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Il presunto assassino di Lucifora, Modica, movente passionale

Ci sarebbero motivi passionali alla base dell’omicidio  di Peppe Lucifora, il cuoco ucciso lo scorso 10 novembre a Modica, e che ha portato all’arresto di Davide Corallo, carabiniere di 39 anni di Giarratana. Corallo, in servizio presso la stazione di Buccheri, nel siracusano, era stato iscritto nel registro degli indagati il 13 febbraio scorso. Interrogato per diverse ore, aveva confermato di conoscere il cuoco e di essere stato a casa sua negando, però, di averlo ucciso. Fin dal giorno seguente all’interrogatorio e all’avviso di garanzia, è stato dichiarato temporaneamente non idoneo al servizio militare incondizionato.

A determinare la svolta nelle indagini sono stati i risultati delle tracce di Dna raccolte dal Ris di Messina all’interno della stanza dove era stato trovato ucciso il cuoco. L’indagato, durante il lungo interrogatorio al quale era stato sottoposto tra il 13 e il 14 febbraio scorso, alla presenza dei suoi legali, aveva sempre escluso la sua presenza nel luogo dell’omicidio il giorno dell’uccisione di Peppe Lucifora, sostenendo di averlo incontrato nei giorni antecedenti.

Gli elementi emersi dall’autopsia  e dagli esami tossicologici rinvenuti nella camera da letto di  Lucifora avrebbero fornito elementi utili per ricondurre, secondo l’accusa, la presenza del carabiniere in quell’abitazione nell’arco di tempo in cui il delitto è stato consumato. Secondo  l’esito dell’esame autoptico,  Lucifora era stato colpito con violenza tanto da fargli perdere i sensi e lo aveva soffocato strangolandolo con la mano destra. La vittima fu trovata parzialmente vestita.

«I motivi del gesto sono da ricondurre a verosimile movente passionale, attesi i rapporti pregressi con la vittima»: questo sarebbe il movente.     Ad eseguire l’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal Gip di Ragusa, Eleonora Schininà, su richiesta del sostituto procuratore Francesco Riccio, sono stati i colleghi dell’indagato del nucleo
Investigativo del comando provinciale di Ragusa e del nucleo operativo e radiomobile della compagnia di Modica.

All’identificazione di Corallo  si è arrivati anche  grazie «al determinante apporto del reparto speciale dell’Arma preposto alle investigazioni scientifiche, il Ris di Messina, il repertamento e l’analisi tecnica dei campioni biologici da parte di quest’ultimo, assieme ai segni di particolare violenza evidenti fin dall’inizio sul corpo della vittima e agli elementi acquisiti nel corso delle indagini più tradizionali».

 

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