Il libro: “Orme” di Robyn Davidson

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“Entrai in uno spazio, in un tempo, in una dimensione completamente nuovi. Mille anni si comprimevano in un giorno e ogni mio passo durava secoli. Le querce del deserto sospiravano e si chinavano su di me, come se avessero voluto afferrarmi. Le dune andavano e venivano, sempre uguali. Le colline si innalzavano verso il cielo, e poi scivolavano dolcemente in basso. Le nuvole ondeggiavano nel cielo, sparivano, ritornavano di nuovo. E sempre la strada la strada la strada la strada.”

Robyn Davidson è nata nel 1950 in una fattoria del Queensland, in Australia. Nel 1977 la Davidson compie l’impresa di attraversare a piedi il deserto australiano, partendo da Alice Springs fino ad arrivare all’Oceano Indiano, con la sola compagnia di quattro cammelli, da lei allevati e del suo fedele cane, Diggity. L’impresa è stata raccontata “in diretta” da un fotografo del “National Geographic”, Rick Smolan, che seguì la giovane donna in diverse tappe del viaggio.

Ma la storia che Davidson racconta parte qualche anno prima, dal momento della sua decisione di compiere quest’impresa. Quello che leggiamo nei primi capitoli è una fase di preparazione, mentale e fisica, al viaggio, a ciò che comporterà, ai dubbi personali di Robyn, alla difficoltà nell’allevare i cammelli.

Quando, infine, Robyn è partita per il suo viaggio attraverso il terribile deserto australiano, l’ha fatto senza la presunzione che fosse qualcosa di speciale: è partita senza fare clamore, cercando di essere del tutto autonoma. Fu solo il bisogno di fondi per poter continuare a spingerla ad accettare la sponsorizzazione del National Geographic in cambio della sua storia.

Una camminata lunga nove mesi, dal cuore del deserto all’oceano più azzurro, dove si trova costretta ad affrontare la solitudine e i pericoli che incontra lungo il suo percorso. Perché di pericoli e ostacoli la Davidson ne ha avuti a bizzeffe: dalla disidratazione alla malattia dei suoi cammelli, dall’avvelenamento del suo cane all’attacco di cammelli selvatici, dalla curiosità dei turisti al freddo gelido che la notte portava nel deserto.

E poi c’è Eddie, un vecchio aborigeno australiano che la aiuta a ritrovare la strada e decide di accompagnarla per un tratto. L’uomo le insegna parecchie cose sulla sopravvivenza nell’ambiente ostile, l’aiuta a uscire dagli schemi mentali che possedeva già

e le dà una nuova visione della vita innescando in lei un processo di de-socializzazione molto particolare.

Alla fine, Robyn è riuscita a raggiungere l’Oceano Indiano, dove finalmente ha potuto immergersi nell’acqua e realizzare che ce l’aveva fatta.

Ciò che si apprezza maggiormente di questo libro è l’onestà con cui Robyn racconta le sue esperienze. Non romanticizza il suo percorso, non nega le sue difficoltà né le sminuisce, ed evita accuratamente di esagerarle solo per fare colpo sul lettore. Ho trovato la storia molto realistica e sincera, come la sua autrice, che è riuscita a traslarla nelle pagine di questa autobiografia.

Infine, è uscito anche un adattamento cinematografico basato sul libro, chiamato “Tracks – Attraverso il deserto”, del 2013 che ripercorre la storia di Robyn Davidson, interpretata dall’attrice australiana Mia Wasikowska.

Delia Covato

© Riproduzione riservata
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