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La poesia di Pisana tra presente ed Eternità…di Daniela Fava

Tempo di lettura: 2 minuti

Il libro Profili di Tempo e d’Anima di Domenico Pisana è una raccolta di poesie che esplora temi esistenziali e spirituali, con un profondo legame tra l’uomo, il tempo, e la sua anima.
L’autore tenta una riflessione sull’essenza stessa dell’esperienza umana, vista come il delicato intreccio tra la dimensione temporale e quella spirituale. Questa dualità si esprime attraverso immagini poetiche che legano il tempo con l’anima, suggerendo una tensione tra l’esistenza quotidiana e la ricerca di un significato più profondo. L’opera si divide in due sezioni.
La prima intitolata “Nella dimora dell’inconoscibile tra kronos e kairòs” e la seconda “Tra immanenza e Trascendenza”.

“Nella dimora dell’inconoscibile tra kronos e kairòs”

Il Titolo della prima parte, pone subito al centro una riflessione sull’esperienza umana del tempo e del mistero. La “dimora” evoca uno spazio intimo e accogliente, ma l’aggettivo “inconoscibile” ribalta questa familiarità, introducendo il mistero, l’ignoto o il divino, che non può essere pienamente compreso. La composizione delle poesie della Prima parte, ci permette di comprendere come l’autore utilizzi il concetto di tempo per esplorare questioni esistenziali più profonde. Il poeta non vede il tempo come un semplice fluire, ma come una forza che può essere dominata e trasformata attraverso la consapevolezza e la spiritualità.
La tensione tra kronos e kairòs diventa, quindi, il campo di battaglia su cui si gioca il destino dell’anima, in cerca di redenzione, di significato e di eternità. Domenico Pisana esplora questi temi attraverso un linguaggio poetico denso di immagini evocative e riflessioni filosofiche. Le poesie presenti in questa Prima sezione non si limitano alla pura descrizione di eventi o stati d’animo, ma si addentrano nelle pieghe profonde dell’esistenza umana, sospesa tra la temporalità del kronos e la dimensione qualitativa e spirituale del kairòs.
Un esempio è dato dalla poesia in apertura, dedicata alla nipote neonata, Greta Maria, che rappresenta una nuova vita, un “dono divino” carico di potenzialità e speranze. Pisana si interroga sul rapporto tra l’innocenza e la purezza della nascita e il flusso inarrestabile del tempo. Lo stile della poesia è intimo e personale, con una forte impronta emotiva. La metafora della nascita come “fiore che cresce” richiama il ciclo naturale della vita, con immagini delicate che trasmettono la gioia e l’emozione del poeta nel contemplare il futuro della nipote. In termini stilistici, la poesia è costruita su un ritmo lirico che alterna momenti di riflessione e di contemplazione: la diafana luce che sorvola / i tuoi occhi addormentati scrive il poeta, crea un effetto di sospensione, accentuando la solennità del momento.
Il poeta invita spesso il lettore a cercare il significato della vita non negli eventi tragici o nelle rivalità umane, ma nei piccoli gesti e nella bellezza della natura, come nella poesia Trovami dove germoglia un fiore. Qui il fiore diventa simbolo di rinascita e di speranza, di ritrovato rinnovamento spiritualmente. Il fiore che germoglia rappresenta la forza vitale che supera le avversità. Stilisticamente, l’autore utilizza il contrasto tra immagini negative, come i “gelidi tronchi” e le “lame di rivalità”, e quelle positive, come l’“operosità delle api” e la “leggerezza delle foglie”.
La ripetizione dei verbi “Non cercarmi” e “Trovami” creano un ritmo meditativo, quasi liturgico, che rafforza il messaggio di ricerca interiore e trascendenza.
Una poesia particolarmente apprezzabile è S’ode il canto del cigno. Piace perché il canto del cigno, rimanda a una metafora classica dell’ultimo momento prima della morte. E’ come se il poeta volesse riflettere sul potere e sull’etica, contrapponendo l’onnipotenza e la forza dei poteri temporali alla fragilità e alla caducità della vita.
La poesia infatti si apre con l’immagine delle “parole bruciate” che scorrono su “occhi di colore”, un’espressione che suggerisce una realtà sociale e politica corrotta e manipolata. Le parole, simbolo di comunicazione e verità, non sono strumenti di dialogo, ma diventano bruciate, prive di vita e di significato, tra “la forza dei poteri”.
