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Cgil e Spi Cgil. Pannolini e pannoloni: ripristinare raccolta

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La situazione dei rifiuti sta segnando gravemente la condizione di vita dei cittadini sopratutto delle categorie più deboli e di chi vive già una condizione di difficoltà quotidiane. La situazione è ormai fuori controllo con le città sovrastate dalle discariche in ogni angolo di strada, con tutte le conseguenze sul piano igienico e sanitario a livello generale. Tante le responsabilità a tutti i livelli, in particolare quelle del governo regionale che si è insediato ad inizio mandato con una situazione già critica che in tutti questi anni non ha saputo risolvere. Ora però occorre rimediare anche parzializzante ai disagi trovando soluzioni che non devono ulteriormente aggravare la condizioni di chi vive particolari situazioni di disagio. Per questo, affermano i Segretari Generali CGIL e SPI CGIL Ragusa, riteniamo grave la scelta di non raccogliere i pannolini e i pannoloni attraverso il sistema del porta a porta, così come previsto dal capitolato di appalto.
Chi produce pannoloni sono le famiglie che hanno anziane e anziani o persone disabili non autosufficienti per i quali conferire questo genere di rifiuti significa farsi carico di un aggravio non da poco.
Ci sono poi nuclei familiari di soli anziani che non dispongono di mezzi per una mobilità autonoma, per i quali il conferimento nei punti dedicati, sia a Vittoria che a Scoglitti, diventa impossibile. Chiediamo all’Amministrazione Comunale di trovare al più presto una soluzione affinché si possa evitare questo ulteriore disagio per le persone non auto sufficienti e per chi le assiste. Comprendiamo le difficoltà di carattere generale ma occorre trovare una soluzione immediata, chiedendo alla ditta appaltatrice di svolgere il servizio secondo le previsioni del capitolato di appalto pagato dalla collettività per più di sette milioni di euro l’anno. Diversamente il Sindacato dei Pensionati della Cgil avvierà ogni iniziativa per evitare una ingiustizia a danno di persone fragili e delle loro famiglie costretti a fare i conti quotidianamente con una realtà di sofferenze quasi sempre senza sostegno sociale alla condizione di non autosufficienza.

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