
Ho conosciuto Orazio quando avevo sei anni. Fu uno dei primi ad accogliermi alla “Giacomo Albo”, essendo un collaboratore scolastico dell’istituto.
Sin da subito s’instaurò un bellissimo rapporto; Orazio comprese subito la mia passione per il calcio.
Lui in quegli anni era magazziniere del “Vincenzo Barone” (stadio attiguo all’istituto). Ogni lunedì bisognava sistemare gli spogliatoi ed era suo compito farlo, io le ultime ore del lunedì avevo una maestra di inglese che non sopportavo, Orazio lo aveva capito e ogni lunedì in quelle ultime ore mi portava con lui allo stadio.
Lì trovavamo Paolo Di Gregorio, per tutti Paolone. Ogni lunedì per me era festa assoluta.
Uno dei ricordi più belli e indelebili che ho di Orazio è la storica promozione del Modica Calcio in C2 (stagione 2005-2006).
Volle che fossi io a consegnare la coppa nelle mani del mitico Impellizzeri.
Ricordo che Orazio chiese a mia madre di prestargli la nostra macchina per sfilare insieme in Corso Umberto. Con quel gesto, malgrado avessi le mie difficoltà, mi permise di festeggiare la vittoria del campionato come tutti gli altri.
IL RICORDO DI ORAZIO PITINO COLLABORATORE SCOLASTICO:
Come ho accennato all’inizio, ho conosciuto Orazio come collaboratore scolastico della G. Albo.
Come succede da sempre gli assistenti igienico-sanitari per i disabili nelle scuole arrivano sempre a lezione iniziata. Il loro compito è di supplire a questa figura.
Alla “Giacomo Albo” era Orazio che aveva questo compito. Una di quelle volte che mi portò in bagno, dopo aver fatto la pipì me la fece sgocciolare, io da sempre sono vile, da quel gesto in poi ripetevo a tutti: “Orazio me l’annaca”, potete immaginare lo stupore degli altri collaboratori scolastici e insegnanti, ma io sono fatto così non posso farci nulla.
LA CONDIVISIONE DELLA DISABILITA’:
Purtroppo qualche anno fa Orazio è stato colpito da una malattia che l’ha costretto in sedia a rotelle, credo che abbia accettato con rassegnazione la sua “nuova” condizione fisica ma ogni volta che ci incontravamo al campo sportivo a seguire il nostro amato Modica, Orazio scoppiava in un pianto ininterrotto, forse perché si trovava nelle mie stesse condizioni e aveva capito cosa provo sin dalla nascita.
Ogni volta vederlo piangere era un grandissimo colpo al cuore, ed io per sdrammatizzare gli dicevo “Razieddu u viri ca siemu parigghi”, e lui scoppiava in una grande risata. Ero felicissimo che con una semplice battuta riuscivo a cambiare il suo umore.
Carissimo Orazio, sono sicuro che hai già raggiunto la tua amatissima Concetta e conoscendoti le avrai già detto: “zonna finalmente siemu attonna ansiemi.
CIAO ORAZIO RIMARRAI SEMPRE NEL MIO CUORE!
Nele Vernuccio