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Imprese in fuga da uno Stato persecutorio…l’opinione di Rita Faletti

Tempo di lettura: 2 minuti

E’ più importante il lavoro o il posto di lavoro? La domanda andrebbe rivolta alle organizzazioni sindacali che proverebbero a eluderla per non dover spiegare la differenza che passa tra le due cose, importante per comprendere fino a che punto e a chi soprattutto sia utile l’attività sindacale. Dunque, il lavoro è l’insieme di beni e servizi prodotti dalle imprese, il posto di lavoro coincide, invece, con la specifica prestazione del singolo lavoratore in un contesto aziendale. Ne consegue che la salvaguardia del lavoro è la principale garanzia della difesa dei posti di lavoro. Con la globalizzazione, la concorrenza e la possibilità di spostare la sede di un’azienda dove minore è il costo del lavoro, meno pesante la fiscalità, più rapidi i tempi del processo civile, meno vessatoria la burocrazia, migliori le infrastrutture, la delocalizzazione assume carattere di ordinarietà e, se non si è ipocriti, stigmatizzare il profitto, che è obiettivo dell’impresa, diventa un puro esercizio di ipocrisia e in alcuni casi perfino un alibi per il rimpallo di responsabilità. Non sono in grado di trovare soluzioni alla crisi occupazionale derivante dalla chiusura di siti produttivi, quindi, colpevolizzo l’impresa e la sanziono. Se in Italia giovani preparati e ambiziosi decidono di andare dove il riconoscimento delle loro capacità si accompagna a una maggiore gratificazione economica, significa che nulla è stato fatto per trattenerli e valorizzarli. Così, un’azienda che si sposti dove le condizioni sono migliori, rappresenta un fallimento delle istituzioni, delle organizzazioni sindacali e di una classe politica priva di idee, nonché una perdita per il paese. Colpevole della grave emergenza economica non è stata solo la pandemia, scoppiata quando la crisi di produttività durava ormai da decenni, ma la pervicacia con la quale, per tutelare i posti di lavoro, governi di diversa colorazione politica e sindacati, hanno tenuto in vita aziende moribonde con iniezioni massicce di denaro pubblico, vedi Alitalia che in 45 anni è costata al paese 12,6 miliardi. Sembra che la specialità italiana sia quella di dare ossigeno ad aziende che non sono in grado di stare sul mercato e per questo andrebbero abbandonate  al loro destino. Manca, inoltre, la cognizione del rapporto costo-opportunità: il denaro che usi per salvare un’impresa dalla morte certa li togli a un’altra che ha maggiori probabilità di successo. E’ sciocco spendere tempo e soldi in missioni impossibili. Sul versante posti di lavoro, è indubbiamente prioritario proteggere il lavoratore e il suo reddito. Ma come? Intanto superando la visione novecentesca del rapporto tra capitale, lavoro e politica e il vecchio dogma caro alle sinistre e all’alleato pentastellato, secondo cui la politica deve intervenire nella dialettica tra capitale e lavoro con finalità redistributive. Le diseguaglianze non si combattono con il Superbonus e il Cashback, di cui beneficiano le fasce di reddito medio-alto, non certo l’operaio o il disoccupato. Infatti, Draghi e il suo ministro dell’Economia, che non sono due pivelli e a differenza dei politici non hanno la necessità di lisciare il pelo alle lobby e alle incrostazioni di potere che dettano legge in questo paese, avevano espresso riserve su entrambe le misure. Che è la dimostrazione dell’esatto contrario di ciò che pensano coloro che identificano l’ex banchiere con il nume tutelare delle élite economiche. Quello che servirebbe mettere in piedi è un progetto di politiche attive, efficace e funzionante, che operasse nei territori dove la deindustrializzazione sembra essere un processo irreversibile, e realizzare un ambiente economico favorevole alla realizzazione di nuove iniziative imprenditoriali, non dimenticando che la scuola e l’istruzione hanno una valenza fondamentale. Il futuro è davanti ai nostri occhi, non alle nostre spalle. Le misure adottate finora si sono rivelate regressive, sia rispetto all’azienda, ingabbiata in un quadro normativo che ne ha frenato gli investimenti e le assunzioni, sia rispetto al territorio e al paese che ha disperatamente bisogno di crescere. Ricordo che senza crescita economica, la sostenibilità del debito pubblico non è garantita. Ora, mi pare che i sindacati si siano occupati prevalentemente di difendere i posti di lavoro in un’ottica autoreferenziale e tesa al mantenimento delle tessere più che dei posti di lavoro. E per concludere, che senso ha ripetere quello che è stato fatto finora se non ha funzionato?

