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Massacro a Mosca: a chi giova?…l’opinione di Rita Faletti

Tempo di lettura: 2 minuti

La strage di venerdì scorso alla sala concerti della capitale moscovita, con 138 morti di cui 3 bambini e 180 feriti, alcuni molto gravi, ha profondamente scosso una nazione che non credeva di dover rivivere l’incubo del terrorismo islamico. Una lunga scia di sangue che copre quasi un quarto di secolo, dal 1999, quando saltano in aria tre palazzi a Mosca e uno in Daghestan, 300 vittime, fino al 2017, nella metropolitana di San Pietroburgo, ad opera di un cittadino russo di etnia uzbeka che si fa esplodere all’interno di un vagone, 14 le vittime, 47 i feriti, per arrivare al 22 marzo scorso. In 25 anni 14 attentati, tutti in luoghi affollati, aeroporti, metropolitane, teatri, scuole, quasi tutti a Mosca, uno a due passi dal Cremlino, uno nell’Ossezia del nord, due in Daghestan. Tutti, anche quelli non rivendicati, sembrano portare la firma del fondamentalismo ceceno e ad esso vengono attribuiti dalle autorità russe. Una minaccia chiara alla Russia da parte dei ribelli islamisti del Caucaso settentrionale, in particolare Cecenia e Daghestan, che rivendicano l’indipendenza. Contro di loro, l’allora presidente Eltsin ordina la prima guerra cecena che fallisce. Ci penserà Putin, nominato primo ministro nel 1999, a risolvere la questione inaugurando l’era della rivincita, prima contro il terrorismo, poi contro l’occidente, con i metodi che ha scoperto essere vincenti e con la menzogna di regime. Dà inizio, così, alla seconda guerra cecena per ritorsione contro i due attentati a Mosca e ordina il bombardamento di Grozny che fa strage di civili e stronca, per il momento, ogni velleità di indipendenza. E’ la grande occasione per l’aspirante autocrate di dimostrare di cosa è capace. Un agente dell’Fsb e un miliardario vicino a Eltsin, riveleranno, in seguito, che gli attentati di Mosca e in Daghestan erano stati preparati in ambienti dei servizi segreti vicini al primo ministro. I due moriranno in seguito, uno a Londra, avvelenato da polonio radioattivo, l’altro suicida. E veniamo al massacro al Crocus, rivendicato dal gruppo paramilitare afgano Isis K. (Khorasan), una delle ramificazioni dello Stato islamico, la più intransigente e irriducibile che aspira al panislamismo, a diffondere cioè l’islam nel mondo. E’ lo stesso gruppo che ha ordito l’attentato in Iran in occasione delle celebrazioni della morte di Suleiman, il generale dei Guardiani della rivoluzione, inventore di Hamas, Hezbollah e di tutti i gruppi legati alla Fratellanza musulmana e all’Iran, nemici acerrimi di Israele e di tutti gli infedeli. La rivendicazione è stata accompagnata dalle foto dei 4 attentatori e dai video della strage ripresa dalle loro videocam, nello stile dei terroristi di Hamas il 7 ottobre in Israele. La rivendicazione ha disturbato i piani del Cremlino che subito dopo l’attentato si è affrettato ad incolpare Kyiv della strage. L’Ucraina è un obiettivo facile che serve a distogliere l’attenzione dei russi dal clamoroso flop dei servizi di sicurezza e delle forze di polizia che sono intervenute una quarantina di minuti dopo l’attentato, lasciando ai terroristi tutto il tempo di montare sulla scalcinata Renault bianca con la quale erano arrivati al Crocus, e percorrere 400 chilometri in direzione del confine con Ucraina e Bielorussia, dove sono stati fermati dai servizi dell’Fsb nella regione di Bryansk. Di nazionalità tagika, i quattro sono stati interrogati e torturati e pare abbiano parlato anche di mandanti. Non sappiamo se abbiano menzionato l’Ucraina, ma quando si è sotto tortura tutto è possibile. Secondo gli inquirenti russi, i politici di Russia Unita, e Putin stesso, pur ammettendo la matrice islamista, dietro l’attacco terroristico c’è Kyiv, addirittura Zelensky in persona, sostenuto da Gran Bretagna e Stati Uniti. “Non mi interessano i mandanti”, ha dichiarato lo zar, che con i terroristi ha rapporti ambigui e legati agli interessi del momento, “l’auto era diretta verso i confini ucraini dove una finestra è stata aperta appositamente per il passaggio dei terroristi”. Peccato sia stato contraddetto da Lukashenka, che ha dichiarato che l’auto era diretta in Bielorussia, i cui confini non sono così militarizzati e insidiosi perché cosparsi di mine come quelli ucraini. Le bugie e i tentativi di autodifesa del Cremlino, sono la farsa nella tragedia che ha prodotto tante vittime innocenti proprio nella capitale russa. La storia, che Putin tenta di riscrivere a suo vantaggio come fanno tutti i dittatori, torna indietro, ai bombardamenti russi contro l’Isis in Siria e in Iraq e disvela l’odio contro il capo, che ricade tristemente sul suo popolo, vittima di chi sognava l’impero e si ritrova sconfitto dai fatti e dalla sua smisurata ambizione. Sul fronte opposto, un’Europa titubante e indecisa, che ha perso la bussola e si rifiuta di credere che il massacro di venerdì 22 marzo sia servito a Putin per infierire con maggiore crudeltà contro l’Ucraina.

