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Operazione “Free Work” a Ispica. 3 fratelli ai domiciliari

Tempo di lettura: 2 minuti

I Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Ragusa e del Nucleo Ispettorato del Lavoro di Ragusa hanno dato esecuzione ad un’ordinanza emessa dal GIP presso il Tribunale di Ragusa, su conforme richiesta della Procura della Repubblica   iblea, di applicazione di una misure cautelare agli arresti domiciliari nei confronti di tre  fratelli titolari di un’azienda agricola di produzione di ortaggi con sede ad Ispica, ritenuti tutti responsabili, a vario titolo, di sfruttamento del lavoro, estorsione e violazione delle norme sulla sicurezza nei luoghi di lavoro in concorso, commessi nei confronti di 16 lavoratori di origine ghanese e nigeriana. Come richiesto dagli inquirenti, sono stati disposti anche la sottoposizione a controllo giudiziario dell’azienda e il sequestro preventivo per equivalente di una somma di quasi  850.000 euro, calcolata quale provento illecito derivante dall’evasione contributiva e retributiva e di erogazioni pubbliche previste per il settore agricolo, illecitamente percepite poiché richieste sulla base di dichiarazioni mendaci.
L’indagine, svolta tra ottobre 2022 e maggio 2023 dai militari dell’Arma e coordinata dalla Procura della Repubblica di Ragusa, convenzionalmente denominata “Free Work”, ha permesso di acquisire elementi utili a supportare le ipotesi di reato rispetto alle condotte poste in essere dai tre fratelli che avrebbero costretto i propri dipendenti, sotto minaccia di licenziamento, a condizioni lavorative inique, approfittando del loro stato di bisogno, corrispondendo  una retribuzione di circa un quinto rispetto a quanto previsto dal contratto collettivo nazionale di lavoro in agricoltura (anche meno di 2 euro l’ora a fronte dei circa 8 euro previsti) ed occupandoli in violazione delle norme in materia di sicurezza e salute sui luoghi di lavoro. In particolare, veniva riscontrato come i lavoratori non venissero muniti dei D.P.I. previsti e fossero impiegati in impianti serricoli nell’attività di irrorazione di fitofarmaci tanto da determinare casi di intossicazione e di irritazioni cutanee e alle mucose.
Le attività investigative hanno consentito di acquisire elementi tali da far ritenere che gli imprenditori nella propria azienda agricola impiegassero dipendenti stranieri di provenienza africana, in condizioni di sfruttamento, costringendoli a svolgere turni di lavoro estenuanti, senza il riconoscimento di ferie, riposi settimanali ed indennità accessorie e, comunque, in violazione di ogni regola anche in materia di formazione e informazione sui luoghi di lavoro, sottoponendoli a metodi di sorveglianza a distanza non autorizzati e collocandoli in situazioni alloggiative carenti di requisiti igienici ed urbanistici per le quali veniva deliberatamente trattenuta una quota della retribuzione come corresponsione dell’affitto.
La modalità di indebita detrazione/compensazione illecita imposta dagli imprenditori avveniva sottraendo, dal totale effettivo, un numero di giornate di lavoro per ogni dipendente cosicché da mantenere una parvente liceità della documentazione lavorativa in caso di eventuali controlli (le buste paga, infatti, corrispondevano con i relativi bonifici.

Nel corso degli accertamenti svolti ed a seguito di un’ispezioni effettuata all’interno dell’azienda dai militari del Nucleo Tutela del Lavoro di Ragusa, sono stati rilevati illeciti e violazioni che hanno comportato l’applicazione di ammende, per quasi 48.000 euro, e di sanzioni amministrative, per una somma superiore ai 100.000 euro.

 

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5 commenti su “Operazione “Free Work” a Ispica. 3 fratelli ai domiciliari”

  1. Giuseppe Iemmolo

    A mio modesto parere è sufficiente guardarsi intorno in modo chiaro e lucido per rendersi conto che tutto sta andando a scatafascio.
    Nello stesso momento e nello stesso contesto ci troviamo davanti a soggetti che fanno scelte non condivisibili solo per sopravvivere e soggetti che facendo le stesse scelte si arricchiscono a dismisura. Le mezze misure non esistono.

  2. Purtroppo questa è la falsa solidarietà, è la falsa accoglienza. In realtà si chiama schiavitù!! Gli immigrati servono per abbassare il costo del lavoro, per far si che i nostri prodotti reggano sul mercato. Se pagati con contratti in regola, sarebbe impossibile comprare i nostri prodotti. E con contratti a norma, questi lavori li farebbero pure gli italiani. Questa è la verità. Il resto sono solo recite da teatro.

  3. Anche tanti altri e italiani come me hanno lavorato in nero o con contratti fasulli rispetto al reale orario di lavoro svolto, non necessita essere immigrati o altro per farsi sfruttare, le aziende qui sono sempre più merce e corrotte. Se parli o ti ribelli finisci di lavorare ovunque, viva la mafia!!

  4. Non so a cosa serve tutto ciò se poi ti trovi ai domiciliari ,multe per 100mila euro 850mila euro sequestrati , ma perché impiantare aziende agricole se poi va a finire così.
    Continuando così gli Africani non troveranno più lavoro, le aziende chiuderanno , e i prodotti li compreremo dal Marocco, dove per legge i sindacati sono banditi , e gli africani saranno tutelati sul posto di lavoro.
    Naturalmente complimenti alle aziende in regola , che rispettano tutte le regole , e lunga vita ,

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