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Autori e autrici con visioni di donne/2… di Domenico Pisana

Tehilhard De Chardin, Nietzsche, Gertrud Von Le Fort, Edith Stein, Margaret Mead, Simone De Beauvoir
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Nel mio primo articolo sulla parità di genere, oggi molto discussa nell’ambito dei diritti civili, ho presentato una lettura biblica della questione con una esegesi dettagliata sulla visione dell’uomo e della donna nel libro della Genesi. Ora voglio offrire alcune riflessioni e visioni di donne che affondano le radici in posizioni di scrittori e scrittrici dell’800 e del 900.
Un padre gesuita del 900, morto nel 1951, ci offre una bella visione della donna. Si tratta di Tehilhard De Chardin, che scrisse un poema durante la prima guerra mondiale su “l’eterno femminismo”, dove l’idea di fondo è che se la donna attrae l’uomo è perché l’uomo riconosce in lei la grande forza segreta e misteriosa che pervade tutto l’universo; la donna rappresenta la forza unitiva motore dell’evoluzione universale, per cui il femminismo è difatti la forza di concentrazione senza la quale gli esseri tornerebbero alla pura molteplicità. La donna è il cemento unitivo dell’universo; l’uomo unendosi alla donna, secondo il gesuita, trova una compagna che lo fa entrare in contatto con la grande forza latente della natura.
La donna è colei che avvicina l’uomo a Dio, in lei l’uomo si incontra con Dio.
Questa concezione della donna presente in Tehilhard de Chardin sa molto di suggestivo, di accattivante e di romantico, ma si contrappone al pensiero di un filosofo dell’età moderna, Nietzsche,(1844-1900), il quale è agli antipodi di De Chardin.
Nietzsche, infatti, rifiuta la concezione romantica della donna; non accetta il concetto di eterno femminismo perché è una categoria creduta solo dai deboli; combatte con virulenza ogni movimento di emancipazione femminile; per lui la donna è stata sempre schiava e tale deve rimanere; essa è dalla parte della natura ed incapace di pensare, mentre l’uomo rappresenta la forza mediatrice della ragione e del pensiero; la donna è crudele, è un felino pericoloso.
Nietzsche nella sua opera “Così parlò Zaraustra(1883-85) chiama la donna “il riposo del guerriero”. L’uomo fra le dure battaglie della vita si diverte giocando con il felino, ma gli uomini deboli della razza degli schiavi saranno dilaniati dalla donna. La donna procrea e serve all’uomo. L’uomo, invece, crea con la mente e non ha bisogno della donna. Nietzsche nel suo scritto autobiografico “Ecce homo”(1888) confessa che per 44 anni non si curò delle donne

Gertrud Von Le Fort (1876-1971)

Un’altra visione di donna ci viene da Gertrud Von Le Fort, una delle più note scrittrici cattoliche che opera tra l’800 e il 900. Nel 1934 pubblicò una poema in prosa dal titolo “La donna eterna”, nel quale esaltava alcuni elementi essenziali: la donna è per lei l’incarnazione di una idea, di una essenza che esiste in Dio sin dall’eternità; la donna eterna è l’idea di femminilità contemplata nella mente di Dio; nella storia umana solo una donna ha incarnato questa idea: la Vergine Maria, la quale non è solo modello a cui ogni donna guarda, ma l’incarnazione stessa dell’idea femminile; la donna – sostiene Von Le Fort – è stata prescelta da Dio per diventare suo strumento e la sua vita non è attività ma dedizione: la donna deve restare nella sfera del silenzio, deve conformarsi agli ordinamenti divini su di lei e non arrogarsi il primo piano che compete all’uomo.