 

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7 commenti su “Imprese in fuga da uno Stato persecutorio…l’opinione di Rita Faletti”

  1. Tonino Spinello

    Ho sempre criticato anche aspramente i sindacati per quanto non si sono mai preoccupati del lavoro e dei lavoratori se non politicamente in collusione!
    In nostro Draghi non essendo politico, la collusione non lo sfiora minimamente se non per salvare le apparenze. Come anche Draghi vivendo nella freddura del denaro, non può avere il calore umano che non è del sindacato, ma del lavoratore. Non ho ancora capito perché questo Draghi piace cosi tanto, se per il denaro o per la sua grande umanità verso le classi più deboli. Se però si vuole osannare Draghi perchè non gli piaceva il Superbonus e il Cashback, trovata che non piaceva al 90% degli Italiani e nel frattempo senza che nessuno ne faccia scoop, svende la più grossa azienda di cannoni alla Germania, allora facciamolo Santo subito e cosi lo avremo perpetuo. E questo solo di pochi mesi fa, se devo elencarli tutti rischio di non andare a letto. Il problema nel caso del lavoro e dei lavoratori dovrebbe essere politico, ma questo ormai mi sembra velleitario nel futuro prossimo, non possiamo contare sulla politica o sui sindacati e tantomeno sulla globalizzazione, dobbiamo contare (essendo inermi e incastrati) che certe persone stanno lavorando per bloccare questa rincorsa a schiavizzare il popolo!
    Non è possibile permettere ancora chiusure di aziende e multinazionali (se ne sono rimaste) che hanno estorto denaro pubblico cioè nostro e lasciato in mezzo alla strada migliaia di famiglie.
    Ma non condanno le grosse aziende o le multinazionali, che guardano solo ai profitti e le persone sono solo numeri, ma la politica collusa con il mondo finanziario che permette tutto questo.
    Non posso mai crederci che siano tutti cosi stupidi a dare concessioni come un assegno in bianco, non ci credo, mai e poi mai! Ora io chiedo: che senso ha perseguire quello che sappiamo?

  2. @Tonino Spinello
    e chi sarebbero questi “eroi” che, a Suo dire, “stanno lavorando per bloccare questa rincorsa a schiavizzare il popolo”? A Lei pare che l’immagine del popolo schiavizzato sia realistica? Si faccia un giro in Russia, in Corea del Nord, in Cina, in Birmania, nei Paesi arabi, a Cuba ( nel passato recente il paradiso della sinistra), nella maggior parte dei Paesi africani, in Medio oriente e via dicendo, poi decida che posizione occupa l’occidente nella scala delle libertà. A me pare, invece, che il problema dell’occidente sia una overdose di libertà, soprattutto nel parlare a schiovere.

