Altri due indagati tornato liberi, uno va ai domiciliari. Le decisioni sono state assunte dal Tribunale per il Riesame di Catania che ha annullato due ordinanze, quella a carico di Giovanni Longo, 55 anni, difeso dall’avvocato Vito Melfi, e di Gaetano Tonghi, 47 anni, difeso dall’avvocato Enrico Cutrone. Entrambi erano ai domiciliari. I magistrati etnei hanno poi modificato la misura restrittiva a carico di Giuseppe Ingala, 36 anni, che da carcere va agli arresti domiciliari. L’uomo è difeso dagli avvocati Saverio La Grua e Matteo Anzalone. A questo punto sono sette le persone rimesse in libertà su quindici provvedimenti eseguiti dalla Squadra Mobile su delega della Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Catania, che ha portato anche a cinque sequestri preventivi di azienda nel settore del riciclo plastiche. Il provvedimento, disposto dal Giudice per le Indagini Preliminari di Catania, riguarda un’associazione per delinquere di stampo mafioso denominata “stidda”. Tra i reati contestati ai soggetti colpiti dal provvedimento rientrano l’estorsione pluriaggravata, l’illecita concorrenza con minaccia, le lesioni aggravate, la ricettazione, la detenzione ed il porto di armi da sparo, il danneggiamento seguito da incendio, il traffico illecito di rifiuti aggravato. Tutti i reati sono stati commessi con metodologia mafiosa, aggravante prevista dalle norme vigenti.
Le indagini delegate dalla Procura Distrettuale di Catania hanno avuto origine nel 2014 a seguito di un sequestro di calzature contenenti materiali nocivi per la salute. Veniva ipotizzata l’esistenza di un’organizzazione dedita al traffico di rifiuti plastici, acquisiti da imprese di raccolta e stoccaggio aventi sede nelle province di Ragusa e Catania ed esportati in Cina, ove gli stessi venivano utilizzati per la fabbricazione di scarpe, poi importate in Italia e commercializzate pur contenendo sostanze tossiche. Nell’ipotesi investigativa, le materie plastiche di scarto — provenienti dal territorio ibleo – venivano recuperate prevalentemente dai teloni di copertura degli impianti serricoli del vittoriese, e risultavano inquinate da agenti altamente tossici (fitofarmaci e pesticidi).












