
In una seduta tesa, il parlamento israeliano ha approvato in via definitiva la Legge di Bilancio 2025 con 66 voti favorevoli e 52 contrari. La coalizione ha celebrato il via libera parlando di “vittoria responsabile”, l’opposizione denuncia scelte miopi e tagli che colpiscono i cittadini più vulnerabili. La manovra, da 755 miliardi di shekel (circa 189 miliardi di euro), assicura la sopravvivenza del governo di Benjamin Netanyahu. Il ministro delle Finanze Bezalel Smotrich ha difeso la legge, definendola “un bilancio di guerra e, con l’aiuto di Dio, il bilancio della vittoria”. Secondo Smotrich, la manovra rappresenta una risposta necessaria all’emergenza nazionale, con misure che puntano a sostenere la Difesa, aiutare i riservisti e le loro famiglie, e garantire risorse alle imprese danneggiate dal conflitto. Il budget del ministero della Difesa per il 2025 è stato portato a circa 110 miliardi di shekel, rispetto ai 64 miliardi previsti per il 2024. Il secondo capitolo di spesa più rilevante è quello dell’Istruzione, con circa 92 miliardi. Per il Financial Times, dietro l’apparente consolidamento del potere da parte di Netanyahu con l’approvazione del bilancio si cela una realtà più fragile: l’economia israeliana rimane sotto pressione a causa della guerra in corso e di una crisi istituzionale sempre più profonda. Il settore tecnologico, i sindacati e le amministrazioni locali hanno minacciato scioperi nel caso in cui il governo prosegua con il piano di rimuovere il capo dello Shin Bet e il procuratore generale, sfidando la Corte suprema. Le prossime settimane saranno cruciali, spiega il quotidiano economico, anche perché non è chiaro se l’esecutivo rispetterà le sentenze attese dal massimo organo giudiziario del Paese. Perplessità sulla manovra è stata espressa anche dal governatore della Banca di Israele, Amir Yaron, sottolineando come esista “spazio per ridurre spese che non contribuiscono a sufficienza al potenziale di crescita futura dell’economia”. I critici sottolineano la decisione della coalizione di escludere dal bilancio i fondi previsti dalla cosiddetta “Legge Tkumah” per la ricostruzione delle comunità vicino a Gaza devastate il 7 ottobre, così come gli aiuti agli sfollati del nord. Il leader dell’opposizione Yair Lapid ha accusato il governo di disprezzare la classe media e di aver trasformato il budget in uno strumento di ricompensa politica. Nel suo intervento ha denunciato un sistema che toglie risorse a lavoratori e riservisti per finanziare settori che non contribuiscono né all’economia né alla sicurezza. Il criticato ministro delle Finanze, ha dichiarando di aver elaborato il bilancio in collaborazione con le autorità locali, i sindacati e il settore imprenditoriale, e che si tratta di provvedimento volto “a rafforzare la crescita e mantenere la resilienza economica”. La coalizione si prepara a concentrare gli sforzi sulla discussa riforma giudiziaria. Un’iniziativa che promette nuove tensioni politiche, mentre la legge sulla leva militare, centrale per i partiti religiosi e al centro di un altro acceso dibattito, ferma in Commissione Affari Esteri e Difesa, è in stallo, con le parti interessate in attesa di un trovare una soluzione.
5 commenti su “Israele. Tensione dopo l’approvazione del bilancio 2025”
Nel frattempo che si aggiustano i loro conti e le loro finanze, il genocidio a Gaza continua come continuano gli omicidi di giornalisti. Su questo, silenzio tombale!
Ma siccome è il loro Dio gli dice questo, allora nessuno che si permetta di metterlo in discussione. Su quanto riguarda la leva dei religiosi la soluzione gliela darà Dio illuminando la mente di Netanyahu e di chi governa Israele. Il loro Dio è buono e tutti quelli che massacrano è per rendergli omaggio uccidendo i rivali dell’altro Dio, quello dei musulmani e anche quello dei cristiani. Sullo sterminio di cristiani in Siria non ne parlate mi raccomando, potreste infastidire i messianici ebrei. Ma del resto neanche il Vaticano mi sembra tanto afflitto per questo….. Immagino perchè attualmente hanno altri pensieri, tipo con chi sostituite Gesù in terra.