Questo verso denuncia come il linguaggio e la comunicazione siano distorti dal potere e utilizzati per opprimere e oscurare la verità. Le parole infatti non illuminano, ma “bruciano”, consumandosi nel loro vuoto di senso. La struttura poetica è fortemente simbolica: si chiude con il “canto del cigno” che si sovrappone al “declino della moralità e dell’etica”, elementi centrali in una società che sembra ignorare il senso profondo della giustizia e della verità. Il canto del cigno, nella tradizione poetica, come detto, è associato all’ultimo canto prima della morte. Questo suggerisce un presagio di fine, una chiusura inevitabile non solo per gli individui, ma forse anche per una civiltà o un sistema di valori ormai prossimo al collasso. Il poeta (forse) potrebbe voler suggerire che ci troviamo in un momento storico di crisi, dove la società è sull’orlo della decadenza.
Nella prima parte della raccolta, Pisana si confronta spesso con la memoria e il passare del tempo, in alcuni casi lo fa attraverso una fotografia che rappresenta un tentativo di congelare il passato. La foto diventa un punto di riflessione per l’autore, che rivive momenti lontani e confronta il presente con il passato. C’è un senso di malinconia, di perdita, ma anche di speranza, poiché i ricordi sono interpretati come una fonte di continuità.
La foto, in particolare nella poesia Davanti a una foto, diventa un simbolo della memoria collettiva e personale, dove passato e presente si intrecciano. L’uso della metafora visiva (“gomitoli d’albe”, “brandelli di cielo”) rafforza l’immagine di una memoria non lineare, ma aggrovigliata e frammentata, che l’autore cerca di ricomporre. Si percepisce come una sorta di lamento per il tempo passato, ma anche un inno alla vita vissuta.
In tutte queste poesie, Pisana utilizza una struttura musicale, quasi sacra, che invita il lettore a riflettere sul proprio rapporto con il tempo e con l’eternità. Anche l’uso del simbolismo religioso è frequente: Cristo, la croce, e il tema della redenzione sono spesso evocati per offrire una chiave di lettura trascendente all’esperienza umana.
Il Poeta tratta il tema della memoria, del tempo e della perdita. Pisana evoca un senso di smarrimento che si manifesta nel “pianto di memorie” e nel “grigiore di portali”, in cui troviamo un elemento naturalistico, quale il vento, che è simbolo di transitorietà, e trasporta via i ricordi, lasciando il poeta sospeso tra il desiderio di aggrapparsi al passato e la consapevolezza della sua irrimediabile distanza.
In questi casi lo stile di Pisana è malinconico e contemplativo, medita sul silenzio e sull’attesa. Anche qui, viene in soccorso un altro elemento naturalistico, quale l’acqua, che diventa un elemento simbolico che rappresenta sia il tempo che scorre, sia lo stato emotivo di chi, come il poeta, è immerso in una condizione di attesa e introspezione, volti a un desiderio di cambiamento o di rinascita.
Ma la poesia simbolo della prima parte è C’è ancora tempo. Qui il tema del tempo è centrale, ma non come un’entità astratta o lineare, bensì come una possibilità di riscatto. Il poeta si rivolge a un “nemico”, lo chiama “Caro nemico” che potrebbe rappresentare il destino o l’ingiustizia, affermando che “c’è ancora tempo” per rimediare, (forse)…. La poesia è un appello alla speranza e alla resistenza, pur nel riconoscimento della fatica e del dolore.
Domenico Pisana va oltre e si interroga sulla vera essenza della pace. Il riferimento è a una pace divina, legata alla spiritualità e alla riflessione, lontana dai conflitti e dalle contese della vita terrena. L’uso di antitesi tra “pace del mondo” e “mia pace” è una delle figure retoriche principali, che esprime il contrasto tra l’esterno e l’interno, tra ciò che è visibile e ciò che è nascosto nell’anima. Ma cosa rimane dopo le tempeste della vita? Il poeta riflette nella poesia Superstite su questo concetto. La figura del superstite non è solo chi sopravvive fisicamente, ma anche chi, spiritualmente, riesce a mantenere un senso di identità e di scopo nonostante le prove. Il poeta si considera un superstite in senso esistenziale, in grado di preservare la propria integrità anche nel caos del mondo.
In questa prima parte vi è dunque una forte presenza di verbi che suggeriscono la sopravvivenza e resistenza, come: “resta”, “sopravvive”, “preserva”. Le immagini sono visivamente potenti, mi fanno pensare a un “naufrago su una zattera”, che rimanda all’idea della precarietà dell’esistenza, ma anche della forza di chi continua a resistere.

