
Oggi la Corte d’Appello degli Stati Uniti del Distretto Columbia, ha respinto la contestazione di TikTok e la sua società madre ByteDance, contro una legge che richiede all’app di tagliare i legami con il regime comunista cinese se vuole continuare a operare negli Stati Uniti. TikTok ha tempo fino al 19 gennaio per decidere le sue sorti, a meno che il presidente Joe Biden non emetta una proroga di 90 giorni, visto anche che la società ha sempre sostenuto che il regime cinese non consentirà mai la sua vendita a una società straniera. È il risultato del Protecting Americans from Foreign Adversary Controlled Applications Act (PAFACA) firmata da Joe Biden l’aprile scorso, che vietava alle app in mano a proprietari stranieri di operare negli Stati Uniti. Il governo degli Stati Uniti ha sostenuto che la legge non prende di mira i contenuti, ma solo la proprietà dell’app in base agli statuti di sicurezza nazionale. Una minaccia per la sicurezza nazionale, la convinzione dei giudici statunitensi, certi che il regime comunista cinese rappresentasse una minaccia reale per la sicurezza nazionale citando casi, considerati di alto profilo, di attacchi informatici e campagne di spionaggio informatico sostenuti dallo Stato cinese. La preoccupazione del governo nei confronti di TikTok è iniziata nel 2018 e, dal 2019 in poi, si sono tenute dozzine di incontri con i rappresentanti TikTok per cercare di trovare una soluzione che non fosse quella dell’obbligo di disinvestimento. A Washington non erano mai stati convinti del fatto che la proposta finale di TikTok, arrivata nell’agosto 2022, soddisfacesse convintamente questi problemi di sicurezza. Le lacune riguardano proprio le leggi cinesi che richiedono a tutte le entità che operano in Cina e nel mondo di consegnare i dati al Partito Comunista Cinese (PCC) se lo richiede, anche se ciò può violare le leggi di origine dei dati trasmssi.I giudici hanno anche stabilito che la potenziale manipolazione dei contenuti da parte del regime cinese potrebbe violare i diritti del Primo Emendamento degli americani. “In questo caso, un governo straniero minaccia di distorcere la libertà di parola su un importante mezzo di comunicazione. Utilizzando la sua strategia commerciale ibrida, la RPC si è posizionata per manipolare il discorso pubblico su TikTok al fine di servire i propri fini. La capacità della RPC di farlo è in contrasto con i fondamenti della libertà di parola”, si legge nel parere.