
Bello, cerimonioso e inconcludente l’incontro europeo di venerdi, al quale ha preso parte per l’Italia il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte. Si è trattato in pratica di un formale e vuoto scambio di idee. Risultati? Nessuno. Tutto rinviato a luglio. C’è sempre tempo, per prendere e perdere tempo. Fra un mese, dunque, sarà presa una decisione definitiva su come ripartire la cascata di miliardi tra i Paesi europei colpiti dal Coronavirus? Ma quando mai. A luglio si consumerà un altro incontro per accumulare altra perdita di tempo.
– Ma come sarebbe a dire? Mentre i Paesi più bisognosi di interventi, Italia in primis, sono economicamente in agonia, questi signori del potere scherzano?
– Calma e gesso. Non scherzano. Sanno benissimo che, in caso di fallimento di questo mega progetto economico-finanziario, l’Europa franerà, ma, in verità, non possono fare a meno di tergiversare e prendere tempo per cercare in qualche modo di mettere in frigo i bollenti spiritidi Austria, Olanda, Danimarca e Svezia che, per quanto riguarda il Recovery Fund, ostentano dubbi e incertezze inquietanti.
Dice: ma sono in minoranza, qual è il problema? Purtroppo non è così, in quanto le decisioni del Consiglio europeo vanno prese all’unanimità. Alla fine, molto probabilmente, si arriverà ad un compromesso che, a parte le ricadute negative che esso potrà produrre in termini di cifre e condizioni a danno del nostro Paese, comporterà, purtroppo, altra perdita di tempo. Per non dire che, una volta superato questo non facile ostacolo, prima di passare alla fase operativa, occorre, comunque, fare ratificare le decisioni adottate dal Consiglio Europeo dai Parlamenti.
A volere essere realisti, dunque, nessuno può ragionevolmente immaginare di vedere arrivare in Italia “una prima parte di soldi” prima di settembre del 2021.
Chi ha bleffato dichiarando pomposamente “nessuno sarà lasciato indietro”, ha rimediato la parte del millantatore. I fatti che hanno già distrutto le aspettative di milioni di uomini, donne e giovani, questi sono, e non ci sono chiacchiere che possano farli diventare diversi.
Conte è alla frutta. Anche i suoi alleati sono stanchi di lui e delle sue magagne. Clamorosa la gaffe rimediata dal narciso premier nel teatrino degli Stati Generali. Nella fretta di mostrarsi uomo di grande cultura, dotto e competente, cita impropriamente, rimediando un autogol, la frase del noto economista britannico John Maynard Keynes:”Nel lungo periodo … siamo tutti morti”. Già!