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Loculi chiusi al pubblico al Cimitero di Modica. Barone si rivolge al Vescovo

Tempo di lettura: 2 minuti

Da circa otto anni circa quattromila loculi del Cimitero Monumentale di Modica sono chiusi alla fruizione pubblica per motivi di sicurezza. Si tratta  strutture realizzate da decenni da società private che versano, adesso, in condizioni di pericolo tant’è che la società che gestisce il cimitero di Contrada Piano Ceci alcuni anni fa ha provveduto alla transennatura su indicazione del Genio Civile di Ragusa. Risultato: i parenti non possono portare fiori ai loro cari defunti. Il professore Piergiorgio Barone, dove anni di battaglie, stavolta si è rivolto al Vescovo della Diocesi di Noto, Mons. Salvatore Rumeo, sperando in un suo autorevole intervento. Di seguito il testo della lettera.

Reverendo fratello Salvatore, questo messaggio ti giunge da persona che da decenni è stata impegnata nella diffusione e attuazione della buona novella evangelica. Un messaggio il cui contenuto non riguarda solo me personalmente, ma anche diverse centinaia di cittadini modicani oltre che diverse migliaia di nostri cari defunti che non possono più parlare.

Lo facciamo per reclamare, tutti insieme, dignità per i nostri defunti, che vivono in uno stato d’attesa, di una profetica risurrezione in un luogo, la Valle di Giosafat, ove Dio giudicherà, alla fine dei tempi, tutte le genti.

Fratello Salvatore, prendo spunto dall’inaugurazione della cappella presso il cimitero “nuovo” di Modica, il 2 novembre scorso, commemorazione dei defunti, ove attorniato da fedeli, congiunti e autorità, hai sottolineato l’importanza del rispetto dei nostri cari morti.

Da tempo, da oltre 8 anni (non so se tu conosci lo stato delle cose) assieme a centinaia di famiglie, soffriamo per lo stato di abbandono delle tombe, dei loculi dei nostri defunti. In particolare, i quattromila loculi della cooperativa funeraria Di Vittorio, ormai transennata da anni, impraticabile e con rischio di crolli. Non più un fiore, non più una lampada o una candela; non più una preghiera o un bacio dinanzi a quelle lapidi.

Con raccolte di firme, richieste di incontri, mail pec, lettere raccomandate, ci siamo rivolti al sindaco protempore, Ignazio Abbate, all’attuale sindaca Maria Monisteri, due anni fa anche alla commissaria straordinaria  Domenica Ficano.

E poi agli assessori al ramo per un intervento di recupero e salvaguardia.

Solo il Genio Civile è intervenuto ed  ha ordinato al Comune un transennamento che doveva essere di tutto l’adiacente viale San Massimo e che, invece, in modo ridicolo e per non scontentare qualcuno, il sindaco Abbate chiuse per metà, cioè un metro e mezzo, come se l’eventuale crollo di una struttura di 12/15 metri di altezza non interessasse il resto del viale.

Purtroppo, si è giunti a questo punto per l’incuria della società cooperativa Di Vittorio che doveva gestirla e che è stata smantellata nei suoi organi amministrativi, mostrando come tutti gli utili realizzati con la vendita di circa quattromila loculi erano finiti nelle tasche di privati.

Nulla era stato ammortizzato, messo da parte, per interventi ordinari e straordinari, con buona pace dell’amministrazione comunale che non ha controllato l’operato. D’altro canto, è pressoché impossibile l’intervento ricostruttivo da parte dei parenti dei defunti in quanto non possono legalmente intervenire e, oltretutto, l’ex presidente della cooperativa (ex prete ed ex sindacalista, quindi con tutti i crismi etici possibili) non ha voluto assurdamente fornire il registro degli assegnatari dei loculi, nascondendosi dietro scuse il cui tenore non oso definire.

Il sindaco uscente, per anni è stato latitante, si è rifiutato di incontrare i familiari e i proprietari dei loculi, facendo, solo ad alcuni suoi amici, promesse mai realizzate. La stessa cosa ha fatto l’attuale sindaca, prospettando da un anno e mezzo a questa parte, soluzioni tramite la ditta Servizi Cimiteriali Modica, che mostratasi prima disponibile ad un intervento di recupero, in cambio di una concessione comunale di suolo cimiteriale, per nuovi lotti di loculi, dopo un anno e mezzo, tra scuse, preventivi, ritardi e silenzi, permette anche lui che i defunti siano abbandonati.

Abbiamo chiesto ai sindaci lo stanziamento per il recupero e messa in sicurezza della edicola funeraria Di Vittorio, stimato in meno di 200mila euro, con un intervento “in danno” come prevede la legge, cioè l’applicazione l’art. 63 del Dpr 285 del 1990, per l’accertato pericolo per l’incolumità pubblica, riconosciuta dal Genio Civile di Ragusa.

Questo intervento “in danno” significa, anticipo di ogni somma da parte del Comune, che in seguito deve rivalersi sui parenti dei defunti o sui possessori dei loculi ancora in vita.

I sindaci uscenti e in carica non solo non hanno voluto incontrare i parenti, ma non intervengono neanche “in danno” disattendendo espressamente la legge.

Dinanzi a questo trionfalismo battesimale e inaugurale della nuova Cappella al cimitero nuovo, che ti ha visto presente assieme a tantissimi sacerdoti, caro Fratello Vescovo Salvatore, mi chiedo e ti chiedo se dobbiamo prendere alla parola il Vangelo con l’espressione di Gesù “Lasciate che i morti seppelliscano i morti”, cioè abbandoniamoli al loro destino.

