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La recessione che verrà…di Giannino Ruzza

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Il prossimo inverno, stando così le cose, sarà all’insegna delle ristrettezze per buona parte d’Europa, in particolare in alcuni paesi come Ungheria,  Slovacchia e Repubblica Ceca. Ma a soffrire più di altri sarà la Germania. E’ evidente che se verrà interrotta la fornitura del gas russo per un anno, buona parte dei paesi dell’Eurozona dovrà giocoforza tirare un po’ la cinghia, riducendo il consumo del prezioso combustibile, che per il solo riscaldamento delle abitazioni, sarà almeno di 3 gradi. Certo, dipenderà da quanto freddo farà l’inverno prossimo, dal momento che le condizioni climatiche peseranno parecchio sui consumi. Una significativa quanto necessaria riduzione di gas e energia elettrica che metterebbe in ginocchio le previsioni di crescita del Vecchio continente. Si stima, ad esempio, che la Germania, con il conflitto russo-ucraino in atto, potrebbe lasciare sul piatto dal 3 al 6 per cento del Pil nel 2022 (le previsioni di crescita prima dell’invasione, erano al più 2,7 per cento) a causa della maggiore dipendenza dal gas russo e l’interconnessione delle sue reti con il Paese euroasiatico. Un mezzo collasso per l’economia tedesca. Sulla stessa linea di pessimismo si è espressa anche la Bundesbank, la banca centrale tedesca, che nell’ultimo comunicato mensile ha avvertito che “ un embargo sul gas russo inciderebbe di 5 punti sul prodotto interno lordo nel 2022, il che provocherebbe un deciso aumento dei prezzi dell’energia e causare una delle recessioni più profonde degli ultimi decenni”. A ciò vanno aggiunte le previsioni di inflazione in Europa. Lo stesso FMI prevede che l’inflazione nel 2022 raggiungerà il 5,5% nelle economie avanzate e il 9,1% nelle economie europee emergenti. Dunque la domanda che ci si pone è la seguente: come potrebbe l’Europa coprire circa 66 milioni di metri cubi di gas di domanda globale? La risposta è molto semplice e non lascia alternative: i governi dovranno ricorrere al razionamento dei consumi. L’effettivo deficit di gas dipenderà da vari fattori difficili da prevedere, oltre alle già citate condizioni meteo, le risposte politiche specifiche adottate da ciascun Paese, e la loro capacità di sostituire il gas russo con quello di altri paesi fornitori. In sofferenza anche le previsioni di crescita dell’Eurozona per il 2023 stimata a meno 3 per cento, contro una previsione antecedente il conflitto del più 2,3 per cento. Meglio di tutti, certamente se la passerà la Francia, grazie all’energia prodotta dalle sue diciannove centrali elettronucleari. E’ evidente che ai transalpini l’energia, al di là di ogni previsione, costerà in ogni caso, di meno.

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