
E’ stata una serata ricca di riflessioni e di approfondimenti, quella che si è tenuta lo scorso sabato al Caffè Letterario Quasimodo di Modica per la presentazione del saggio di Danilo Amione “L’occhio moltiplicatore del cinema. Autori, film, temi”. Sul saggio ha offerto un’ analisi puntuale di artisti e registi della cinematografia italiana ed estera, il prof. Santo Burgio, docente di Storia della filosofia nell’ Università di Catania, che è stato molto apprezzato dal pubblico per aver delineato alcune prospettive tematiche del linguaggio cinematografico di registi come i f.lli Lumiére, Rossellini, Pasolini, Bergman, Fellini, Polanski, inquadrate nel contesto socio- politico del tempo.
Il Presidente del Caffè Quasimodo, Domenico Pisana, si è intrattenuto in una conversazione con l’Autore, approfondendo tematiche specifiche sul rapporto tra verità e finzione nel cinema, su manipolazione e rappresentazione della realtà, sulla visione dell’Italia nel cinema di Pasolini e di Fellini, quest’ultimo raffigurato in un quadro del pittore Guido Cicero, posto a fianco del tavolo dei relatori, con il quale l’artista modicano ha vinto il primo premio in occasione delle Giornate Felliniane svoltesi qualche anno fa a Roma.
“Ho cercato di proporre al lettore – ha affermato Amione nel corso della conversazione, sguardi su singoli registi non soltanto esponendo le loro motivazioni autoriali, ma scendendo anche nell’analisi di determinati film e dei tanti temi che in essi si sviluppano”.
A rendere scorrevole e dinamico l’incontro tutti gli altri protagonisti della serata: il poeta del Caffè Quasimodo Giuseppe Macauda che ha coordinato con passione i lavori; Aurora Blandino, Clarissa Pellegrino, Leonardo Sammito, Daniele Clemenza, studenti dell’Istituto Superiore “Verga” di Modica, che hanno mostrato capacità ed entusiasmo nel cimentarsi in diverse letture del saggio, e il “Duo Eligius”, composto dal M° Lino Gatto alla chitarra e dal M° Giuseppe Zisa al sassofono, che hanno convolto il pubblico con i loro intermezzi musicali.
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Foto di Antonino Giurdanella