
MODICA – Non una semplice presentazione di libro, ma un invito concreto a ripensare il concetto di giustizia. Il 3 settembre, nelle sale di Palazzo Grimaldi, si è svolta una serata che ha acceso i riflettori sulla mediazione dei conflitti come strumento di pace sociale, capace di trasformare lo scontro in occasione di crescita e riconciliazione. L’evento è nato attorno al saggio “Il senso della mediazione dei conflitti. Tra Diritto, Filosofia e Teologia” (Giappichelli), a cura di Maria Martello, con il patrocinio dell’Ordine degli Avvocati di Ragusa, dell’Accademia Giuridica Modicana, di Casa Don Puglisi e con il sostegno di Kiwanis e Inner Wheel. Presenti in sala giuristi, accademici, imprenditori e cittadini, un pubblico eterogeneo ma unito dall’interesse verso una via alternativa e più costruttiva rispetto alla tradizionale lite giudiziaria. Da quindici anni la mediazione è legge dello Stato e, in alcuni casi, passaggio obbligato prima di intraprendere un’azione giudiziaria. Ma, come hanno ricordato gli interventi del prof. Angelo Costanzo, consigliere della Corte di Cassazione, e di Silvio Ciarcià, viceprefetto del Ministero dell’Interno, il suo valore va ben oltre l’aspetto normativo: rappresenta infatti un cambio culturale, un superamento della logica “vincitore vs. vinto” in favore di una giustizia riparativa che ricuce rapporti e relazioni. La serata ha avuto anche un momento fortemente esperienziale: una performance teatrale ha messo in scena un conflitto reale e la sua gestione attraverso la mediazione, coinvolgendo il pubblico in prima persona e mostrando dal vivo l’efficacia di questo strumento. Il confronto ha spaziato oltre i confini del diritto. Maurilio Assenza, responsabile di Casa Don Puglisi, ha sottolineato come il saggio rappresenti una bussola per orientarsi nella complessità delle relazioni umane. Sul piano teologico è stato evocato il valore dell’“intercedere” ricordato dal cardinale Martini: il coraggioso “stare nel mezzo” per dare voce e dignità a tutte le parti in causa. La conclusione è stata corale: non un evento culturale come tanti, ma la semina di una visione di società più giusta e solidale. Una giustizia che non brandisce il pugno chiuso della rigidità, ma tende la mano aperta del dialogo. La mediazione emerge così non solo come strumento giuridico, ma come educazione alla cittadinanza attiva e ponte verso una pace possibile.