Dott. Ruzza, Lei parla della “Legge Tkumah” per la devastazione del 7 ottobre. Mi perdoni ma il 7 ottobre Hamas ha raso a suolo Gaza? O questo è avvenuto dall’otto ottobre in poi? Sempre a giocare con le parole mi raccomando, così facendo compiacete il Dio sionista e scontentate il Dio occidentale e il Dio orientale.
Ancora devo capire quale Dio parla di pace e misericordia! Magari qualcuno me lo saprà spiegare.
Signor Spinello, pare che molti palestinesi si siano accorti, purtroppo con un certo ritardo, che il loro principale nemico, la causa di ogni loro disgrazia è Hamas. A Gaza si stanno svolgendo manifestazioni contro il gruppo terroristico e viene in mente quel ragazzo che a Milano, affacciato a un balcone mentre i pro Pal sfilavano non proprio pacificamente, mostrò un cartello con su scritto “Free Gaza from Hamas”, liberate Gaza da Hamas. Aveva inquadrato il problema, ma era libero da qualunque forma di antisemitismo. L’odio acceca e impedisce di vedere dove stia la verità, facendo scambiare la causa con l’effetto. Così in Medio oriente come in Ucraina c’è un aggressore e c’è un aggredito. Mai confonderli o si ribalta la verità.
Assolutamente Dott.ssa Faletti, non confondiamo Putin con Netanyahu, siamo su due pianeti diversi. Infatti si parla di genocidi in Palestina e non in Ucraina. Persino il mainstream per quanto corrotto non parla di genocidi in Ucraina, Si, Hamas è il problema dei palestinesi e questo c’è lo siamo detti, però è pur vero che l’esercito israeliano ha l’ordine di sparare a qualsiasi cosa che si muove o che respiri. Di soldati israeliani che si sono suicidati per il rimorso di quanto fatto ne ha sentito parlare? Be, io si. Quindi il confronto Russia Israele non ci può essere in quanto anche le verità sono diverse, Altro che aggredito e aggressore…
Signor Spinello,
con Trump che flirta con Putin tutto diventa possibile, persino che Putin passi per encomiabile pacifista, capo di un paese democratico e Zelensky per perfido aggressore di un paese nazista. Quando si evita di distinguere l’aggredito dall’aggressore, si nega all’aggredito il legittimo diritto all’autodifesa e si sorvola sui massacri da cui tutto è iniziato, si voltano le spalle ai principi di libertà e pace, citati da Ratzinger come base della cultura europea, e si prendono le parti di un regime criminale. Oppure, aggredito e aggressore si pongono, vilmente, sullo stesso piano ma si chiede solo a uno dei due, l’Ucraina, di alzare bandiera bianca. Lo stesso per quanto riguarda la guerra a Gaza, che la Cip considera genocidio. Accusa aberrante che trasforma volutamente gli ebrei che hanno subito la Shoah in nazisti. Antisemitismo mascherato da antisionismo che emerge nelle istruzioni date dal ministro della giustizia sudafricano, Ronald Lamola, al team dell’accusa, il cui punto centrale è che “l’opera di distruzione contro i palestinesi dura da 76 anni”. Tesi confermata dal “Manifesto”, che finge di dimenticare che il fine dichiarato e perseguito da Israele è la liberazione degli ostaggi e l’annientamento di Hamas. Forse le anime belle ritenevano “morale” e sufficiente l’uso di cerbottane per centrare i terroristi arroccati a Gaza, nascosti nei tunnel e dietro i civili palestinesi impiegati come scudi umani, questo sì vietato dalla Quarta Convenzione di Ginevra del 1949. Ma non si dice né, dopo i toni trionfali con cui si elogia l’accusa, ci si premura di specificare che la Cip ha considerato ammissibile l’accusa emessa ma ha anche imposto a Hamas di rilasciare gli ostaggi senza intimare a Israele di sospendere le attività militari. Un piede in due staffe. Concordo con Lei, come confondere il capo di una democrazia con quello di un’autocrazia?
Complimenti per il capo della Democrazia……