Nessuno, caro fratello Salvatore, può pensare che a Modica accada quello che è accaduto negli ultimi anni nei cimiteri di Poggioreale, Cumia, Vecchiano, Naso, Cavoretto e in tanti altri comuni italiani?

Vuoi assistere al ludibrio delle salme fuori dalle bare, fra calcinacci e ferri arrugginiti?

La cosa che più mi inquieta è il silenzio totale dei sacerdoti della città, che, pronti a far festa con te per la nuova cappella cimiteriale, stanno poi in silenzio su tante altre cooperative di edicole funerarie intestate a San Giorgio, San Paolo, Ss. Salvatore, a Società Operaie di Mutuo Soccorso e via di seguito, tutte anch’esse in condizioni strutturali pietose. Tanti imprenditori senza scrupoli hanno lucrato col benestare dei parroci.

I tuoi sacerdoti, sia vecchi che nuovi, danno e hanno dato in casa l’estrema unzione a chi è morto. In chiesa hanno asperso la bara con acqua santa e incenso, simbolo del battesimo e del rispetto che i cristiani devono al corpo, in attesa della resurrezione dei morti. Ma hanno dato anche l’estremo saluto.

Il loro silenzio di oggi diviene dunque “Addio! E chi si è visto si è visto”?

Questa è una Chiesa “in entrata”, autoreferenziale. Altro che l’auspicata Chiesa “in uscita” del concilio giovanneo.

La città di Dio è una prospettiva, un’attesa. Ma si parte dalla città dell’uomo. E l’uomo, nel qui ed ora, “vive” nella sua “civitas” e il cimitero fa parte della “civitas”, e il suo rispetto è “civilĭtas”.

Questi sacerdoti giovani, adulti, anziani che siano, guidati dalla tua mano pastorale, caro fratello Vescovo, a Modica devono assolutamente farsi interpreti della dignità di chi ci ha preceduto in attesa di un regno che non è di questa terra.

Se il Comune è in dissesto, può apportare varianti al contratto con la ditta Scm che gestisce la parte nuova del cimitero. Può proporre un “baratto” come potrebbe essere la concessione del suolo con la messa in sicurezza della Di Vittorio.

Sappiamo del tuo credito morale, etico, pastorale, sociale presso le istituzioni. Fatti garante non solo della dignità di chi ancora vive e respira, ma anche di chi onoriamo nel ricordo del fare e dei sentimenti.

Siamo certi, fratello monsignor Salvatore, che la tua azione potrà essere risolutiva, per questo confidiamo nella tua parola ed azione.

Ti invito, tuttavia, a scegliere interlocutori eticamente seri la cui onorevolezza non deve essere data da titoli, ma dal fare.

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3 commenti su “Loculi chiusi al pubblico al Cimitero di Modica. Barone si rivolge al Vescovo”

  1. È una situazione penosa da anni! Non è possibile parlare di baratto ed è ancora più impossibile al Monsignore, trovare interlocutori Seri eticamente. I titoli sono di facciata manca la sostanza, l’intelligenza, manca il Rispetto di ogni cosa. Ho pagato per diversi anni la luce votiva per vederla sempre SPENTA, con le scuse più improprabili. Più della VERGOGNA!!!!

  2. Orazio ispettore privato

    Anch’io come voi penso che il cimitero sia un luogo sacro , non solo un deposito di salme , di corpi putridi o in putrefazione, , che emanano lezzi nauseabondi o di ossa e ceneri a indicare la fine di tutte le aspirazioni e glorie terrene . Si tratta di distinguere l ‘aspetto materiale da quello spirituale , anche se non sempre è possibile. Sicuramente noi della chiesa militante , tutti noi che siamo in cammino verso la Gerusalemme celeste , anche quelli della chiesa purgante lo sono , ma nella dimensione spirituale, abbiamo bisogno di un posto speciale e sacro, dove onorare la memoria dei nostri cari , dove lasciare un cero acceso e dei fiori , una preghiera per alleviare e accelerare il transito nel luogo di espiazione, un luigo per esprimere il nostro vivo sentimento , versare una lacrima per la temporale assenza e impossibilità di abbracciare chi abbiamo tanto amato . Si perché li riabbracceremo veramente un giorno , tra un secondo ? Un minuto ? UN ora ? Un anno ? Un mese ? 30 anni ? 50 ? altrimenti vana o favolistica sarebbe la nostra fede .Certo le leggi fisico chimiche , della decomposizione e della putrefazione, la riduzione a oggetto apparente di una persona , lottano e vorrebbero erigere un muro di marmo e di impressionante paura 😱, tra noi e loro ma l “amore vince sempre e a volte , sgomberato il campo dai fantasmi collettivi e della presunzione terrena , riusciamo a vederli vivi e animati di speranza ardire alla visione beatifica . L ‘amore così grande per loro che quasi li farebbe resuscitare adesso e vorrebbe combattere contro la dura realtà materiale , statica , fredda e marmorea , momentaneamente si rassegna a voler concedere una degna e sacra sepoltura . Il possibile crollo delle colombaie apparirebbe dissacrante non solo delle salme , ma anche del dolore e del sentimento. Se il diritto civile e penale permettono rimballi di responsabilità in questo campo devono esseri rivisti .A quanto ne so i loculi non sono di proprietà, ma in concessione, 120 anni ? Dunque la manutenzione e I relativi costi spettano alle cooperative , se le cooperative si sciolgono, i membri dovrebbero restare responsabili dei costi di manutenzione , in seconda istanza gli eredi. Nel frattempo il comune dovrebbe provvedere e riaversi sugli eredi dei soci e sui soci delle cooperative.

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