“Tra immanenza e Trascendenza”

Nella seconda parte della silloge, dal titolo Tra immanenza e Trascendenza il poeta esplora la relazione tra l’uomo e il divino, un tema più ampio rispetto alla dialettica tra kronos e kairòs della prima parte. Se nella Prima parte prevaleva una riflessione esistenziale sulla transitorietà del tempo e sulla ricerca del significato, nella Seconda parte ci si sposta verso una prospettiva più spirituale o escatologica. Il titolo Tra immanenza e trascendenza della seconda parte rappresenta una riflessione profonda che pone al centro due concetti filosofici e spirituali fondamentali: l’Immanenza, che si riferisce a ciò che è interno, che appartiene alla realtà materiale o sensibile. È il mondo concreto, il presente, il tangibile, l’esperienza umana vissuta nella dimensione terrena. Filosoficamente, l’immanenza è legata al concetto di un’essenza divina o spirituale che permea il mondo senza trascenderlo (es. Spinoza).
La Trascendenza, rappresenta ciò che è al di là, che supera i limiti dell’esperienza umana e sensibile. È il mondo metafisico, l’oltre, il sacro o il divino. Nella filosofia e nella teologia, la trascendenza è associata a Dio o a realtà superiori che vanno oltre il mondo materiale. Il titolo però presenta la preposizione semplice all’inizio “Tra”. Il termine tra è centrale nel titolo, poiché suggerisce non una scelta definitiva tra due dimensioni opposte, ma un ponte, una tensione, un equilibrio. Evidenzia una condizione di ricerca, di movimento tra il concreto e il sublime, tra l’umano e il divino, tra il terreno e lo spirituale. Pertanto, mentre la prima parte indaga il rapporto tra il tempo cronologico (kronos) e il tempo opportuno, quello qualitativo (kairos), la Seconda parte richiama un itinerario poetico di introspezione e interrogazione sul senso dell’esistenza, con una tensione verso il superamento dei limiti dell’umano senza mai abbandonare completamente la sua condizione.
La poesia dunque diventa il mezzo per sondare i confini tra ciò che si vive (immanenza) e ciò che si sogna o si intuisce (trascendenza). Dal punto di vista stilistico, nella Seconda parte ci si aspetterebbe una continuità con la prima; lo fa, ma con una maggiore enfasi su immagini trascendenti e simboli religiosi. Il linguaggio, già denso di riferimenti mistici, adesso diventa ancora più elevato, cercando di trasmettere la vastità dell’esperienza spirituale. Il tono si fa più solenne, riflette una maggiore consapevolezza dell’inevitabilità della fine e della necessità di accettare la propria condizione di creatura: i simboli cristiani e le immagini bibliche giocano un ruolo centrale. La presenza del divino è rafforzata da riferimenti a concetti di salvezza, redenzione e speranza nell’eternità. In questa Seconda parte vi è il contrasto tra luce e ombra, che in poesia è spesso utilizzato per indicare il passaggio dalla sofferenza alla redenzione, pertanto il simbolismo della luce può rappresentare l’illuminazione spirituale e la guida divina, mentre l’oscurità può simboleggiare il dubbio e la sofferenza umana.
Una poesia che racchiude tutto ciò è Innalzami su ali d’aquila. Questa poesia esprime il desiderio di elevarsi oltre le difficoltà terrene, attraverso un’immagine altamente simbolica e spirituale: l’aquila. L’aquila è tradizionalmente associata a concetti di libertà , qui può rappresentare il desiderio dell’anima di elevarsi verso il cielo, ovvero verso Dio. Qui Pisana utilizza immagini potenti e ascensionali; l’uso di due verbi simili nel significato, come “innalzami” e “sollevami” posti all’inizio delle due prime strofe, assumono la forma di una preghiera, un appello alla redenzione. La struttura è simile a una litania, dove ogni verso rappresenta una richiesta di aiuto o un desiderio di trascendenza.
