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Imprese e internazionalizzazione: gli errori da non fare

Tempo di lettura: 4 minuti

Sempre più aziende italiane decidono di espandere il proprio raggio d’azione oltre i confini nazionali, sfruttando i vantaggi che offre l’internazionalizzazione. Secondo i dati del report ICE 2018-2019, infatti, il 60% delle piccole imprese fino a 10 dipendenti esporta i propri prodotti e servizi, e tale percentuale sale all’80% se si prendono considerazione le medie imprese che hanno fino a 50 dipendenti.

Chi sceglie di operare nell’export vede spesso aumentare il proprio fatturato perché incontra nuovi mercati sui quali offrire i propri prodotti, incrementa le proprie dimensioni per competere contro player più importanti, usufruisce delle materie prime e magari anche più accessibili di altri Paesi, crea una rete più fitta di fornitori e clienti e permette al proprio brand di acquisire importanza. Ma quali sono gli errori più comuni e che bisognerebbe evitare a tutti i costi per non avere problemi? Eccoli di seguito.

Gli errori da non commettere

Ci sono alcuni accorgimenti da seguire quando si decide di internazionalizzare la propria azienda, per evitare di incappare in errori che possono compromettere anche in modo grave il proprio operato all’estero. Gettarsi a capofitto in un mercato diverso da quello nazionale o comunque abituale è senza dubbio emozionante, ma spesso porta a errori di valutazione: per questo motivo bisogna studiare sempre con grande attenzione la destinazione verso cui si vuole esportare i propri prodotti; inoltre, mai dare nulla per scontato: se alcuni fattori nel proprio Paese risultano essere dei punti di forza, è possibile che non lo siano anche all’estero, motivo per cui è necessario valutare sempre la reale domanda, la concorrenza, i costi e tutte le altre sfaccettature del mercato di riferimento.

Un altro errore molto diffuso tra le aziende esportatrici consiste nel non adeguare la propria comunicazione agli standard del Paese in cui si vuole fare business. Bisogna sapersi rapportare in maniera adeguata con clienti e fornitori che parlano una lingua diversa, motivo per cui può essere utile richiedere l’assistenza di un traduttore professionale per mezzo di servizi appositi come Global Voices ad esempio, per affrontare senza problemi questo aspetto. Così facendo sarà possibile realizzare ad esempio delle campagne pubblicitarie realmente efficaci anche all’estero.

Spesso, inoltre, chi comincia ad operare all’estero pensa che esista solo Google e, nel costruire il proprio sito web di riferimento per l’estero, segue soltanto le regole SEO che valgono per l’Italia; anche questo è uno sbaglio dal quale tenersi alla larga. Google è il motore di ricerca più utilizzato al mondo, è vero, ma in alcuni Paesi sono molto più in vista altri motori di ricerca che in Italia sono totalmente sconosciuti: in Russia ad esempioviene usato più Yandex, in Cina Baidu, in Giappone Yahoo! Japan, mentre in Corea del Sud il più utilizzato è Naver. Per questo motivo è bene informarsi a dovere sulla SEO con un approccio internazionale.

Infine, un errore madornale sarebbe quello di non studiare in maniera approfondita la legislazione commerciale vigente nel Paese in cui si vuole portare il proprio business, una mancanza che può portare a conseguenze spiacevoli in caso di violazioni, come limitazioni sull’attività imprenditoriale o il rischio di soccombere in eventuali contenziosi, con l’ulteriore effetto di subire anche danni di immagine non indifferenti.

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