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Pensioni e reddito di cittadinanza. I numeri dell’area iblea

Carasi (Ust Cisl RG SR): "Rischio degenerazione in un mero sussidio a perdere"
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Secondo gli ultimi aggiornamenti disponibili, sono 2.807 le richieste di pensione di cittadinanza e di reddito di cittadinanza presentate sul territorio comunale di Vittoria, ne sono state accolte 1.965, pari al 70%. A Ragusa 1.976 richieste, accolte 1.421 pari al 72%. A Modica 1.119, accolte 871, pari al 73%. A Comiso, 1.221, accolte 847, pari al 69%. In tutta la provincia iblea, compresi i quattro Comuni citati quindi, sono state presentate 9.507 domande e ne sono state accolte 6.676. E’ la rilevazione che arriva dall’Ust Cisl Ragusa Siracusa che fa il punto sulle misure in questione e sull’utilità delle stesse. “Bisogna uscire dalla facile retorica dei ‘furbetti del reddito di cittadinanza’ – dice la segretaria generale dell’Ust Cisl Rg Sr, Vera Carasi – e avviare una seria riflessione fondata sui dati per capire quali sono i punti da migliorare della misura, in particolare per quanto riguarda il capitolo delle politiche attive del lavoro”. E Carasi prosegue: “Il reddito di cittadinanza nella sua impostazione teorica è stato sovraccaricato di funzioni. Il decreto istitutivo lo ha presentato come misura ‘fondamentale di politica attiva del lavoro a garanzia del diritto al lavoro, di contrasto alla povertà, alla disuguaglianza e all’esclusione sociale, nonché diretta a favorire il diritto all’informazione, all’istruzione, alla formazione e alla cultura attraverso politiche volte al sostegno economico e all’inserimento sociale dei soggetti a rischio di emarginazione nella società e nel mondo del lavoro. E tutto ciò ha fatto sì che il provvedimento venisse sovraccaricato anche di aspettative soprattutto rispetto alle ricadute occupazionali, ma è stato proprio l’inserimento lavorativo reale il vero punto di caduta della misura. Tuttavia, le difficoltà non provengono solo dall’offerta (scarse competenze e capacità dei disoccupati) ma anche da quello della domanda (disponibilità di posti e richieste da parte delle imprese)”.
Sulla base delle rilevazioni effettuate dal sindacato, “le politiche attive, quelle affidate ai centri per l’impiego e ai navigator – dice ancora la segretaria Carasi – hanno un’elevata probabilità di fallire nei contesti privi di opportunità d’impiego. Nella maggior parte dei casi, gli ‘avviabili’ al lavoro rischiano di trasformarsi da poveri in cerca di lavoro a lavoratori poveri e precari. Ecco perché, come Cisl, riteniamo che sia urgente intensificare gli sforzi, sennò è ben difficile che i patti di servizio e quelli di lavoro possano produrre risultati. In particolare, nella nostra realtà del Sud Italia il reddito di cittadinanza rischia di degenerare in un mero sussidio a perdere”.

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