
Prima gli spari, poi la multa. Non hanno pace gli operatori della nave “Mare Jonio”, di stanza presso il porto di Pozzallo dopo il salvataggio dei 56 migranti in acque libiche. È notizia di sabato mattina che “le Autorità hanno notificato al comandante e all’armatore della Mare Jonio il provvedimento con multa fino a 10mila euro e il fermo amministrativo”.
Lo rende noto la ong Mediterranea.
Secondo quando si apprende, gli operatori della ong sono accusati “di aver istigato la fuga dei migranti per sottrarsi alla guardia libica”. Due giorni fa la guardia libica aveva sparato contro Mare Jonio mentre operava un salvataggio in zona Sar libica, salvando 58 persone. Al grido di “non sparate, non sparate!”, i volontari della nave ong hanno rischiato la vita salvando anche delle persone che, in quel momento, erano finite in acqua. Tutto raccontato in un lungo comunicato stampa diffuso in queste ore dai volontari della Ong. “Durante queste prime attività di assistenza – è scritto – sopraggiungeva però a forte velocità una motovedetta libica. Si tratta della 658 “Fezzan”, una delle Classe Corrubia, già della Guardia di Finanza, donate dal governo italiano alle milizie libiche di Tripoli nel 2018. La motovedetta aveva già imbarcate in coperta alcune decine di persone presumibilmente catturate in precedenti operazioni di intercettazione in mare. I miliziani libici chiamavano via radio la MARE JONIO e minacciandoci intimavano di allontanarci dall’imbarcazione. Intanto cominciavano a effettuare manovre pericolose intorno all’imbarcazione in pericolo. Rispondevamo via radio che, nel rispetto della Convenzione SAR Amburgo 1979, eravamo in quel momento OSC (On-scene Coordinator) e stavamo già procedendo al soccorso. A questo punto i miliziani presenti in coperta brandivano fucili mitragliatori e iniziavano ad esplodere colpi a raffica in aria, provocando il panico tra le persone sull’imbarcazione in “distress” e anche tra quelle sulla stessa motovedetta. I miliziani libici percuotevano con fruste e bastoni le persone a bordo, alcune si gettavano in acqua e altre erano spinte fuori. Terrorizzate dalla scena, anche le persone a bordo dell’imbarcazione in vetroresina si lanciavano in acqua. Nel giro di qualche minuto vi erano decine di persone in acqua. L’equipaggio del nostro RHIB Rescue Boat ABBA1 iniziava il recupero dellə naufraghə in mare. A questo punto, i miliziani libici esplodevano diversi colpi d’arma da fuoco e raffiche di mitra all’indirizzo del nostro secondo RHIB Rescue Boat ABBA2, colpi che cadevano in alcuni casi a meno di un metro dai nostri tubolari. La motovedetta libica non rispondeva ad alcun richiamo al rispetto del diritto della navigazione e ai ripetuti inviti a cessare comportamenti altamente pericolosi, proveniente dal nostro Comando di bordo”.
Tra le 56 persone soccorse a bordo della nave Mare Jonio vi sono una donna e diversi minori. Le nazionalità presenti sono Bangladesh, Siria (curdi), Egitto e Camerun.
Intanto, un nuovo sbarco ha interessato la città di Pozzallo. Un barchino in vetroresina, con trenta migranti a bordo, è stato intercettato a largo di Portopalo di Capo Passero alle prime dell’alba. Sono già giunti a Pozzallo e sistemati dentro l’hotspot portuale. A condurre le operazioni una motovedetta della Guardia di Finanza.
I primi caldi non promettono nulla di buono. Dalle informazioni che circolano sui social, pare che più di 2000 persone sono ferme, in attesa di fare la traversata, sulle coste libiche e tunisine. È iniziata “ufficialmente” la stagione degli sbarchi.
