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Vittoria, Sequestrati beni per 5 milioni di euro a imprenditore

Tempo di lettura: 2 minuti

Beni per cinque milioni di euro sono stati confiscati all’imprenditore vittoriese G.D., che oepra  nel settore del recupero e della trasformazione di materie plastiche. L’uomo  è ritenuto vicino all’organizzazione mafiosa denominata Stidda.

Il provvedimento è stato emesso dalla sezione Misure di prevenzione del Tribunale etneo su proposta congiunta del procuratore e del direttore della Dia. Secondo l’accusa, l’imprenditore avrebbe implementato affari e patrimonio reimpiegando i proventi delle estorsioni del gruppo criminale che, colpito e disarticolato da operazioni e sentenze di condanna, aveva affidato il proprio «capitale» a insospettabili per reinvestirlo in attività economiche apparentemente lecite.

La figura dell’imprenditore, già condannato con sentenza definitiva nel 1994 dalla Corte d’Assise di Siracusa a quattro anni di reclusione per concorso in associazione mafiosa, riemerse in successive inchieste antimafia della Procura etnea. La prima nel 2015 con l’arresto di 17 soggetti, ritenuti appartenenti a un clan mafioso operante nella provincia ragusana e responsabili, a vario titolo, di associazione di stampo mafioso pluriaggravata, finalizzata alla commissione di estorsioni in danno di operatori economici impegnati nella raccolta di materiale plastico dismesso dai serricoltori, nonché di traffico illecito di rifiuti e detenzione e porto di armi comuni da sparo. La seconda nell’ottobre del 2019, nell’ambito della quale vennero eseguite misure cautelari nei confronti di 14 soggetti responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere di stampo mafioso pluriaggravata finalizzata alla gestione di rifiuti non autorizzata e per trasferimento fraudolento di valori con l’aggravante del metodo mafioso.

La confisca a carico dell’imprenditore ha colpito un patrimonio stimato in oltre 5 milioni di euro, compresi immobili, tre aziende operanti nel settore della raccolta e riciclaggio della plastica e autovetture. «Il risultato operativo – si legge in una nota congiunta della Procura distrettuale e della Dia di Catania – si inserisce nell’ambito delle attività istituzionali finalizzate all’ aggressione delle illecite ricchezze acquisite e riconducibili, direttamente o indirettamente, a contesti delinquenziali, agendo così a tutela e salvaguardia della parte sana del tessuto economico nazionale».

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