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“Didattica a distanza”, intervista alla professoressa Vindigni

Intervista effettuata da Nele Vernuccio alla professoressa Claudia Vindigni docente dell’Istituto Tecnico Archimede  di Modica sulla “didattica a distanza” che si sta utilizzando in questo periodo.

 Prof. ci può spiegare in cosa consiste la didattica a distanza?

Ho una particolare predilezione per la tecnologia e, quindi, mi fa piacere avere la possibilità di parlare con lei di questo argomento. Quando si sono chiuse le scuole all’improvviso, eravamo un pò sbandati e non sapevamo bene da dove cominciare. Abbiamo avuto una riunione su Google Meet con il Dirigente scolastico e con tutti i docenti dell’ istituto  dove insegno, l’Archimede, per raccordarci. Sapevamo che il registro elettronico sarebbe stato il tramite tra noi e i nostri ragazzi per fornire loro del materiale, ma serviva uno strumento che ci permettesse di interagire con loro. Abbiamo conosciuto l’app Zoom, abbiamo imparato a usarla velocemente con un passaparola formidabile tra colleghi e, nel giro di pochissimi giorni, abbiamo iniziato a utilizzarla con successo anche con gli alunni. Adesso la usiamo senza limiti di tempo e con le mail istituzionali che l’Istituto ha fornito ai docenti e con tutta una serie di precauzioni che ci aiutano a preservare la privacy dei nostri studenti.

Secondo la sua esperienza è più funzionale il metodo d’insegnamento tradizionale?

Non si può dire che l’insegnamento a distanza sia assimilabile all’insegnamento in presenza. Non penso che si possa mai sostituire l’insegnamento fatto anche di espressività e gestualità, con l’insegnamento in videoconferenza. Però rispetto ad una diretta streaming in cui il ragazzo diventa spettatore passivo di quello che sta ascoltando, ritengo che una videoconferenza con strumenti come Zoom o Google meet, sia molto vicino alla realtà. L’alunno come se fosse in classe, può alzare la mano, può intervenire, condividere un contenuto e fare domande, sottolineare una parola sul foglio condiviso dal docente per evidenziare il suo dubbio ed avere chiarimenti, eseguire un esercizio come se lo stesse facendo alla lavagna…Non si può pensare in futuro di poter sostituire l’insegnamento in presenza con queste forme di interazione a distanza, ma penso che in una situazione di emergenza si possano e si debbano utilizzare. Anzi spero adesso che sono state sperimentate,  che non siano più abbandonate. Per la buona riuscita della DAD la mia scuola inoltre ha immediatamente fornito, agli studenti che ne facevano richiesta,  i tablet del laboratorio 3.0 in comodato d’uso e anche dei pc. Inoltre devo dire che anche i nostri insegnanti di sostegno stanno facendo un ottimo lavoro seguendo tutti gli alunni disabili non solo partecipando alle lezioni con i docenti curricolari e con il resto della classe, ma anche riservandosi momenti di studio pomeridiano con questi ragazzi.

Questo nuovo tipo d’insegnamento si potrebbe continuare a usare oltre questo periodo?

Penso che questo tipo di didattica almeno nei prossimi anni accompagnerà quella tradizionale. Spero che sia usata anche per consigli di classe o dipartimenti disciplinari. Lo abbiamo già sperimentato in questi mesi: le riunioni tramite videoconferenza non sono così diverse dalle riunioni in presenza. Sarebbe un modo per inquinare meno perché useremmo meno l’auto e potremmo comodamente interagire da casa.

Leggo che bisogna impiegare più tempo e più fatica per preparare le lezioni online è vero?

Ogni docente prepara sempre la sua lezione, una lezione non è mai frutto di improvvisazione. Quando si fa una lezione di storia in videoconferenza o in presenza, ad esempio, è importante mostrare agli studenti qualche immagine, una mappa concettuale che schematizzi i contenuti di cui si sta parlando oppure qualche carta geografica o un documento dell’epoca. Tutto questo va ricercato e organizzato, se si vuole, in un power point oppure semplicemente attraverso delle immagini da fare scorrere durante la spiegazione. La cosa più difficile da fare a distanza sono le verifiche scritte. È più difficile a distanza valutare la genuinità di una prova. Si possono anche utilizzare dei test a risposta multipla o a risposta aperta. Per strutturare i test on line ci vuole un po’ di tempo, ma la correzione è immediata, mentre al contrario per le verifiche in presenza ci vuole meno tempo per organizzare la prova, ma è più lunga la correzione.

Gli studenti apprezzano questo nuovo metodo o preferiscono quello tradizionale?

