
AI /gr
Con il motto “Uniti si vince”, Elly Schlein festeggia la conquista al primo turno di Genova da parte del campo largo e di Ravenna, dove a vincere è stato il candidato sulla scia del riformista dem De Pascale. Un campo largo, meglio se larghissimo, assicurerebbe il raggiungimento dell’obiettivo, ossessivo, della vittoria alle regionali nelle Marche e in Campania, dopo quella a Taranto e Matera dove il centrosinistra è avanti. Risultati su cui costruire la tesi fantasiosa sul cambiamento del clima nel paese (il partito di Meloni cresce ancora) e la conclusione che sa tanto di scoperta dell’acqua calda che non è utile cavarsi gli occhi tra alleati ma imitare la destra che supera le divergenze interne quando si va al voto. Mettendo da parte le ovvietà e l’aspetto deprimente del guardare in casa dell’avversario che fa pensare a carenza di idee, c’è un punto che il centrosinistra sembra sottovalutare: sono le questioni di merito e un disegno condiviso a fare la differenza e convincere gli elettori che non è la presa del potere a far prevalere il relativismo nel campo extra-large. Arriva il momento in cui le chiacchiere e le ammucchiate devono lasciare il posto ad azioni di governo. Senza, governare diventa problematico. La manifestazione per l’Europa, convocata da Michele Serra con lo slogan “Qui si fa l’Europa o si muore”, ha offerto uno spaccato delle divisioni a sinistra. Tutti d’accordo sul non morire, molto meno sul come fare l’Europa. Una parte del Pd era in accordo con il Pse sul piano di riarmo di von der Leyen, Schlein a favore del piano della difesa comune ma contro il piano di von der Leyen, Gualtieri contro l’Europa delle armi, Landini contro gli aiuti militari a Kyiv, Calenda a favore degli aiuti militari a Kyiv e del piano di riarmo, Conte, che ha fatto dell’ambiguità politica un’arte, presidente di destra e di sinistra, sovranista e progressista, amico di Trump e Xi Jinping, non ha partecipato perché la piattaforma non era abbastanza chiara. C’è da augurarsi di non dover affidare a costoro la difesa del Paese. Ma delle differenze di opinione Schlein non si preoccupa. Intanto pensiamo a vincere, suggerisce, vedendosi già candidata alla leadership di una colazione vincente, con Bonelli Fratoianni e Conte sui quali punta e con i quali si fa ritrarre. E’ così sicura che escludere il centro e spostarsi a sinistra paghi? Nelle grandi città il centro sinistra è maggioranza grazie al prevalere della parte moderata rappresentata dai riformisti. Se, come affermano gli esperti, nelle comunali e regionali il campo è più largo perché le differenze non appaiono così evidenti, nelle politiche la questione è diversa. Un elettore moderato del Pd non voterà certo per Bonelli Fratoianni o Conte, preferirà non andare a votare. Forse proprio su questo Elly conta.