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7 commenti su “Massacro a Mosca: a chi giova?…l’opinione di Rita Faletti”

  1. Putin deve coprire i servizi segreti che hanno fallito dopo che aveva promesso sicurezza alla popolazione russa e convincere che dietro tutto c’è l’Ucraina. Se ha organizzato l’attentato terroristico nel 1999, può aver organizzato anche questo e non lo sapremo.

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  2. I comandanti in campo occidentali è meglio che si sbrigano ad andare d’accordo e mettere in campo tutta la forza possibile per costringere Putin a ritornarsene nella sua tana .

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  3. Personalmente non credo che l’attentato se lo sia fatto Putin. Perché Putin da questo attentato ne esce con le ossa rotte, di fatti ha fallito in termini di sicurezza, quindi lo escludo, ma è solo una mia opinione. E non credo neanche all’ Isis, storia troppo vecchia……!!! Sono poveracci pagati dall’ occidente. Ma anche questa è una mia personale opinione. Si verrà a scoprire, come sul gasdotto, Bucha, missile sul mercato, attacco al ponte in Crimea, alla fine si è scoperto chi è stato. Vedremo chi ha fatto questo attentato, aspetteremo.

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  4. L’Europa, o meglio gli eserciti degli stati europei, devono creare ampie “zone cuscinetto” ai confini con l’Ucraina..
    Cosi come nel Libano..
    Inoltre, istituire una spessa “no fly area” sulla zona cuscinetto, difese da artiglieria contraerea di ultima generazione..
    In questo modo l’Ucraina può concentrarsi nell’interdizione a Putin, lungo i confini nord occidentali..
    A sud, nel Mar Nero, una flotta europea a tutelare la difesa della costa moldava..
    Sul Mar Nero, i micidiali scafi robotizzati ucraini, riusciranno a tenere lontano le navi russe dalle coste..
    Non bisogna avere paura delle minacce di Putin..ma va contrastato energicamente..ai confini europei e mai dargli scusanti di attacchi sul suolo russo..
    Contrastare con tutti i mezzi, la realizzazione di “teste di ponte” sul Mediterraneo..

    DETERRENZA TOTALE..ad un folle criminale..
    Lasciamo le azioni terroristiche ai tanti nemici che si e fatto nei territori sub-asiatici..
    Statene certi che approfitteranno del momento..

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  5. Orazio ispettore privato

    Mah ! Bah! Forse, come minimo sarò fischiato , visto che sto ancora indagando e non posso trarre conclusioni se non pure ipotesi e linee investigative . Ma cosa centra diranno in molti ? Quelli che studiano la superficie. Gli stati americani di derivazione anglo sassone , hanno un debito pubblico di 34 mila miliardi di dollari e la Cina detiene 800 miliardi di dollari di questo debito , se vende questo debito svaluterebbe il dollaro , la Russia non ho ancora indagato quanto, ma suppongo che ha comprato il debito americano . … scusatemi per ora ho detto tutto ..devo ancora indagare , di nuovo chiedo scusa..

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  6. Un farabutto come Putin anche nel caso che gli stati Europei si difendano come è ovvio, poi farà propaganda contraria accusando tutti, e magari alcuni ciarlatani di casa nostra lo ascolterebbero e lo approverebbero.
    Io direi, difendersi con tutte le forze, in guerra tutto è permesso ed in particolare dopo l’attacco all’Ucraina.
    Anche un atteggiamento prudente e rispettoso da parte degli stati democratici non servirebbe a niente, e quindi, appena sarà il momento facciamoci sentire, e… terrorista cosa possiamo fare per prepararci?

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  7. @ORAZIO ISPETTORE PRIVATO, non perda tempo con valutazioni economiche, la guerra si combatte con tutti i mezzi e a questo punto dopo l’atteggiamento dello Zar Russo, non credo sia il caso di parlare di lealtà.

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