
RAGUSA – Il panorama politico ragusano è in fermento, e al centro del dibattito si trova il futuro del sindaco Peppe Cassì. Con il suo secondo mandato che volge al termine e l’impossibilità, per legge, di ricandidarsi a sindaco per una terza volta, Cassì stesso rompe il silenzio con un lungo post sui social, affrontando le numerose domande che circolano sul suo prossimo passo.
La questione principale è chiara: cosa farà Cassì dopo l’esperienza amministrativa comunale? Tornerà alle sue precedenti attività professionali o cercherà una nuova carica pubblica? E, nel secondo caso, quale strada intraprenderà, considerando che ogni candidatura al di fuori del contesto strettamente comunale presuppone l’appartenenza a un partito politico? Questo interrogativo si scontra con la sua finora marcata distanza dalle logiche partitiche.
Cassì non nasconde la complessità della situazione, ammettendo che queste sono domande che si pone da tempo e che sta affrontando in un confronto aperto con il suo gruppo di lavoro. Dopo settimane di speculazioni e “tante parole scritte e dette da altri (anche un po’ a caso)”, il sindaco ha deciso che è giunto il momento di chiarire la sua posizione.
Il nodo cruciale del dibattito ruota attorno alla sua passata definizione dei partiti come “gusci vuoti”, citando Ernesto Galli della Loggia. Questa affermazione riflette una percezione diffusa – e a suo dire, condivisa anche da politici più inclini all’autocritica – secondo cui i partiti avrebbero smarrito la loro funzione di corpi intermedi tra le comunità e le istituzioni, di interpreti dei bisogni dei cittadini e di formatori di una nuova classe dirigente. Un’analisi che, secondo Cassì, trova conferma nella “sonora sconfitta di tutti i partiti alle elezioni comunali del 2023” a Ragusa, un risultato che non può essere attribuito unicamente alla sua “forza civica”, ma anche alla “oggettiva debolezza dei partiti locali”.
Di fronte a questa posizione critica, sorge spontanea la domanda: come può una presa di posizione così netta contro i partiti essere coerente con la scelta di aderire a uno di essi? Cassì fornisce una risposta che mira a dissipare le strumentalizzazioni. Sottolinea che richiamare la crisi innegabile dei partiti non significa affatto mettere in discussione la loro “funzione essenziale all’interno dell’architettura democratica”, così come stabilito dall’articolo 49 della Costituzione: “Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale”.
Il sindaco di Ragusa conclude la sua riflessione affermando che la politica, come ogni espressione umana, è fatta di persone prima ancora che di partiti. Non esistono, a priori, partiti intrinsecamente “buoni e onesti” da una parte e “cattivi e disonesti” dall’altra, una narrazione che spesso viene proposta in modo semplicistico. L’onestà in politica, sostiene Cassì, è piuttosto il risultato di “educazione, di responsabilità, di standard di efficienza amministrativa”, e nessun partito ne detiene il monopolio.
In questo intricato scenario, il sindaco Peppe Cassì si trova di fronte a una scelta cruciale che definirà il suo futuro politico, cercando di bilanciare la sua radicata identità civica con le ineludibili dinamiche della politica partitica.