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Psicofarmaci: quando servono e le paure più diffuse

Tempo di lettura: 2 minuti

I disturbi psicologici sono sempre più diffusi in Italia e non solo e, nella vita, è molto probabile avere almeno un disturbo, come l’ansia o uno stato depressivo.

Per questo negli anni è aumentato l’uso di psicofarmaci associati alla psicoterapia, ma nonostante ciò non sono diminuite le paure e i tabù sulle terapie farmacologiche.

Per alcuni è ancora uno stigma aver bisogno di trattamenti farmacologici per star meglio, anche se è dimostrato che sono un valido supporto alla psicoterapia per migliorare i sintomi e i disturbi.

Cerchiamo di capire quando è consigliato prendere gli psicofarmaci, come accompagnano la psicoterapia e quali sono le paure più diffuse a riguardo.

Quando serve prendere gli psicofarmaci?

Il primo passo per star meglio e uscire dal tunnel di un disagio emozionale o mentale è sicuramente la psicoterapia.

Tirare fuori i propri problemi e analizzarli con uno specialista è per la maggior parte delle persone l’unico strumento necessario per tornare a star bene.

Lo psicoterapeuta ormai lo si può trovare anche online: clicca qui per scoprire Serenis che, dopo un questionario conoscitivo gratuito, ti affiancherà lo psicoterapeuta migliore per le tue esigenze.

Ci sono casi, però, in cui il disturbo è talmente forte da invalidare la normale vita del paziente. Se i sintomi condizionano negativamente il lavoro e le relazioni e se anche la psicoterapia (per un periodo di almeno 6 mesi o 1 anno) non riesce a far tornare il paziente a una buona qualità della vita, allora il terapeuta potrà valutare l’integrazione degli psicofarmaci. Dovrà quindi essere proposto al paziente di consultare uno psichiatra per trovare il farmaco più adatto e farsi prescrivere il percorso migliore.

Psicoterapia o psichiatria?

Come visto, gli psicofarmaci possono essere un supporto alla psicoterapia, perché non è facile fare progressi nella propria crescita personale quando si lotta con sintomi invalidanti come attacchi di panico, depressione e molti altri disturbi di salute mentale.

Placare i sintomi aiuta a poter andare avanti nella psicoterapia puntando ovviamente alla loro graduale riduzione e eliminazione ove possibile.

Lo psicoterapeuta non può però prescrivere i farmaci né tanto meno indicare il percorso farmacologico da seguire, per questo bisogna affiancare le sedute con uno psichiatra.

Andare dallo psichiatra è spesso stigmatizzato quando in realtà non c’è nulla di cui vergognarsi: questa figura medica ha bisogno di conoscerci meglio per capire di cosa abbiamo bisogno e aiutarci, che sia solo per qualche settimana, dei mesi o degli anni.

Per fare una similitudine, quando si ha la febbre non si ha vergogna a farsi dare una tachipirina. Allo stesso modo, se soffro di un’ansia paralizzante non devo aver timore a ricorrere ai tranquillanti, sempre sotto le indicazioni dello specialista.

Perché fa paura prendere gli psicofarmaci?

A volte la paura che vengano prescritti psicofarmaci (che siano ansiolitici, antidepressivi o antipsicotici) blocca le persone nell’iniziare un percorso di psicoterapia. Questo anche perché non è sempre chiara la distinzione fra psicoterapeuta e psichiatra. Per tranquillizzarsi è bene discuterne con il proprio terapeuta e confidargli i propri timori nell’usare i farmaci. Sarà lui a capire se i farmaci sono in effetti la strada migliore e come affrontare il percorso, affiancandosi a uno psichiatra.

Anche la paura degli effetti collaterali è un fattore da considerare. In genere, i farmaci sono ben tollerati anche se a volte possono avere qualche controindicazione. Se ci si pensa, però, ogni farmaco ha i suoi effetti collaterali e non significa che siano pericolosi o che tutti li manifestino.

Infine, molti hanno paura della dipendenza ma grazie alla psicoterapia e al controllo dello psichiatra, gli effetti di dipendenza possono essere tenuti sotto controllo.

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