
Sarà inaugurata giorno 9 agosto, alle 19.30, nei locali del museo diocesano di Noto, sito a Palazzo Landolina, la seconda personale dell’artista ispicese Giuseppe Gianì, tornato alla pittura dopo anni di silenzio e noto per aver realizzato nella chiesa della Madonna delle Grazie di Ispica 12 tele dedicate alla vita di Maria.
La mostra ha il patrocinio del Comune e della Diocesi di Noto, nonché di diverse aziende locali e vedrà esposte trenta opere dell’artista, ventidue oli e nove pastelli, realizzate negli anni 23-24.
Dopo il saluto del sindaco di Noto, Corrado Figura, il critico d’arte e curatore Salvatore Parlagreco e la scrittrice Evelina Barone guideranno i presenti nel percorso artistico-emozionale che nella cornice del leit-motiv. “Sospesi, il coraggio di sognare” racconta la modernità, le ferite dell’attualità che diventano feritoie da cui intravedere la luce futura, i giovani e le nuove generazioni.
Al visitatore la mostra propone uno scandaglio profondo e suggestivo nella coscienza e nella consapevolezza del tempo, inteso dal punto di vista personale e dal punto di vista comunitario e sociale.
La mostra è strutturata in quattro sezioni contigue, allestite nei quattro locali dove sarà ospitata: quattro ambienti susseguenti, ciascuno dei quali avrà un tema dato. “Attraversando le quattro stanze – spiega Parlagreco – si avrà la sensazione di leggere un libro di quattro diversi capitoli, ma legati fra loro da un fine comune: raccontare i giovani, le nuove generazioni”.
L’urgenza estetica in tutte le opere diventa urgenza civica ed etica, l’urgenza di costruire comunità e di riannodarsi al senso alto e profondo dell’esistere insieme, dell’esserci. I tocchi leggeri e luminosi dei pastelli o le sicure e calibrate pennellate degli oli diventano un unicum di sguardi e ed emozioni carpite ai bambini sull’albero, alla bambina con l’orologio e al bambino con lo zaino in spalle, al cielo nell’alba o nel tramonto.
“La mostra – spiega ancora Parlagreco – celebra le radici del nostro mondo, per raccontare il presente e il futuro. Gianì coglie l’ambivalenza
tra un mondo e l’altro, e ciò significa imparare a collocarsi sulla soglia della trasformazione continua, in un divenire nel quale non vi saranno ordini precedenti da ripristinare, condizioni mancanti da colmare, templi da ricostruire. Solo così si smetterà di guardare al passato come a quell’integrità che il presente erode e al futuro come ciò che al presente manca”. La mostra sarà visitabile fino al primo settembre, tutti i giorni, dalle 10 alle 12 e dalle 19 alle 23.