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Cerimonia strage fascista, Calabrese(PD): “Cassì e i suoi agiscono in modo contraddittorio”

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Il gruppo consiliare del Partito Democratico di Ragusa è stato presente, questa mattina, in piazza San Giovanni, alla cerimonia di commemorazione dell’assassinio di stampo fascista di tre braccianti agricoli, accaduto proprio 103 anni fa.
“Abbiamo sentito il dovere di essere presenti alla cerimonia istituzionale organizzata dall’Amministrazione comunale – dichiara il consigliere Peppe Calabrese – ma non possiamo nascondere di aver provato un po’ di imbarazzo davanti al comportamento contraddittorio del sindaco Cassì. Appena ieri sera, in Consiglio Comunale, si è discusso l’ordine del giorno presentato dal Partito Democratico contro la intitolazione del Museo Archeologico Ibleo al fascista Biagio Pace. Odg che da parte dei presenti ha avuto solo quattro voti a favore (Calabrese, Chiavola, Iurato e Firrincieli) quattro contrari (Schininà, Antoci, Occhipinti e ovviamente Bitetti) e otto astenuti venendo quindi bocciato. E proprio ieri sera, Cassì ha dichiarato in aula di non avere nulla in contrario in merito all’intitolazione a Pace del Museo, mentre questa mattina ha deposto la corona di fiori alla lapide posta su Palazzo INA verso la piazza teatro della strage. Forse il sindaco finge di non sapere che dietro la strage c’era già la matrice fascista, le ombre del futuro gerarca Pennavaria e del suo amico Pace”.
“Dispiace veramente dover evidenziare questo genere di contraddizioni – continua Calabrese – ma è una di quelle mastodontiche. Qualcuno tenta di far passare il messaggio che Pace sia stato un semplice iscritto al PFN – continua Calabrese – quando invece è stato uno dei suoi più eminenti esponenti siciliani, con una carriera militare e politica invidiabile per quei tempi, passando da camicia nera a parlamentare nazione (per quattro legislature), ufficiale nelle guerre coloniali e nel secondo confitto mondiale la seconda, dall’apporre la propria firma al manifesto sulla razza all’appare la propria firma alla fondazione del Movimento Sociale Italiano, senza mai aver rinnegato il proprio passato. Certo, nel corso dell’ultimo secolo ci sono state decine e decine di grandi uomini che giocoforza si sono ritrovati in tasca la tessera del PNF o affini, ma ciò non toglie che i meriti nei loro campi siano superiori alla mera adesione all’unico partito di un regime dittatoriale. Il caso di Biagio Pace, per quanto presenti delle qualità di merito per i traguardi accademici, non può essere archiviato come qualcuno che per ovvi motivi si è ritrovato iscritto a un movimento in cui non credeva. Piuttosto, messi sulla bilancia, siamo convinti che il peso dell’essere stato intimamente convinto del proprio percorso politico e dei crimini che questo ha contribuito a compiere sia superiore al peso dei meriti accademici”.
“Va bene che sui suoi testi accademici sull’archeologia continuino a formarsi ancora oggi gli studenti di questa materia – conclude Calabrese – ma celebrarlo intitolandogli il museo rasenta quali l’apologia. Per questo non ci fermeremo!”.

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