
Sono terrorizzati dal Covid al punto da avere praticamente azzerato la propria vita sociale. Hanno paura di finire in ospedale, essere intubati e di non avere nessuno accanto al momento del trapasso, ma la prima preoccupazione è per i propri cari che hanno paura di poter infettare. Hanno visto le loro vite cambiare radicalmente, ma hanno imparato a usare tutte le tecnologie disponibili per restare in contatto con familiari e amici, mentre i due terzi sono in attesa del Servizio sanitario nazionale perché non possono permettersi il privato. Hanno avuto gravi difficoltà ad effettuare le visite specialistiche in itinere, gli esami diagnostici, gli interventi già programmati, i controlli oncologici e, in un caso su tre, sono stati costretti a ricorrere a strutture private pagando di tasca propria. Si fidano delle istituzioni e tendenzialmente giudicano corrette e utili le azioni e le strategie messe in atto negli ultimi mesi dal governo centrale e dalla Regione.
Questo il quadro che emerge da un sondaggio d’opinione condotto da Anteas Ragusa su un campione di cento over 65 del territorio per analizzare le paure e le difficoltà che la popolazione anziana dell’ambito locale sta incontrando in questo lungo periodo di pandemia. “La vita degli over 65 – dice il presidente Anteas, Rocco Schininà – è drasticamente cambiata dall’inizio della pandemia: la maggior parte ha finito col vivere questi mesi in un lockdown permanente, vedendo ridotta o addirittura completamente azzerata la propria vita sociale nella quotidianità: una delle più pesanti limitazioni è rappresentata dal non poter più viaggiare, per alcuni ha pesato soprattutto la difficoltà a contattare i medici e gli specialisti. Una parte minima, invero, lamenta la difficoltà a incontrare i propri cari e c’è pure chi ha sofferto per la mancanza di attività fisica, incluso il ballo all’interno del proprio centro anziani; alcuni, inoltre, hanno avuto difficoltà a comunicare con gli uffici pubblici, mentre solo una piccolissima parte ha dichiarato di non aver riscontrato grandi cambiamenti nella propria vita quotidiana”.
Molte delle difficoltà incontrate in questo periodo sono legate alla gestione della propria salute, con il 6% che ha avuto difficoltà ad “approvvigionarsi” regolarmente delle medicine, e il 38% che ha incontrato difficoltà a restare in contatto con il proprio medico di famiglia. Il principale sistema per comunicare con quest’ultimo è stato il cellulare del medico (47%) seguito dal telefono fisso dello studio (45%), dall’uso di Whatsapp (28%) e dalla email (24%); ma c’è anche chi, tuttavia, non ha rinunciato a frequentare fisicamente lo studio medico (29%). C’è poi chi ha dichiarato di essere affetto da patologie croniche. Tra queste le più diffuse le patologie cardiovascolari (per il 43%), seguite da quelle reumatologiche (19%), dalle patologie metaboliche (18,8%), dell’apparato respiratorio (15,7%) e urologiche (15,4%). A seguire le patologie oculistiche (che interessano il 15% del campione), quelle oncologiche (9,2%), quelle neurologiche (7%).