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Festa della Donna. La nota della Cgil di Ragusa

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Graziella Perticone, responsabile delle Pari Opportunità della CGIL di Ragusa, si sofferma sui temi che caratterizzano oggi la “Giornata internazionale dei diritti della donna” esprimendo una lettura in chiave sociale, economica e politica rispetto alle conquiste fatte ma soprattutto guardando all’oggi; e poi ancora la donna vittima di quella parabola sempre più ascendente che va sotto il nome di “femminicidio”. L’8 marzo allora diventa un momento di riflessione e di condivisione utile per creare migliori condizioni di vita e prospettive di sviluppo. Ecco la nota:
“Le giornate che negli ultimi anni vengono dedicate alle donne sono l’8 marzo e il 25 novembre.
Per la prima, che per anni è stata considerata la “festa della donna”, se ne era sminuito notevolmente il significato. In realtà tale data rappresentando la Giornata internazionale dei diritti della donna ne vuole riconoscere le conquiste in ambito sociale, economico e politico, ricoprendo un valore sociale ed è un messaggio chiaro di incoraggiamento, di riconoscimento e di conquista.
Usiamo però il termine conquista perché qualsiasi obiettivo raggiunto da una donna viene spesso considerato tale e per molte donne, ancora oggi e anche nel nostro Paese, lo è ancora.
La cosiddetta Parità di genere, ormai istituita in molti settori, rappresenta purtroppo una limitazione e quasi una forzatura in ambienti spesso ancora poco attenti alle esigenze di tutte, non solo nella composizione di organismi previsti ma anche per la mancanza o la poca accortezza nella gestione di impegni, riunioni e organizzazione lavorativa.
La giornata dell’8 marzo dovrebbe ricordare a tutti gli enormi sacrifici che le donne, noi donne, compiamo per portare avanti una famiglia, per crescere i nostri figli, per garantire loro un reddito appropriato barcamenandosi in una cultura che, nonostante gli sforzi (pochi), non sempre riesce ancora a garantire welfare in grado di supportare chi vuole mantenere il proprio posto di lavoro senza compromessi.
Ma purtroppo anche l’ultimo anno di pandemia, a maggior ragione, ha colpito le donne: chi è stata fortunata e ha continuato a garantire la prestazione lavorativa in smartworking ha avuto l’enorme carico della gestione dei figli in DAD, ha sacrificato spesso periodi di lavoro per poterli seguire nelle attività didattiche e, ove nei casi in cui ci sono disabili e/o anziani, il carico di lavoro si è aggravato enormemente.
La situazione epidemiologica ha ulteriormente peggiorato la condizione occupazionale delle donne, e oggi il tasso di occupazione di queste ultime è inferiore di 17 punti rispetto a quello maschile. La strategia per poter ridurre il gap di occupazione potrebbe emergere in parte anche dai finanziamenti di Next Generation EU, nelle cui Linee Guida sono previsti interventi mirati.
Ma le azioni previste dal Piano nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) sembrano discostarsi e non considerare come prioritario questo aspetto anche in termini di servizi e di welfare: già la creazione di nuovi asili nido potrebbe facilitare l’occupazione femminile e rassicurare le mamme a riprendere con serenità la propria attività lavorativa. Per potere garantire la ripartenza e la ripresa della post pandemia è necessario il coinvolgimento di chi, quotidianamente, si occupa di organizzazione familiare : sono necessarie più donne a tutti i livelli (politico, organizzativo, ecc).
Il 25 novembre è invece la giornata contro la violenza delle donne: conosciamo tutti i numeri agghiaccianti di un fenomeno che è in continua crescita.
L’elevato numero di femminicidi in Italia allarma la nostra società: incontri, protocolli, manifestazioni purtroppo non riescono ad arginare un problema che, molto probabilmente, ha origini più profonde e che riflette l’incapacità di alcuni uomini di adeguarsi alle donne che, con il loro lavoro, la loro cultura e la loro determinazione, stanno dimostrando di sapersi affermare nonostante gli ostacoli posti dalla società.
Manca una buona educazione di genere, manca la presa di coscienza da parte di questi uomini che si trovano in una società mutata, in cui la donna ha acquisito una maggiore consapevolezza delle sue capacità che sono infinite e dei suoi diritti-
Ma la violenza non è solo quella fisica ma anche quella verbale, quella evidenziata dai comportamenti, dai gesti e dalle prassi: gesti usuali che feriscono, che non gratificano e che spesso si pongono come blocchi nella crescita personale e sociale delle donne.
Quindi le due giornate sono collegate: la donna ne è il soggetto principale e, anche se per aspetti che sembrano essere discostanti, le due date sono fra loro collegate. Spesso una violenza è il frutto del tentativo di una donna di reclamare la propria indipendenza e di sottrarsi ad un marito prepotente.
Il ruolo delle Istituzioni scolastiche in questo ambito è ampio: negli ultimi anni, con la legge 107/2015 il Miur ha introdotto l’obbligo di educazione alla parità di genere nell’ambito del Piano dell’Offerta Formativa.
Fra le azioni proposte nasce anche il mese dello Stem il cui obiettivo è quello di promuovere le discipline STEM (Science, Technology, Engineering, and Mathematics) nelle scuole di ogni ordine e grado; superare lo stereotipo che le studentesse siano più portate per le materie umanistiche ha influenzato enormemente le scelte compiute da queste ultime a discapito delle materie in ambito scientifico.
Conosciamo tutti le scienziate che si sono affermate a livello mondiale: Margherita Hack, Rita Levi Montalcini, Samantha Cristoforetti e tante altre.
Partendo da questi esempi, che rappresentano una piccolissima parte di un universo molto più ampio che racchiude tutte le professionalità, possiamo affermare che queste donne possono e devono essere d’esempio per tutti noi.
Ma gli esempi li possiamo osservare anche tra chi ci circonda: tantissime altre donne con i loro sacrifici giornalieri, con le loro piccole battaglie quotidiane, con il loro lavoro, sono e devono essere una dimostrazione della nostra forza di volontà che tutte noi abbiamo e che deve esserci riconosciuta in quanto esseri umani con gli stessi diritti e gli stessi doveri senza nessun’altra forma di discriminazione.”

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