Edith Stein (1891-1942)

La Stein è una ebrea convertita al cattolicesimo, fu filosofa, condiscepola di Heidegger, monaca carmelitana nel 1934, fu uccisa ad Auschiwitz nel ‘42 dai nazisti perché ebrea. Nella sua riflessione, la donna non è più incarnazione di una immagine eterna; piuttosto ella rivendica una concezione sia della donna sia dell’uomo, che possiamo così sintetizzare:
– l’uomo – secondo Edith Stein – è più orientato all’azione esteriore oggettiva, alle cose; è orientato verso la conoscenza e la creatività;
– la donna, invece, ha interessi per ciò che è vivo e personale e il suo modo di conoscere è contemplativo e sperimentale piuttosto che concettuale e analitico; i bisogni della donna sono proteggere, tutelare, nutrire e far crescere;
– la funzione della donna – secondo la Stein – è quella di sposa e di madre, funzione che non è legata necessariamente al matrimonio e alla fecondità fisica, ma che si estende a tutti i rapporti nei quali la donna è protagonista. Essere sposa significa prendere parte attiva alla vita di un altro; essere madre significa custodire la vita e difenderla.

Margaret Mead(1901-1978)

E’ una antropologa, autrice di un interessante testo da titolo “Sesso e temperamento”, nel quale presenta i dati una ricerca condotta su tre tribù della Nuova Guinea.
La tesi della Mead è la seguente: è la cultura che impone un modello sessuale, un essere uomo e donna; secondo lei la divisione dei sessi non si trova necessariamente in tutte le culture del mondo. E difatti, dalla sua ricerca emerge che:
-in una prima tribù uomini e donne sono dolci e miti;
– nella seconda, i maschi sono violenti;
– nella terza gli uomini si comportano alla maniera femminile e le donne hanno l’atteggiamento di chi comanda;
– in due tribù non esistono opposizioni tra il carattere maschile e femminile, mentre nella terza vi sono ruoli inversi a quelli comunemente presenti nella cultura occidentale:
Margaret Mead, inoltre, in un altro suo libro, “Maschi e femmine”, fa degli studi su 7 diverse culture primitive dei Mari del Sud e arriva alle seguenti conclusioni:
– non esistono differenze assolute tra uomo e donna;
– nelle isole dei mari del Sud trova che l’uomo si sente inferiore alla donna e prova gelosia per il suo ruolo.

Simone De Beauvoir(1908 -1986)

Simone De Beauvoir è stata una delle donne di spicco del movimento di liberazione della donna e il suo pensiero affonda le radici nell’ideologia marxista e nella filosofia di Sartre.
Nel 1949 pubblica un libro “Il secondo sesso”, che fu subito giudicato come un appello agli uomini perché cessassero di fare da padrone e alle donne perché uscissero dalla passività.
La sua idea di fondo è che: “donna non si nasce ma si diventa”; mascolinità e femminilità sono, secondo lei, un prodotto della società, della storia e dei rapporti economici e sociali. Partendo da questa idea di fondo, la De Beauvoir sviluppa la sua teoria sul rapporto uomo donna, esprimendo i seguenti concetti:
-la differenza dei sessi non si spiega né con i dati biologici, né con una essenza femminile innata che è soltanto un pregiudizio della cultura cristiana, una immaginazione romantica e una mitologia cristiana. Al contrario, la distinzione dei sessi è il risultato di un ordine economico e sociale; la persona in quanto tale e neutra sessualmente;
-la donna lungo i secoli ha assunto uno stato di vassallaggio, di alienazione e frustrazione finendo con compiangersi o con l’accettare la situazione che gli uomini le avevano creato; il matrimonio è stato per la donna l’unico mezzo per inserirsi nella società;
– ella auspicava pertanto un processo di liberazione della donna: infatti ritieneva che la vocazione della donna non può essere la maternità, reale o sublimata che sia; la donna è chiamata ad essere soggetto pienamente libero. Secondo la Beauvoir questa sua posizione non è stata compresa neanche dai movimenti di sinistra e dal socialismo, i quali – come ella stessa dice – non hanno saputo risolvere il problema della donna.
La Beauvoir , per concludere, non rifiuta, il matrimonio o la maternità in se stessi, ma critica invece il loro uso strumentale per costringere la donna verso una pseudo-vocazione al di fuori della quale non c’è altro scopo nella società.

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