Un’altra poesia molto significativa è E quando sorgerà il mattino. Questa poesia rappresenta un momento di speranza e rinascita, legato all’immagine del mattino che sorge. Il mattino è una metafora tradizionale della nuova vita e della redenzione, e qui rappresenta un punto di svolta, un momento in cui l’anima del poeta riesce a trovare la pace o la risposta alle sue domande esistenziali. Il poeta utilizza immagini naturali come il sole che sorge o la luce che illumina la notte, per creare un senso di speranza e continuità.
Nella poesia Questo inverno di colori, il poeta esprime disillusione per una realtà in cui la verità muore tra “applausi e sorrisi”, mentre “la dignità” si accartoccia tra compromessi. La poesia si presenta come un viaggio attraverso sentimenti di perdita e isolamento, ma anche di speranza e ricerca di significato. Le immagini in essa contenute offrono uno spaccato della condizione umana, in particolare in questo tempo difficile. La bellezza del linguaggio e la profondità dei temi rendono questo testo una riflessione potente sulla vita, sulla solitudine e sulla necessità di rinnovamento. L’inverno diventa una metafora della condizione esistenziale, dove la ricerca di verità si scontra con l’inevitabile solitudine e con il dolore. La conclusione, tuttavia, suggerisce che attraverso la fede e la speranza, è possibile aspirare a una rinascita, a una nuova visione di fiducia in un futuro migliore. La poesia infatti culmina con un appello religioso: le “mani innalzate a Dio” chiedono la “resurrezione” e il ritorno del “bianco”, simbolo di purezza e speranza che rappresenta il desiderio di un rinnovamento spirituale e sociale.
Seguono poi poesie più intime e personali, come Al mio gatto, Ed è preghiera lo spazio dell’anima, Da un letto d’ospedale, Che non perda il tuo cuore, Non lasciarmi solo, A mia figlia Miriam, e tante altre. Conclude la sua raccolta poetica con la poesia “Amo e spero”, in cui il poeta esplora l’equilibrio tra la quiete della natura e il tumulto interiore dell’animo umano. La poesia infatti si apre con un’immagine serena della sera, “Silenziosa è la sera,” che introduce un momento di calma e riflessione. Poi, la figura di Ares come distruttore di pace rappresenta la consapevolezza di sofferenze e ingiustizie che spezzano la serenità. Tuttavia, anche di fronte all’oscurità e al mistero dell’esistenza, l’autore sceglie di aggrapparsi all’ amore e alla speranza come strumenti per affrontare il dolore e cercare una verità più profonda. L’alternanza di quiete e tempesta, esplicitata anche nei contrasti tra amore e sofferenza, riflette una visione della vita in cui il mistero e il dolore sono accettati, ma non privi di senso.
C’è una tensione fra l’accettazione di questo “necessario mistero” e il desiderio di comprensione, che culmina in un’affermazione di fede e speranza nel futuro.
Concludendo, il viaggio poetico di Domenico Pisana in Profili di Tempo e d’Anima ci invita a riflettere profondamente sul nostro rapporto con il tempo, l’esistenza e la spiritualità, e sul nostro equilibrio tra il qui e l’altrove. Ci invita a intraprendere un viaggio poetico e spirituale che va oltre la superficie del vivere quotidiano. È un invito a riflettere sulle grandi questioni dell’esistenza, a soffermarci sul dialogo tra il tangibile e l’intangibile, tra il presente e l’eterno, e a cercare un equilibrio tra il mondo terreno e il desiderio di infinito.
Le sue poesie, dense di significato e cariche di immagini evocative, di elementi naturalistici, ci accompagnano in un percorso di introspezione, con l’auspicio che ognuno di noi possa trovare nel tempo che viviamo non solo una dimensione cronologica, ma un’opportunità per coltivare l’anima.

