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“Riforma Consorzi di bonifica e mania di strapotere del potere”

Tempo di lettura: 2 minuti

Assistiamo a strombazzate della politica regionale, in particolare dell’Assessore all’Agricoltura, on. Luca Sammartino, sulla costruenda riforma dei consorzi di bonifica in Sicilia. A volte ci sembra di rivedere scene di un film già visto tantissime volte e spesso capita di non dare ad esse alcuna importanza: sono ormai gli unici strumenti che adopera la politica per fare intendere che stia facendo qualcosa, ma spesso è solo attività di auto-promozione elettorale. Quello che sta avvenendo per la sbandierata riforma dei consorzi, che l’Assessore attuale si sta intestando, sta diventando una sorta di battistrada di una attività di governo che langue sotto ogni altro aspetto.

Noi siamo stati sempre poco propensi a pensare che basti una rimodulazione dei consorzi spacciata come riforma per poter credere che si stiano ponendo in essere quegli interventi necessari per rimettere in sesto la drammatica condizione dei consorzi, vittime di una politica dissennata e di una gestione non certamente degna di essere definita tale.

L’attuale disegno di legge di riforma dei consorzi – a nostro avviso – presenta una impostazione chiaramente Catania-centrica e quasi Palermo-centrica, con il quasi totale ridimensionamento di tutti gli altri consorzi degli altri territori. Dalla perimetrazione dei consorzi si scorge chiaramente che chi ha ideato la riforma, che dovrebbe andare in porto, ha voluto concentrare, in primo luogo, attenzione a come favorire un particolare territorio a cui potranno così essere indirizzate scelte economiche ed ingenti investimenti.

Ci sembra di poter dire che la composizione idrografica e la dotazione infrastrutturale dei consorzi viene determinata a monte dalla scelta politica di valorizzare il proprio territorio, in particolare quello catanese, senza minimamente porsi il dubbio che tale valorizzazione potrebbe danneggiare altri territori. Ora, non vogliamo a tutti costi fare polemica, ma è chiaro il disegno di uno spostamento di risorse e di investimenti su alcuni consorzi (Catania in modo particolare) a discapito di altri e ciò perché vi è un disegno politico-elettorale alla base di ciò che passerà come riforma. Non sembra emergere nella suddivisione dei consorzi un criterio di fondo con la finalità di dare piena realizzazione alle  potenzialità di ciascun consorzio, ma uno spostamento di interessi, sia pure legittimo, su un consorzio in particolare.

Nella proposta di riforma manca completamente un riferimento su cosa si intenderà fare del personale-dipendente allo stato in servizio presso i consorzi attuali. Oltre ad un mero ipotetico passaggio dei dipendenti, il disegno di legge non prevede nulla, così come non prevede se i lavoratori delle garanzie occupazionali verranno stabilizzati o meno. Il disegno di legge in questo senso è sprovvisto di apposito articolato, né vi si registrano norme che facciano pensare all’intenzione di avviare seriamente un piano di riqualificazione dei dipendenti.

Ma al di là di tutto questo, ci sembra più che doveroso asserire che il primo e più importante intervento da farsi, ancora prima delle mirabolanti riforme, solo sulla carta, sia quello di creare un tessuto dirigenziale nuovo in grado di gestire in maniera veramente seria i consorzi. Il passato non aiuta, perché è se oggi i consorzi sono malridotti e zeppi di debiti noi pensiamo che vi è, in primo luogo, una grande responsabilità politica e una gestione in linea con gli interessi della politica e non dei territori. Se ciò non verrà rimosso una volta per tutte anche di questa strabiliante riforma, almeno agli occhi di chi l’ha pensata, resterà ben poca cosa. Macerie che si ammassano con altre passate macerie e una Sicilia ancora vittima di un potere troppo preso di sé stesso.

Ragusa 27.10.2023

Salvatore Terranova

Segretario generale della Flai Cgil Ragusa

 

 

 

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