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Torna il redditometro. Per Anc Ragusa scelta inopportuna

Tempo di lettura: 2 minuti

Abbandonato nel 2018, il redditometro, lo strumento finalizzato alla determinazione sintetica dei redditi delle persone fisiche, si prepara a tornare. Il Dipartimento Finanze del Mef ha avviato la consultazione pubblica sullo schema di decreto per la definizione delle nuove regole sui controlli fiscali, che si applicheranno a partire dal periodo d’imposta 2016. “Nonostante questa nuova operazione di restyling, nei confronti del ricorso al sistema dell’accertamento sintetico sulla base del contenuto induttivo di elementi indicativi della capacità contributiva, continuiamo a nutrire forti riserve e purtroppo – spiega il presidente di Anc Ragusa, Rosa Anna Paolino, riprendendo le perplessità manifestate dal presidente nazionale Marco Cuchel – i numeri dell’evasione fiscale nel nostro Paese ci dicono molto sulla reale efficacia di questo strumento”. Anc si è espressa sempre in modo critico sul redditometro, come pure sullo spesometro e sugli studi di settore, e non ha mancato di evidenziare i limiti degli stessi Isa, questo perché sono tutti sistemi che, ai fini dell’accertamento fiscale, si affidano al dato generale di tipo statistico e non esclusivamente al dato effettivo, compromettendo così l’azione di difesa da parte del contribuente.
“Il nuovo redditometro – afferma Paolino – cerca di incasellare all’interno di valori la cui natura è puramente statistica ogni voce di spesa e consumo dei contribuenti, e la strada della consultazione pubblica, con il coinvolgimento delle associazioni dei consumatori, sembra sostanziarsi più nella volontà di rafforzare la legittimità dell’adozione di questo sistema piuttosto che di raccogliere fattivamente suggerimenti e proposte migliorative. Negli anni, abbiamo assistito a molteplici evoluzioni del redditometro, protagonista, ogni volta, di interventi che avrebbero dovuto, almeno nelle intenzioni, migliorarne il funzionamento e l’applicazione. Dei contribuenti non c’è operazione di rilevanza fiscale che l’Amministrazione Finanziaria non abbia già modo di conoscere dettagliatamente attraverso le molteplici banche dati delle amministrazioni pubbliche. Il vero nodo, dunque, non è la mancanza di informazioni e dati ma riuscire a gestire in modo organizzato ed efficiente questo patrimonio di informazioni di rilevanza fiscale. Da questo, non si può prescindere se si vuole mettere in atto una attività di controllo che sia mirata, e non indiscriminata, e quindi realmente efficace a contrastare i fenomeni illeciti”.
“Il nuovo redditometro probabilmente – conclude Paolino – non avrà maggiore fortuna delle versioni che lo hanno preceduto, e comunque averne valutato la reintroduzione in un momento come questo, dove l’emergenza non è ancora alle spalle e dove difficile si delinea il post pandemia, non appare una scelta opportuna. Ancora una volta con rammarico si deve accertare l’incapacità della Pubblica amministrazione di centrare l’obiettivo. Non solo risulta essere sempre più affamata di dati ma oggettivamente è incapace di gestirli. La semplificazione è un sogno per il contribuente italiano sempre più irrealizzabile”.

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1 commento su “Torna il redditometro. Per Anc Ragusa scelta inopportuna”

  1. Calzavara Pinton Federico

    Ehehheheeh! Bisogna ridere? Avrei qualche domanda:
    Quando la PA ha fatto qualcosa di diverso dal ricercare imponibile con ogni mezzo, a prescindere dall’equità e/o verità?
    La presunzione semplice del redditometro diventa quasi assoluta dal momento che i giudici tributari dipendono quasi direttamente da una delle due parti?
    E come mai, senza arrivare in Commissione, ci sono molti istituti di accordo fiscale?
    Come si spiega che in tutta la legiferazione tributaria, si coglie la mancanza sia dell’errore (a meno di una conclamata oscurità della norma) che del danno subito dal contribuente?
    Il covid ha solo acuito alcune mancanze.
    La Corte dei Conti quattro anni fa conclamò che la pressione fiscale era insostenibile (non disse alta), e questo prima del fenomeno pandemico.
    Questo modus operandi sbarra la strada agli investimenti esteri ed alla fuga di quelli nazionali, a meno di attività necessariamente stanziali.
    Saluti a tutti

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