Daniela Fava
Scrittrice e critico letterario

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© Riproduzione riservata

3 commenti su “La poesia di Pisana tra presente ed Eternità…di Daniela Fava”

  1. Orazio ispettore privato

    Anch’io nel mio piccolo e su un piano decisamente inferiore, durante le mie lunghe passeggiate ( con scopo salutare e distensivo) e ricerche , mi sono meta- sorpreso 😮 a interrogarmi vagamente o a cercare di comprendere il senso e il significato del tempo e della vita nel tempo ; non venendo a capo di nulla vorrei dire , se non fosse che a volte mi è sembrato di comprendere qualcosa ; a prescindere della profondità degli studi e conoscenze , credo che anche la più ordinaria delle persone, per il semplice fatto di esserlo , più o meno coscientemente e volontariamente, finisce per ricercare un senso , un appiglio sicuro , non esistono privilegiati . Lo scorrere del tempo mi dà spesso una sensazione di evanescenza e di vertigine , che neanche i ricordi vivi e forti riescono a lenire . Se tutto passa cosa resta ? Ma se non passasse ? A ogni istante muore l ‘istante che passa e nasce uno nuovo , vivere implica questo movimento, ma è difficile concepire la vita senza questo movimento del passare dal passato al presente e dal presente al futuro, eppure la vita nel tempo si presenta imperfetta a ragione di questo suo passare e la certezza del suo finire. A di là di tutti i meriti e talenti e delle attestazioni , fonti di gloria o delle raffinate vette che può raggiungere la mente umana , l ‘ uomo comune dal più semplice al più elevato , deve ammettere l ‘impossibilità di sondare la profondità e la vastità degli abissi di significato del reale , anche considerando soltanto la realtà immanente . Necessita umiltà, molta umiltà , non c’è chi non veda la grandezza dell artefice del tutto , se nel tutto la mente si scopre come una navicella di fronte all ‘oceano . Sola la fede ci può venire in soccorso , ma se è fede in un Dio che ci ama di un infinito amore , la natura di questa fede la mente dovrebbe indagare , più che la natura e il significato della vita nel tempo . Più sarà fede sorretta da un profondo amore e più ci sorreggera’ . Fede , amore e affidamento, possono aiutarci a superare la vertigine che a volte ci dà questo sentirci fragili e evanescenti di fronte al tempo che passa e che sembra lasciare delle tracce mnemoniche a volte imprecise . A aspettando che quelle parole al presente del libro dell ‘apocalisse si compiano : ” Ecco io faccio nuove tutte le cose “.

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  2. @ Orazio ispettore

    XOrazio ispettore privato : ” A nome di alcuni vicini , lo aspettiamo per quella cosa che lei già sa , ci sono novità….

  3. Ispettore lei sempre nei post-i più inappropriati per lei !!! Le rispondo con Lorenzo il Magnifico: come è bella giovinezza che si fugge tutta via , chi vuol essere lieto sia del domani non c’è certezza ! Impari la vera saggezza della vita !!! Danzi la vita e lasci stare le cose più grandi di lei ! Sta scritto che molti per la loro presunzione si sono persi . Studi la bibbia e apprenda!

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