
“Riceviamo numerose richieste relative alla difficoltà di poter coprire i titoli emessi, ci sono fornitori che si chiudono nelle loro aziende e non rispondono o, nel migliore dei casi, affermano che non possono far nulla. L’imprenditore deve essere cosciente che, a breve, i titoli presentati in banca non potranno essere pagati per mancanza di liquidità, la qual cosa comporterà la chiusura definitiva di molte aziende”.
Lo afferma il presidente di Confcommercio provinciale Ragusa, Gianluca Manenti, preoccupato per la situazione economica che sta stringendo in una morsa le imprese dell’area iblea. “Le piccole e medie imprese hanno avuto in questi anni la possibilità di lavorare emettendo titoli a scadenza in quanto le forniture non riescono ad essere pagate al momento anche per una farraginosità di accesso al credito del sistema bancario – aggiunge Manenti –. Il grido d’allarme lanciato dal governatore Musumeci su questo problema, sollecitato dagli imprenditori siciliani, ha portato alla ribalta un fenomeno che, se non affrontato in modo deciso, provocherebbe il collasso sistemico dell’economia. Anche il presidente regionale Confcommercio Sicilia, Francesco Picarella, si è impegnato in prima persona per mettere in evidenza questa anomalia che rischia di determinare parecchi danni”. Manenti aggiunge che “l’emendamento, già presentato, all’art. 6 del decreto legge 2 marzo 2020 n. 9, che prevede la sospensione dei termini di scadenza dei titoli di credito con proroga delle scadenze per la durata di 200 giorni, fa ben sperare in una ripresa dell’economia al termine della pandemia. Ma non si può fare finta di nulla perché senza la piccola impresa non ci saranno più città vivibili e visitabili, non ci saranno più borghi e centri storici addobbati. Un’ulteriore trascuratezza su questi e sugli altri temi che riguardano le imprese del territorio, e la loro sopravvivenza, porterà inevitabilmente alla disperazione di coloro che hanno riposto nella partita Iva la sopravvivenza di se stessi e delle proprie famiglie”.
2 commenti su “Copertura assegni programmati. La denuncia di Confcommercio Rg”
Scusate un momento, ma se gli assegni post datati non sono previsti dalla legge, come si fa a fare una legge su di essi?
E poi, se gli imprenditori non pagano i fornitori, i fornitori a sua volta cosa fanno? Chiudono loro al posto dei primi imprenditori?
Un’altra cosa tutta all’italiana, ma è possibile che gli imprenditori riescono a farsi le ville con piscina, le mega vacanze, le mogli con le Louis Vitton girano con auto da 70.000,00 euro e poi quando c’è da stringere i denti, diventano degli incapaci?
Ma se sono stati bravi ad accrescere i propri capitali, perché al momento di pagare gli altri si diventa dei pappamolla?
Cordialmente
Un suggerimento: l’imprenditore potrebbe rivolgersi ad un presunto usuraio per poi denunciarlo e dire che è stato il direttore della banca a costringerlo a farlo, anzi glielo ha suggerito. Esperimento già fatto, in passato, e tutti hanno abboccato.