foto archivio
Era una domenica del 1937, quando si rivelò l’inferno conosciuto come “La Desbandá”, e guarda caso, non esiste ancora consenso unanime tra gli spagnoli che riassuma il genocidio avvenuto dell’autostrada Malaga-Almería. Infatti, ciò che accadde sulla strada maledetta, passo sotto silenzio senza ripercussione alcuna a livello internazionale. Esattamente il contrario di quello che è accaduto, vista la notevole copertura mediatica, del bombardamento di Guernica, avvenuta quasi due mesi dopo. Il tempo però non ha vinto sul silenzio o sull’oblio. I pochi sopravvissuti, i loro figli e nipoti, si sono presi la responsabilità di imprimere nella memoria le immagini (foto) di quella maledetta strada della sofferenza parallela al mare. Si presume che fino a 300.000 spagnoli, cercarono di fuggire a piedi lungo un sentiero tra le alte vette della Sierra Nevada e il mare, dal comune andaluso di Vélez-Malaga verso Almeria, a 219 chilometri di distanza. Uno degli episodi più sanguinosi della guerra civile spagnola, “La Desbandá” ogni anno dal 2017 onora i morti e i feriti di quel tragico evento, causato dall’ingresso delle truppe franchiste nel sud della provincia di Malaga. Proprio sulla costa tra Malaga e Almería, nel 2005 è nato un movimento di commemorazione e protesta, con l’obiettivo di far uscire dall’oblio la memoria delle vittime della “strada N-340 della morte”. Furono martiri della repressione franchista, che è forse il capitolo più crudele di tutta la guerra di Spagna.