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Elezioni europee e “neo-manganellismo” contemporaneo

Tempo di lettura: 2 minuti

Scriveva il grande Leonardo Sciascia: “Il più bello esemplare di fascista in cui ci si possa oggi imbattere (e ne raccomandiamo agli esperti la più accurata descrizione e catalogazione) è quello del sedicente antifascista unicamente dedito a dare del fascista a chi fascista non è”.
L’inizio della competizione elettorale per le elezioni europee dell’ 8 e 9 giugno 2024 è una strada dove questo pensiero di Sciascia emerge in tutte le sue forme. Si prova disagio e sconcerto di fronte al “neo manganellismo contemporaneo” consistente negli insulti e le offese personali tra politici, tra cittadini tifosi, tra giornalisti e salottieri, tra gruppi contrapposti che vanno in piazza per invocare e chiedere ai potenti di fare pace, mentre loro si fanno la guerra.
Dai volti dei protagonisti della politica sbuffa spesso ira, livore e acredine, affastellati in un linguaggio bellico e militare: “battere le destre dicono a sinistra, sconfiggere le sinistre dicono a destra: vincere…vincere…sconfiggere…sconfiggere!!. Vincere e sconfiggere che cosa? Che squallore! Altro che costruire la nuova Europa, cercare il confronto onesto e democratico!
Le parole sono spesso colpi di manganello, colpi di pistola che riverberano in TV, sui media, sui social, sulla carta stampata creando un clima di odio, di tensione, di fanatismo e di insultocrazia. I media alimentano il tutto ad arte e gongolano quando gli ascolti salgono, perché, diciamocelo chiaro, questo triste spettacolo attira l’attenzione. Né si può dire che ad insultare e ad offendere, ad insinuare e denigrare è solo di una parte; si tratta di un insulto bipolare: il “neo manganello contemporaneo è bipartisan , è ritenuto il sale della democrazia. Dalle bocche dei manganellisti, grazie alla libertà di pensiero garantita dalla costituzione, spesso escono parole senza decenza: “lei non capisce nulla”, “vada a farsi…f.”, “cazzara”, “scrofa”, “pescivendola” riferite a donne; “capra”, “impari”, studi”, “ignorante”, “razzista”, “fascista”, “omofobo”, “incapace”, “faccia di m…” e “faccia di c..” , e la lista sarebbe molto lunga. E poi ci si lamenta dei gesti di bullismo fisico e psicologico che circolano tra i giovani e gli studenti delle scuole.
Certo è, che se c’è una cosa difficile oggi è proprio il dialogo, perché in ogni ambiente: politico, sociale, aggregativo e nella rete in particolare, l’atteggiamento con il quale si discute è sempre surriscaldato, polemico e sfocia spesso nell’insulto, nell’offesa e in scatti d’ira, saltando le argomentazioni che, qualora ci fossero, non necessariamente devono raggiungere il risultato di una gara: vincitori e perdenti. In democrazia il vero confronto politico pone sul tappeto posizioni diverse, visioni di vita e di società diverse, giudizi complessi e variegati; alla fine ognuno può anche cambiare idea, ma può restare nelle propria posizione senza offendere l’altro. Utopia?!
Di fronte ad una realtà così caratterizzata, almeno in Italia, ci si domanda quale accoglienza possono avere le parole che si leggono, fra l’altro, nella lettera inviata all’Unione Europea dal Cardinale Matteo Maria Zuppi, Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, e Monsignor Mariano Crociata, Presidente della COMECE, in vista delle prossime elezioni europee:

“…Facciamo appello, perciò, a tutti, candidati e cittadini, a cominciare dai sedicenni che per la prima volta in alcuni Paesi andranno a votare, perché sentano quanto sia importante compiere questo gesto civico di partecipazione alla vita e alla crescita dell’Unione…L’assenteismo ha l’effetto di accrescere la sfiducia, la diffidenza degli uni nei confronti degli altri, la perdita della possibilità di dare il proprio contributo alla vita sociale, e quindi la rinuncia ad avere capacità e titolo per rendere migliore lo stare insieme nell’Unione Europea. L’augurio che ti facciamo, cara Unione Europea, è che questa tornata elettorale diventi davvero un’occasione di rilancio, un risveglio di entusiasmo per un cammino comune che contiene già, in sé e nella visione che proietta, un senso vivo di speranza e di impegno motivato e convinto da parte dei tuoi cittadini.”

Speriamo che questo augurio possa avere effetti concreti e invitare tutte le parti in campo alle prossime Elezioni Europee a deporre “il neo manganello contemporaneo”, a innalzare il livello del confronto politico, ad allontanare la sfiducia, ad evitare di puntare il dito perché non esistono partiti, persone, politici, giornalisti, intellettuali, opinionisti che possano vantare una superiorità morale, né esistono responsabili di Istituzioni senza “pagliuzza” o senza “trave”; l’una e l’altra ora convivono, ora si alternano, né stanno entrambi da una sola parte; non esistono partiti, gruppi e movimenti politici, categorie sociali, professionali e aggregazioni che possano dire di essere senza “pagliuzza” o “trave”: chi lo dice , dice il falso; e l’affermazione di questa falsità è spesso la causa scatenante dell’ incomprensione, della confusione e del malessere profondo provocato dal “neo manganellismo insultocratico” che serpeggia nella nostra società e nel nostro Occidente.
Nel caso in cui l’augurio dei vescovi italiani che auspicano un risveglio di entusiasmo per un cammino comune non dovesse avere ascolto, non ci resterà che cantare nel nuovo Parlamento europeo le parole di Mina…

Che cosa sei, che cosa sei, che cosa sei
Cosa sei
Non cambi mai, non cambi mai, non cambi mai
Proprio mai
Adesso ormai ci puoi provare
Chiamami tormento dai, già che ci sei
Caramelle non ne voglio più

Le rose e i violini
Questa sera raccontali a un’altra
Violini e rose li posso sentire
Quando la cosa mi va, se mi va
Quando è il momento
E dopo si vedrà

Parole, parole, parole
Parole parole, parole
Parole, parole, parole
Parole, parole, parole
Parole, parole, parole
Soltanto parole
Parole tra noi

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