
Nell’universo poetico di Domenico Pisana non c’è spazio per le apparenze, per le futilità. In “Profili di tempo e d’anima” la poesia esige la pregnanza della consapevolezza interiore, la sua sacralità, il suo essere connaturata a dimensioni che travalicano la pura materialità.
Per questo la ricerca perenne dell’alterità trascende il segmento vitale terrigeno ma, allo stesso tempo, lo avvalora facendolo non più un transeunte momento di sosta su questo pianeta.
Le due sezioni che, solo apparentemente suddividono il corpus delle composizioni in due tematiche, sono titolate : “Kronos e Kairos” e “Tra immanenza e trascendenza”.
Invero, si può cogliere, in tutta la produzione versificatoria, un unico respiro poematico, quel desiderio illimite di comprendere la verità del tutto, di sciogliere gli enigmi, i dubbi interiori, di vanificare le ombre che possano oscurare la purezza luminosa dell’intimo che si vuole e a cui si tende.
La significazione e la singolarità della poesia di Pisana ci rende, così, il volto di un credente nella divinità insita in ogni creatura per cui l’uomo, il poeta, rende possibile, attraverso il segno poetico che si fa strumento e resa, il dialogo col divino.
La ricerca tocca il tema del tempo sia nell’aspetto orizzontale, di perenne movimento, di un io immerso e sommerso dalla durata, sia nell’aspetto privato, momentaneo, legato alle contingenze della vita quotidiana e personale. Qui, la profondità delle riflessioni porgono al lettore versi di estrema delicatezza e pregnanza contenutistica. Ad esempio, la composizione: “Trovami dove germoglia un fiore” (pagg. 14-15) di grande bellezza.
Ne riportiamo uno stralcio: “Non cercarmi/ nella rete di catene a spirali/ negli anni che non tornano più/ in vortici di perenni maschere;/..Trovami/ nell’aratro che solca la terra/ nel sole che risplende sui campi/ nel cuore che abbraccia/ verità e libertà”.
E ancora, in “Ovunque tu sia”, (pagg. 38-39): “guarderò con i tuoi occhi/ per non cadere/ nella rete dei sogni/ senza nomi né simboli/…Io sono qui: per giorni/ non più tardi di vita”.
Nella seconda sezione del volume ci si immerge e ritrova nella coscienza magica di un tutt’uno di trascendenza ed immanenza grazie proprio al momento poetico che riesce a dare allo stato d’animo momenti di apertura coscienziali prensili, di puro rapimento come un fulmine silenzioso e prorompente. Illuminante. Per questo, la preziosità di immagini che cantano armoniosamente la divinità interiore e cosmica.
I conflitti, i dubbi, che è giusto ci siano, non sono che lievito interiore, sanno condurre alle certezze, sanno e fanno vibrare, nei versi, l’ardore dell’anima che sente l’incanto di luoghi edenici non dimenticati ma che affiorano nelle parole, nel silenzio tra le parole.
Ester Monachino
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Ester Monachino è poetessa di Realmonte (Agrigento), dove risiede. Insegnante, laureata in Filosofia e Pedagogia presso l’Università degli Studi di Catania, è inserita in diverse antologie poetiche e volumi d’arte; ha curato la prefazione di diversi volumi in prosa e poesia; opera attivamente nell’ambito culturale. Nel 1998 ha vinto il premio Montale per l’edito con il volume Un rito di frumento. Ha partecipato a numerose trasmissioni televisive e radiofoniche sia concernenti la sua opera sia in qualità di critico letterario; tra le altre ha focalizzato particolare attenzione sulla sua poesia la trasmissione “Inconscio e Magia – Psiche” (RaiDue, maggio 2009).