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Riflessioni a caldo su una meta speciale. Riceviamo

Tempo di lettura: 2 minuti

“A noi piace viaggiare” è un gruppo eterogeneo di amiche e amici, formato in massima parte da soci della Carlo Papa, che amano tanto le emozioni intrinseche del viaggio quanto quelle della scoperta della meta, arricchendo il tutto col piacere dello stare insieme e della convivialità.

Come da programma qualche giorno fa, di ritorno da una coinvolgente e molto intensa gita in Sardegna, abbiamo chiuso in bellezza quest’ulteriore esperienza di viaggio andando a visitare l’Abbazia di San Martino delle Scale: un posto unico, situato al centro di una tipica macchia mediterranea a pochi chilometri da Palermo, dove anche l’aria che respiri è particolare; un’aria che fa vivere al corpo e allo spirito momenti di rara intensità.

Un posto che trasporta anche il più laico dei visitatori in una dimensione diversa, particolare, in cui serenità, bisogno di trascendente e di immanente, ovvero preghiera e sana laboriosità diventano la rappresentazione plastica di cosa significhi essere in pace con se stessi e col mondo esterno; per averne conferma immediata basta osservare i membri di questa comunità monastica, che hanno scelto di fare conciliare in serenità e armonia i bisogni dell’anima con la vita di tutti i giorni, rendendo tangibile il loro famoso “ora et labora”.

Ma questo quadro d’insieme resterebbe monco se non venisse posta sotto la giusta luce la figura centrale dell’intera comunità: l’Abate Vittorio Rizzone; la sua imponente statura, non solo fisica ma anche e soprattutto spirituale, e la sua autorevolezza mai e in alcun modo ostentata lo hanno consacrato, di fatto e di diritto, quale cuore pulsante e guida preziosa di questa rara realtà monacale, da molti considerata un insostituibile presidio spirituale non solo per l’intera provincia di Palermo ma anche per buona parte della Sicilia.

Sin dal primo momento della nostra visita abbiamo dovuto constatare come alla forma, che non è mai venuta meno, sia stata comunque anteposta la sostanza: lo conferma il fraterno e sincero, seppur mai eccessivo, benvenuto che ci è stato riservato. E che dire del pranzo, consumato insieme a tutti loro nel refettorio: la fattiva cordialità di quei monaci che siamo abituati a vedere in televisione mentre presentano in TV le “Ricette del Convento” e che ora ti servono a tavola con tanta semplicità e altrettanta gioia nel cuore, riesce di sicuro a rendere più chiaro cosa significhi vivere per essere e non per apparire.

Rifuggendo, in questa riflessione, a gambe levate da ogni forma di retorica, che arrecherebbe offesa a persone semplici ma speciali la cui vita è caratterizzata da valori ben diversi, avverto il bisogno di rivolgere un grande e sentito GRAZIE al “nostro” Abate (cui ci legano le stesse radici in quella Modica considerata per secoli un faro di civiltà e cultura), per la fraterna ospitalità, per averci donato il suo tempo prezioso, per averci consentito di consumare un pranzo stellato nello storico refettorio, per averci fatto visitare una delle Abbazie più belle dell’intera Italia, ma anche e soprattutto per quei momenti di unica e intensa spiritualità che in molti custodiremo fra i ricordi più belli.

Forse il luogo, forse la stanchezza, forse l’autosuggestione, oppure qualcosa che la nostra mente non riesce meglio a focalizzare hanno regalato a parecchi di noi una sensazione tanto strana quanto particolare: avvertire un nonsoché di insolito e mai provato accarezzarci dolcemente l’animo, donarci una serenità non comune e farci sentire accomunati dallo stesso pensiero: “Ritorneremo, sì ritorneremo”.

Giorgio Casa

presidente Società Carlo Papa Modica

 

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1 commento su “Riflessioni a caldo su una meta speciale. Riceviamo”

  1. Il vostro viaggio in Sardegna è la soddisfazione che riporti dimostra quanto sia importante visitare altri territori ,a tutto privilegio dell’animo.La bellezza dei luoghi e la peculiarità delle tradizioni sono un arricchimento interiore innegabile.un bagno di emozioni che restano dentro ognuno di noi come riserva a cui attingere sempre.La Sardegna è un bel posto,simile ai nostri ma con sapore direi più asprigno, mi si passi un neologismo che mi porta a dire caprigno.Fosse solo per un certo odore di mirto e di peli irsuti di ccertebestiole e per un certo aspetto caratteriale di alcuni isolani che mi sono trovata a conoscere.Bei posti e bella gente.La esperienza con Vittorio poi,che mi pregio di aver conosciuto anni fa,rinforza il concetto di esperienza sensoriale nella visita di luoghi e monumenti.Il tuo racconto del viaggio,caro Giorgio rivela l’entusiasmo che ne è conseguito.

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