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Colombia. Massacrate 11 persone scambiate per dissidenti FARC

Tempo di lettura: 2 minuti

Le organizzazioni sociali colombiane chiedono che si indaghi sul massacro di Puerto Leguízamo (Putumayo), in cui sono state uccise altre 11 persone indigene, afrodiscendenti e sindacali. Denunciano che l’esercito colombiano ha fatto fuoco, uccidendoli, 11 abitanti della comunità contadina di Puerto Leguízamo, presumendo che fossero dissidenti delle FARC. Mentre il Putumayo Human Rights Network ha specificato che l’identità di alcune delle vittime ha assicurato che erano  membri riconosciuti della Comunità. Tra le vittime, il presidente del Community Action Board della Vereda Remanso, Didier Hernández Rojas, che era stato “eletto nel processo di nuovi dignitari della comunità”. Morti anche la moglie del presidente del consiglio, Ana María Sarria Barrera, un minore di 16 anni, il  governatore del Cabildo Kichwa, Pablo Panduro Coquinche e Oscar Olivo Yela. Altre vittime non sono state identificate, a causa degli ostacoli che l’esercito colombiano impone durante le indagini. Anche il lavoro svolto dalle organizzazioni per conoscere la verità sull’accaduto resta molto difficile da svolgere, senza intralci. Sulla base di tutto ciò, il Putumayo Human Rights Network chiede che venga avviato un processo di “missione di indagine e di verifica sul campo”, tenendo conto del diritto della comunità ad essere assistita.

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