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Lettera aperta a Marta Cartabia, Ministra della Giustizia

Tempo di lettura: 2 minuti

Intervenendo lo scorso 29 settembre a Bari, la Ministra Cartabia, affrontando il tema dell’edilizia dell’amministrazione giudiziaria, ha parlato di “ferita profonda” con riferimento al 2018 allorché le udienze dei processi venivano svolte in tende di emergenza per la inagibilità del Palazzo di Giustizia nel capoluogo pugliese. Ha quindi testualmente detto: “L’edilizia è un problema serio in tanti distretti di Corte di Appello. Sulla questione si giocano aspetti di funzionalità e di immagine che noi vogliamo veicolare del ruolo che ha la giustizia nella vita di un Paese. I luoghi parlano della vita che vi si svolge dentro – ha proseguito – quando ci sarà da costruire, da fare scelte, non trascurate gli aspetti così materiali, perché come tutte le cose umane, siamo fatti di anima e corpo e anche l’anima della giustizia passa attraverso i mattoni, i vetri, i legni di cui sarà fatto il nuovo Palazzo”.

Ebbene gentile Ministra, noi di quei luoghi parliamo da otto anni, abbiamo denunciato le ferite inferte a quei luoghi, a quei vetri, a quei mattoni, a quei legni dalla soppressione di trenta Tribunali e di altrettante Procure; abbiamo sottoposto ai  rappresentanti istituzionali che si sono succeduti  il fallimento della L. n. 148/2011 e il D. Leg.vo n. 155/2012 che proclamavano risparmi di spesa e incremento di efficienza di giustizia cui sono invece conseguiti sprechi di risorse e ulteriori, più gravi lungaggini giudiziarie; abbiamo denunciato la violazione del principio di prossimità fissato dal Trattato dell’Unione Europea come modificato dal Trattato di Lisbona; abbiamo denunciato infine l’abbandono di strutture giudiziarie, anche nuovissime, realizzate con l’impiego di importanti risorse a carico degli utenti. Lei, assieme all’anima, richiama il corpo della giustizia, e non si può non convenire. Converrà però che nel corso di otto anni, ed in particolare degli ultimi tre, si sono sprecate troppe chiacchiere sul ripristino dei Tribunali soppressi, alcune tradotte anche in formali accordi di governo, poi ridotte a carta straccia.

Oggi giacciono in Commissione Giustizia un ddl a firma della Sen. Felicia Guadiano, altro ddl a firma dell’On.le Elisa Scutellà ed altri ancora deliberati da diverse Assemblee regionali, tutti finalizzati a restituire dignità a trenta circondari cui è stata sottratta la funzione giurisdizionale. Il Presidente della Regione Sicilia Le ha recentemente chiesto un incontro per esporre gli aspetti più rilevanti del tema: non ha ancora avuto risposta.

Gentile Sig.ra Ministra, La meritata stima della quale Lei gode è tale da non poter far dubitare  della serietà dei convincimenti che Lei ha espresso a Bari. Le nostre istanze sono però parimenti fondate e serie. Se si vuole dare corpo ai sentimenti espressi si consenta un incontro, in Ministero, con il Comitato Nazionale che riunisce i trenta Tribunali soppressi affinché sia data finalmente una soluzione positiva ai problemi dei quali si dibatte da anni.

La ringrazio per l’attenzione che riterrà di dedicare a questa mia.

Con sincera stima.

Modica, 30 settembre 2021

Avv. Enzo Galazzo

(Dell’Ufficio Direttivo del Comitato Nazionale dei Tribunali soppressi)

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4 commenti su “Lettera aperta a Marta Cartabia, Ministra della Giustizia”

  1. Complimenti all’avv. Galazzo per la lettera inviata al Ministro della Giustizia a nome del Coordinamento Nazionale dei 30 tribunali soppressi. La speranza alle parole espresse dalla Ministra seguano i fatti sulla revisione della geografia giudiziaria fallita sin dal nascere. Intanto si provveda a firmare la convenzione tra la Regione Sicilia, per quanto riguarda, Modica, Mistretta e Nicosia, e la stessa Ministra, tra l’altro sollecitata più volte dal comitato del tribunale di Modica, senza mai avere riscontro. Il Presidente Musumeci faccia seguire i fatti come ha sempre promesso, senza perdere altro tempo. Sarà la volta buona?

  2. Italiano stanco.

    “…siamo fatti di anima e corpo e… ” come le persone innocenti mandate a processo usando ” il palazzo ” che si è fatto usare solo perché doveva produrre dei numeri utili a dimostrare la sua esistenza. Poi magari non si facevano indagini, si esercitava, indirettamente, una certa pressione professionale su chi avrebbe dovuto esaminare i documenti con attenzione e concentrazione, non ci si preoccupava se venivano seminati errori a destra e a manca denunciando pubblicamente di essere ” scarsamente professionali “.
    Una struttura così ” strutturata ” non serve a nessuno. Meglio tenerla chiusa anziché rovinare per sempre qualche essere umano che ” un’anima c’è l’ha “.

  3. E dopo le passerelle fatte da honesty del m5s, finalmente oggi l’avv. Galazzo interviene nella giusta direzione. Erano state solo passerelle e niente infarcito di fango in tutte le direzioni, ma i precedenti pseudopolitici della domenica hanno dimenticato l’essenza della richiesta, nelle ultime battute abbiamo anche ascoltato consiglieri locali dello stesso movimento che volevano utilizzare non si capisce per cosa quei locali finemente progettati e realizzati per diventare tribunale. Oggi ci affidiamo ad un “vero” governo che potrebbe, ripeto, potrebbe prendere in mano la questione e finalmente sanare la problematica che era stata creata con la chiusura. Grazie per l’impegno.

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