizio per gli «spioni di Siracusa», il gruppo di persone accusate di aver bucato e scambiato informazioni riservate da diversi fascicoli giudiziari nell’arco di diversi anni. L’indagine, condotta dalla procura di Catania a causa della competenza distrettuale sui reati informatici, ha portato alla luce diverse chat usate per lo scambio illecito di dati.
L’inchiesta sul dossieraggio, chiusa lo scorso autunno, è stata suddivisa in due filoni paralleli.
Nel primo capitolo investigativo, sono coinvolti Salvatore Malfa, ex responsabile della Gr Sistemi (società estranea all’inchiesta, che si occupa di intercettazioni), Dario Bordi, militare della Guardia di finanza all’epoca dei fatti in servizio a Siracusa, e Rosario Salemi, poliziotto.
Le imputazioni sono state in parte ridimensionate rispetto al decreto di chiusura indagini, con alcuni reati già prescritti, ma comunque citati per “finalità esplicative” dai pubblici ministeri. I tre imputati sono attesi il 19 dicembre prossimo davanti al gup di Catania che dovrà valutare la richiesta di rinvio a giudizio avanzata dai pm Salvatore Grillo (Siracusa) e Carmine Luca Volino (Catania).
L’avvocato Salvatore Liotta, difensore di Salemi, si è detto convinto che le contestazioni siano prive di fondamento: «Riteniamo che i fatti così come contestati non siano storicamente avvenuti nelle modalità descritte e non possano integrare alcuna fattispecie di reato», ha commentato.
Sempre il 19 dicembre è fissata l’udienza preliminare, con lo stesso gip di Catania, per gli imputati del secondo filone. In questo capitolo compare di nuovo il nome di Salvatore Malfa, che ha sempre respinto le accuse e si dichiara certo che il dibattimento dimostrerà l’infondatezza delle contestazioni a suo carico.
Accanto a lui, in questo secondo troncone, è coinvolto anche Massimo Romanelli, il CEO della Gr Sistemi, il colosso che fornisce servizi di intercettazioni a molte Procure italiane.
Sarà l’udienza preliminare di dicembre a stabilire se i presunti “spioni” dovranno affrontare un processo per rispondere delle accuse di accesso illecito e scambio di informazioni riservate.