3 commenti su “Pozzallo. Multa alla Mare Jonio dopo il salvataggio di migranti”
Non voglio minimamente entrare sulle dichiarazioni della ong , né sui capi di accusa , cioè mi astengo dalla qualsiasi in proposito , perché solo la magistratura potrà a occuparsi di stabilire lo svolgimento e le dinamiche dei fatti in questione . Ciò premesso , come lettore sarei stato libero di farmi la mia personale opinione , se avessi compreso qualcosa , esternandola e non cercando di imporla agli altri lettori liberi di farsi la propria ; ma anche di lasciare libere le domande di sorgere .Secondo me la verità in generale si esprime e può esprimersi in modo chiaro e conciso. Le contorsioni e le trame sintattiche sono appannaggio della dialettica e forse neanche di questa , ma questo in generale. perché sono io a non aver compreso bene e non la descrizione a non essere ben chiara. Dunque ho letto e riletto e di seguito ho compreso che c’era un imbarcazione in vetroresina in acque territoriali libiche con migranti di varie nazionalità a bordo e che una motovedetta della guardia
costiera libica ( miliziani libici ?) ha chiamato una nave vicina e intimato al comandante della nave di allontanarsi , girando poi attorno alla piccola imbarcazione e sparando colpi in aria . La motovedetta libica aveva imbarcato circa venti persone , presumibilmente da altre operazioni di intercettazione . Non era ritornata a sbarcare le persone ma proseguito a intercettarne altre ? Dunque ne poteva imbarcare ancora ? A maggior ragione se la piccola imbarcazione era in pericolo ? Non toccava alla guardia costiera libica (miliziani libici ? Fa pensare a milizie di fazioni combattenti ) nelle acque libiche l ‘operazione di soccorso? Perché hanno battuto con bastoni i già imbarcati ? Si sono buttati in mare per gli spari della guardia costiera o per sfuggire alla cattura ? Ma alla fine perché non si è andati a Malta e perché prima rischiare la propria vita di fronte agli spari dei “miliziani ” , avrei detto militari , e quella dei migranti?
Orazio Ispettore privato, perché forse non conosce la realtà dei lager che ci stanno in Libia e Tunisia, dove uomini vengono uccisi e le donne stuprate in nome del solo dio denaro. Sono il primo a dire che, sicuramente, in questi 25 anni e passa di sbarchi sulla nostra isola, c’è stato, c’è e ci sarà un mercimonio di vite umane e che a ciò ogni persona dovrebbe dire “stop” solo perché questi sono persone come Lei e me, e non pedine di una scacchiera. Ma sono dell’idea anche che ogni persona debba sentirsi libera di emigrare se le condizioni del suo paese sono legate indissolubilmente a fame e guerra. Lo abbiamo fatto noi emigrando 100 anni fa in America, lo fanno adesso gli africani. Benedetto Croce parlava di “corsi e ricorsi” storici, che la storia era ciclica e non mi sorprenderei se, fra qualche anno, vista l’atroce crisi che attanaglia l’Italia, anche qualche italiano lasciasse il nostro territorio (mi creda, già in molti lo stanno facendo). Non vedo alcuna differenza fra quella emigrazione e la nostra. Se poi dobbiamo dare credito a gente come Salvini, ah allora ha ragione Lei….
con Affetto, Calogero Castaldo
Dott. Castaldo sono perfettamente d’accordo con lei al 99,9 % su quello che dice. Premetto , inoltre , che il suo commento , di fatto offre un modello pedagogico di come esprimere garbatamente le proprie opinioni , aggiungo in modo signorile , in un commento a un articolo di blog . Vorrei essere altrettanto sensibile e compassionevole , ma purtroppo la mia formazione mi porta a essere molto razionale e di un pragmatismo ai limiti del cinismo , certo l ‘Italia ha le sue colpe storiche , di fronte al fenomeno immigratorio , ma in proporzione molto meno . Purtroppo la condizione attuale , si pensi alla sanità ad esempio , non le permetterebbe di ricevere la maggior parte degli immigrati , ben venga l ‘operato delle ong , ma si distribuiscano poi gli immigrati nei vari paesi europei in proporzione alle responsabilità storiche degli stati dell ‘attuale fenomeno immigratorio e si selezioni , relativamente alla percentuali di presenza nelle varie popolazioni carcerarie di ciascun paese. Accogliere tutti , spinti da sentimenti sacrosanti umanitari e cristiani , indiscriminatamente , a largo temine potrebbe rilevarsi controproducente . Personalmente trovo le differenze religiose un grave ostacolo all ‘integrazione , si pensi alla Francia . Credo che dovremmo dare spazio all ‘ immigrazione dal cattolico Venezuela e da Cuba , cioè anche da paesi cattolici. Sempre relativamente al calo demografico e alla popolazione italiana occupabile e disponibile e alle reali necessità occupazionali.