Gli studenti si stanno dimostrando molto partecipi e responsabili, seppur con le dovute eccezioni. Abbiamo una percentuale di partecipazione molto alta, solo qualcuno ogni tanto sfugge alle lezioni, si assenta, tanto non deve giustificare! Certo, la situazione che stiamo vivendo non è una situazione serena e anche i ragazzi vivono male questo obbligo a restare a casa. Non posso dire di avere tra gli alunni delle mie classi ragazzi che hanno problemi di connessione o di strumentazioni inadeguate o insufficienti. Sono tutti bene attrezzati. Forse aver saputo troppo presto che sarebbero stati tutti promossi ha demotivato qualcuno. Io avrei preferito che ci si fidasse di più dei docenti. Che questa didattica fosse realmente la continuazione di quello che si faceva prima in classe. Avremmo voluto essere noi docenti a premiare chi, come sempre e anche più di prima, avrebbe dato il massimo, e magari utilizzare il cattivo voto come deterrente per chi si fosse adagiato. Invece questa promozione di massa ci preoccupa soprattutto in vista del lavoro da svolgere il prossimo anno con studenti che inevitabilmente sono rimasti indietro. Sono pochi casi, per fortuna,ma ci sono. Speriamo che a settembre questi alunni sappiano recuperare il tempo perduto e sappiano mettersi al passo riuscendo a cogliere le opportunità che la scuola vorrà fornire.

Secondo lei questo nuovo metodo cambierà definitivamente le metodologie didattiche?

Utilizziamo nuove metodologie didattiche da tempo. Stiamo vivendo nella scuola un periodo di grande sperimentazione. Dalla flipped classroom di cui si è tanto parlato negli ultimi anni, alla peer education o al tutoring…sono tante le metodologie adottate e tutte valide se sapute calare nella realtà della propria classe. Ad li là comunque di qualsiasi metodologia io spero che diminuisca il numero degli alunni per classe. Perché quando devi gestire gruppi numerosi di alunni, credimi, non c’è metodologia che tenga, si fa fatica.

 

Qual è la sua opinione sulla proposta della Ministra Azzolina di svolgere gli imminenti Esami di Stato soltanto con la prova orale e il relativo ritorno nelle aule?

Nel momento in cui ad esaminare gli studenti sono gli stessi insegnanti che li conoscono almeno da tre anni, non capisco quale possa essere la differenza tra un colloquio in presenza, che metterebbe a rischio la salute di tutti e un colloquio in videoconferenza. Andare in presenza a fare esami significherebbe che, nel momento in cui uno solo un bel giorno comunica di avere la febbre, un docente o un alunno che magari ha fatto esami il giorno prima, si bloccherebbe la sessione, ci si dovrebbe mettere tutti in quarantena, controlli, tamponi,sanificazione dei locali…e le altre commissioni dello stesso istituto visto che si condividono i servizi igienici cosa farebbero? Continuano? Una commissione potrebbe finire gli esami a giugno un’altra potrebbe finire a luglio…non capisco perché mettere a rischio la salute di docenti e studenti per un esame che, sebbene importante, è semplicemente conclusivo di un percorso, specie se fatto, come sarà fatto, con i docenti della classe.

Cosa ne pensa del distanziamento che si dovrebbe attuare da  settembre tra un banco ed un altro secondo lei è fattibile?

Come si fa a distanziare un gruppo classe di 28 alunni? Nella scuola bisogna investire. Come nella sanità. Adesso in piena emergenza hanno “arruolato” medici e infermieri appena specializzati. I medici bisogna averli sempre, così come i docenti nella scuola. Si devono dividere le classi e assumere altri docenti. Quindici alunni posso pensare di distanziarli, anche se in una situazione di contagio come quella che stiamo vivendo forse sono anche troppi, 28 assolutamente no.

 Gli studenti hanno avuto un calo di attenzione o hanno seguito con la stessa costanza?

Seguono con costanza, con impegno e rispettano le consegne. Qualcuno sfugge, come ti dicevo, ma sono davvero pochi. Li troviamo pronti, cuffie nelle orecchie, seduti alla scrivania della loro cameretta, libro e quaderno aperti pronti per la lezione. Calo di attenzione? Non è una cosa che ho riscontrato…in classe si, ogni tanto vedo lo sguardo di qualcuno perdersi fuori dalla finestra, ma in video lezione devo dire che sono tutti attenti.

 Nele Vernuccio

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© Riproduzione riservata

1 commento su ““Didattica a distanza”, intervista alla professoressa Vindigni”

  1. “Avremmo voluto essere noi docenti a premiare chi, come sempre e anche più di prima, avrebbe dato il massimo, e magari utilizzare il cattivo voto come deterrente per chi si fosse adagiato.”

    Leggo questo passo e rimango molto delusa.
    Delusa perché noto che gli insegnanti non riescono ad essere umani.Questi ragazzi di ogni ordine e grado che nonostante tutto si impegnano, tentano di collegarsi su piattaforme che non reggono o strumenti che servono a più membri familiari , che cercano di stare al passo dei mille capricci di insegnanti che ogni chiedono un vezzo in più senza curarsi della loro emotività, delle situazioni familiari che possono esserci, dei sacrifici che una famiglia fa, specie nella didattica con bambini più piccoli quindi non avvezzi a tecnologie, nell’inviare compiti, stampare schede etc.. Andrebbero premiati tutti gli studenti, indistintamente per quel che ognuno è riuscito a fare in questo periodo.. Non avere il coltello dalla parte del manico e pronto ad essere usato per carenze o momenti di debolezza. Bell’esempio, si allontanano così gli alunni.

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