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Campo. Ieri l’evento letterario su Vann’Antò a Ragusa

Una terra dove l’alta velocità sembra un’utopia: è proprio qua che si riesce a sognare il futuro e a partorire il futurismo più denso e libero”
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Se ci fossero stati Marinetti, Balla e Boccioni – più volte evocati durante gli approfondimenti storici e letterari – quella di ieri sera sarebbe stata una serata futurista in piena regola. Certo, nessuna scazzottata, nessuna provocazione, nessun posto assegnato volutamente alla stessa persona per il gusto di creare disordine, come era solito fare Marinetti, ma le parole in libertà c’erano tutte, le frasi all’apparenza sconnesse e disorientanti, lette con magistrale cura (cosa affatto semplice, anche per l’imprendibile resa grafica delle poesie) dall’attore Massimo Leggio, chiaramente hanno lasciato intendere la necessità per la prima avanguardia d’Italia di rompere col passato, di creare qualcosa di innovativo, di sovvertire tutte le regole del metro e della sintassi. Un pubblico attento, folto e interessato è entrato appieno nella parentesi più futurista di Vann’Antò e al poeta di Ragusa, al figlio del “picialuoru”, al custode di memorie e tradizioni, nel 130esimo anniversario della nascita, a cui è stata dedicata la tappa di ieri del “Tour letterario ibleo” che volutamente ha scelto come scenario inedito la dimora di campagna del poeta, quella stessa masseria ottocentesca poco fuori dalla città nella quale amava trascorrere le vacanze, i giorni di riposo, trovare ispirazione e conforto, lontano dalle incombenze messinesi. A raccogliere il testimone della memoria di Giovanni Antonio Di Giacomo (in arte Vann’Antò) è stata la pronipote Amalia Antoci, custode della dimora agreste, scopritrice e raccoglitrice di cimeli (libri, foto, memorie) che con cura e dedizione fa visitare la grande fabbrica con racconti inediti e focus irrinunciabili e che ieri ha reso una toccante testimonianza del Vann’Antò uomo, ricavato dalle fotografie in bianco e nero con la moglie, coi massari del luogo e gli amici di sempre. Il pungente e godibilissimo contributo di Andrea Guastella si é soffermato sul Vann’Antò del sottosuolo, delle miniere e della pece, che lo studioso avverte come attento osservatore di un mondo che osserva dall’alto. Ospite della serata Andrea G. G. Parasiliti, tra i più importanti studiosi di Futurismo, con alle spalle una recente pubblicazione sul Futurismo siciliano, “All’ombra del vulcano: il Futurismo in Sicilia e l’Etna di Marinetti” (Olschki, 2020). Nell’ultimo segmento programmato Stefano Vaccaro ha messo in luce il Vann’Anto pascoliano e a tratti crepuscolare, il poeta delle piccole cose, intimamente legato al contado, rispettoso del lavoro faticoso dei contadini che non smette di cantare nei suoi versi, il Vann’Antò instancabile operatore culturale, curatore di mostre quando a Ragusa nessuno si occupava di farle, profondo conoscitore del dialetto, dei cunti, delle tradizioni, degli indovinelli a cui dedica diverse pubblicazioni. A condurre con competenza ed eleganza l’intero evento è stata la deputata regionale del M5s di Ragusa, Stefania Campo, grazie alla quale il “Tour letterario ibleo” è divenuto in pochi mesi una realtà in grado di riportare alla luce testi e personaggi, di aprire luoghi, a far conoscere storie. In una serata sotto le stelle, andata sold out, rimane solo la poesia a rischiarare un tempo buio come la pece. “Poter vedere uno dei rari esemplari della balza siciliana stampata dalla tipografia Piccitto-Antoci e ascoltare le letture del manifesto futurista siciliano o di macchina + asina di Massimo Leggio – ha detto Stefania Campo – è stato davvero un privilegio. Grazie agli interventi di Andrea Parasiliti, sviscerare quello che fu il futurismo siciliano che grazie a Vann’Antó ebbe in Ragusa la sua base creativa legando nomi come quelli di Marinetti, Boccioni e Fillia, sembra quasi un controsenso in una terra che sembra non avere futuro e che usa i verbi al passato. Una terra dove l’alta velocità sembra un’utopia: è proprio qua invece che si riesce a sognare il futuro e a partorire il futurismo più denso e libero. Vann’Antó riesce a trovare nell’ispirazione futurista i valori della sua terra e delle sue origini”.

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