
Sotto accusa è finito il tweet lanciato nell’agosto dell’anno scorso dall’attrice Rachel Zegler nei confronti della star israeliana Gal Gadot. Quest’ultima nel film “Biancaneve” prodotto da Marc Platt interpreta il ruolo della regina cattiva. Un tweet che ha fatto scaturire una miriade di polemiche che non accennano a placarsi. Tant’è che la produzione ha pensato di aggiungere una scorta alla star israeliana per le contestazioni ricevute da più parti. L’iniziativa è partita dalla Disney proprio per le minacce alla incolumità della Godot innescate dalla rivale sul set, Rachel Zegler, cioè Biancaneve, nella vita di tutti i giorni attiva sostenitrice della causa palestinese. Questa almeno la ricostruzione di Variety, testata specializzata nel settore dell’entertainment, rilanciata in queste ore anche dal Times of Israel. Tanto da costringere il produttore del film Marc Platt ad interessarsi di persona della questione volando a New York per un confronto tête-à-tête con la Zegler e una richiesta di rimozione del tweet contestato. Un tema che non gli è indifferente, visto che la moglie Julie è la presidente della Jewish Federations of North America, che ha raccolto centinaia di milioni di dollari pro Israele dopo il massacro di Hamas del 7 ottobre 2023. Tuttavia, il tweet dell’attrice colombiana Zegler da agosto è ancora lì, con i relativi strascichi e tanto di polemiche lontane dall’esaurirsi, aspramente criticata da più parti per aver mescolato questioni politiche con la promozione del film.
1 commento su “Polemiche sul set, per un tweet tra attrici”
Ci sono due motivazioni perché questo film, che dovrebbe essere un classico sempreverde amato dal pubblico, sia stato una catastrofe a livello commerciale:
Una è la rivisitazione woke. Gli utenti Disney negli USA sembra siano alquanto stufi di vedere contenuti reputati fuorvianti e rivisitazioni di fiabe, come quando nei film si vedono degli errori storici incredibili con attori di colore in epoche ed in posti impensabili, o in ruoli che mai per l’epoca sarebbero stati possibili, o donne al comando, pirata e via dicendo. Pure nei giocattoli ormai vi sono revisionismi. La letteratura delle fiabe appartiene all’occidente, come tutta d’altronde, pertanto, perché questi cambiamenti non necessari e non fedeli?
Fra l’altro, negli USA hanno accusato la Disney sia che l’attrice non fosse abbastanza di colore sia che lo fosse troppo.
L’altra verte proprio sul tema palestinese. Quando in una causa non ci si crede, negli usa si boicotta facilmente un’azienda. Un caso recente è stato quello della birra bud, crollata nelle vendite a causa della scelta inclusiva di un testimonial non gradito.
A mio avviso, il mix dei fattori ha portato ora Disney ad accusare l’attrice per la questione palestinese, anche per nascondere il fallimento di scelte ben precise che le aziende pagano.