
La crisi finanziaria degli enti locali e, a cascata, la difficoltà sempre crescente, per le cooperative che si occupano di servizi socio-sanitari per conto dei Comuni, di garantire al meglio l’attività. E’ il tema su cui è stato centrato l’incontro promosso dalle centrali cooperative della provincia di Ragusa, Confcooperative, Agci e Legacoop, tenutosi lunedì pomeriggio nella sede Medicare a Ragusa. Sono intervenuti in videoconferenza i deputati nazionali Marialucia Lorefice, presidente della commissione Affari sociali della Camera, e il senatore Pino Pisani. Hanno partecipato in presenza i deputati regionali dell’area iblea Stefania Campo e Nello Dipasquale. Presenti, altresì, il vicepresidente di Anci Sicilia, Paolo Amenta, il segretario generale della Filcams Cgil Ragusa, Salvatore Tavolino, e il segretario territoriale della Fisascat Cisl Ragusa, Salvatore Scannavino.
“Il contesto complessivo, oggi – avevano spiegato Gianni Gulino per Confcooperative, Nanni Terranova per Agci e Pino Occhipinti per Legacoop nel presentare le ragioni per cui era stato convocato l’appuntamento – evidenzia difficoltà sul fronte delle risorse complessivamente destinate al welfare sia in merito alle competenze dirette, che negli ambiti che condizionano le scelte di welfare delle famiglie, delle Pubbliche amministrazioni e delle offerte sussidiarie della cooperazione sociale”.
Ma che cosa è emerso dal confronto? Intanto, il fatto che i pagamenti alle cooperative sono effettuati con pesanti ritardi; poi che le gare e gli accreditamenti, il più delle volte, non sono rispettosi dell’applicazione del Contratto collettivo nazionale; che eccessivi sono i crediti delle imprese nei confronti delle Pubbliche amministrazioni che, a loro volta, hanno difficoltà nel corrispondere le somme dovute, motivo per cui le imprese si trovano costrette, spesso e volentieri, a sostenere i servizi della Pa con proprie finanze. Inoltre, è stata evidenziata la stretta del sistema bancario che, nel momento in cui le aziende sono in crisi, non erogano i prestiti alle cooperative per consentire di fare fronte ai debiti per l’ordinario funzionamento e il pagamento di stipendi e contributi.
Emerge un meccanismo fuorviante: da un lato, per ottenere il pagamento delle fatture da parte delle Pubbliche amministrazioni, l’impresa deve avere adempiuto tutti i debiti nei confronti dell’erario; dall’altro, le cooperative che non hanno la forza finanziaria di anticipare somme consistenti, non possono ottenere i pagamenti dalle Pa. Insomma, il processo si è inceppato. E’ stato, altresì, spiegato che i Comuni e, in genere, gli enti locali predispongono i bandi di gara piuttosto che gli accreditamenti dei servizi socio sanitari non rispettando i dettami del Ccnl e, tra l’altro, aspetto ancora più complesso, prevedendo risorse finanziarie su cui, di fatto, non possono contare perché riferite a stanziamenti regionali o statali che chissà quando arriveranno.
Le centrali cooperative hanno evidenziato che, mettendo a bando tariffe al di sotto dei parametri contemplati dal Ccnl, non si tiene conto dei costi di gestione altissimi da parte delle cooperative che, tra l’altro, in periodo pandemico, in particolare per quanto concerne l’aspetto della sicurezza, sono lievitati ulteriormente. Alla luce del fatto che sembra di operare, per la stessa tematica, con tre legislazioni differenti, a livello nazionale, regionale e locale, le centrali cooperative e le organizzazioni sindacali dei lavoratori sono pronti ad attivare una mobilitazione complessiva per fare sì che, almeno per quanto concerne la pubblicazione dei bandi e le procedure di accreditamento, possa essere seguita una strada univoca.
Anche perché, è stato spiegato, a livello nazionale e regionale i servizi da gestire sono uguali per cui la proposta è quella di attivarsi per la predisposizione di un capitolato standard visto che, tra l’altro, il Ccnl di riferimento è unico. Altro argomento su cui si è spostato il confronto quello legato ai fondi della 328 e alle difficoltà delle cooperative riguardo l’erogazione dei pagamenti di quanto dovuto nonostante il regolare espletamento dei servizi. E’ stato deciso di creare, tra tutte le parti in causa, un tavolo tecnico che periodicamente si possa riunire per attivare una serie di percorsi finalizzati a risolvere tutte le questioni poste. “Fondamentale – sottolinea il vicepresidente Confcooperative Ragusa, Nello Aprile – anche alla luce degli stanziamenti programmati nei prossimi anni con il Recovery plan, che, attraverso la coprogettazione, si possano mettere le cooperative e gli enti locali nella condizione di implementare al meglio questi servizi e, più in generale, l’attività socio sanitaria di sostegno a chi ha bisogno”.
E il presidente provinciale Confcooperative Ragusa, Gianni Gulino, aggiunge: “Abbiamo ringraziato, intanto, tutti i partecipanti, dalla rappresentanza politica a quella sindacale, perché vuol dire che la questione è molto sentita. Il fatto, poi, che sia scaturita la proposta di apportare delle migliorie per la regolamentazione del terzo settore, sul piano legislativo e non solo, dovrebbe consentire alle imprese di gestire meglio le fasi più delicate che abbiamo affrontato. Cerchiamo, inoltre, di acquisire, nel nostro piccolo, maggiore potere contrattuale per favorire una soluzione condivisa attraverso la mobilitazione di tutte le parti in causa”.