  3. Tonino Spinello

    Non ho messo in dubbio le libertà dell’occidente Dott.ssa Faletti, metto in dubbio la possibilità che queste libertà li vogliono eliminare per uniformare i popoli e metterli tutti allo stesso piano. Chi più chi meno! Metto in dubbio la buona fede di questi personaggi che permettono un fuggi fuggi di risorse lavorative verso altri paesi dove il costo del lavoro non è massacrante, verso paesi che non devono pagare pensioni faraoniche sempre in aumento. Metto in dubbio il loro non rispetto della costituzione Italiana fondata sul lavoro. E perchè l’artigianato e le piccole imprese sono le più massacrate quando per secoli hanno mantenuto gli equilibri nel mondo del lavoro e nel mantenimento dello Stato. Hanno corteggiato e favorito le grosse imprese e le multinazionali per anni elargendo fondi importanti con la scusa di creare lavoro, ma i fatti sono quello che vediamo oggi. Cioè si sono preso tutto quello che c’era da prendere e se ne vanno verso altri lidi per lucrare fino a quando è possibile, tanto lo trovi sempre un paese che ti accoglie. L’artigianato Italiano ad esempio è il più invidiato al mondo ma stanno facendo di tutto perchè questo scompaia per favorire le produzioni alle grosse imprese e costringere una forza lavoro sottovalutata e osteggiata a chiudere. Ovviamente sono cosciente che l’argomento è molto complesso e molto articolato e si rischia di apparire infantile nell’esporre un discorso intrecciato in poche righe.

  4. Fatevene una ragione tutti. Chi ha una azienda, al primo posto c’è il profitto. Il costo del lavoro in Italia è impossibile, con la conseguenza che quel prodotto non tiene la concorrenza, troppe tasse, per colpa dei troppo privilegi a chi governa questa nazione. La aziende fanno bene ad andare altrove. Ormai il lavoratore italiano purtroppo non serve, meglio uno straniero, costa meno, è la contribuzione la paga lo Stato, o la Comunità Europea. Signori svegliatevi, siamo alla frutta. La classe politica ormai ha distrutto questa nazione. Ai giovani dico, andate all’estero, anche per lavapiatti, avrete un contratto, ferie, malattia, ecc. In Italia lavori precari, per serbatoio di voti. In Italia non avrete mai un futuro.

  5. È stessa cosa per la Sanità, troppi tagli per mantenere questa costosa classe politica. Pensate in Calabria due milioni di abitanti, terapie intensive in emergenza con 17 ricoveri. Se il Covid c’era negli anni 80, non se n’è sarebbe accorto nessuno. Guardate l’ospedale di Modica, negli anni 70, 80, ogni piano un reparto, a sinistra tutte donne, a destra tutti uomini, adesso ci sono 8 letti per reparto. Il pronto soccorso funzionava alla grande, chiamavi l’ospedale, in 10′ arrivava l’ambulanza. Adesso chiami il 118, smistare le chiamate, sbagliano strada, però precari in attesa di un contratto. La Sanità italiana era la numero uno al mondo. E lo scrivo per esperienza su mio padre ammalato negli anni 80.
    Mio padre fu curato per dodici anni. Se sarebbe successo in questi anni, in due anni spacciato. Ormai siamo alla frutta su tutto.

  6. Tonino Spinello

    Un’altra cosa, forse sono duro di comprendonio, ma cosa ha fatto Draghi di cosi tanto speciale in questi ultimi mesi? Tutti dicono che sta facendo un lavoro encomiabile come nessun uomo potrebbe fare, ma no ho compreso bene cosa ha fatto fino adesso!

  7. E’ piacevole leggere cose che ho sempre pensato e sostenuto. Aggiungerei anche che il problema delle imposte sulle società commerciali non è tanto l’IRES in sé – in quanto si paga solo sull’utile e il 24% attuale non è neppure così alto – ma piuttosto l’Irap che è un’imposta che può essere pagata anche quando la società non fa utili e che colpisce in particolar modo proprio le aziende che hanno più dipendenti in rapporto al volume di affari. Ho sentito dire ad un sindacalista della CISL che lo sciopero di CGIL e UIL era inutile perché la riduzione delle tasse invece che sull’Irap era stata spostata sull’Irpef ed era un grande successo.
    Cose che fanno rabbrividire. E fanno rabbrividire ancor di più quando si pensa che costoro sono i più strenui difensori della libera circolazione di beni e persone ma poi vogliono la legge contro le delocalizzazioni, difendono la globalizzazione e non vogliono sentire parlare di dazi ma poi vogliono la moneta forte, difendono l’immigrazione di massa e vogliono salari e stipendi alti… il tutto limitando la sovranità nazionale e il deficit di bilancio dello Stato. Insomma vogliono la botte piena e tutta la famiglia ubriaca.

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