E’ stato condannato a 3 anni e 4 mesi di reclusione e 800 euro di multa, oltre ad una provvisionale in favore della parte civile pari a 20.000 euro, un ragusano di 51 anni accusato di circonvenzione di incapace. La sentenza è stata emessa dal giudice unico del tribunale di Ragusa Vincenzo Ignaccolo. Il pubblico ministero Diana Iemmolo aveva invocato la condanna dell’imputato alla pena di 2 anni e 3 mesi, ma la pena inflitta dal giudice è stata più pesante della richiesta della pubblica accusa, mentre le motivazioni della sentenza saranno depositate entro 60 giorni. L’imputato dovrà anche pagare le spese sostenute dalla parte offesa nel procedimento penale pari a circa 3.500 euro. Dopo avere conosciuto le motivazioni, la difesa dell’imputato ricorrerà in appello avverso la sentenza di primo grado. L’uomo, secondo l’accusa, avrebbe approfittato di una donna 40enne ragusana, invalida al 100% e affetta da psicosi schizofrenica cronica, facendosi firmare numerosi assegni per un totale di oltre 53.000 euro, tra il gennaio ed il luglio del 2012, in cambio di forniture a domicilio di cibarie varie, in particolare rustici e pasticcini, del valore di poche decine di euro. L’imputato, nel corso del processo, ha confermato la consegna alla donna delle confezioni di cibo, aggiungendo però di non essere mai entrato in casa e che, dopo qualche tempo, la signora gli chiese la cortesia di negoziare degli assegni. L’uomo si sarebbe rifiutato, stando alla sia versione resa in aula, provvedendo a restituire quanto prelevato e detratta la somma della fornitura di cibo. A sostegno di questa tesi la difesa ha prodotto pezze d’appoggio relative al pagamento di utenze e di tasse fatte dall’imputato per conto della donna, per un totale di 2.800 euro. Secondo le indagini della guardia di finanza, invece, il raggiro sarebbe andato avanti fino a quando la donna ha chiesto allo zio di farle la spesa. La vicenda è venuta a galla quando la donna è stata ricoverata in una casa famiglia, in seguito al ritrovamento in casa del cadavere mummificato della madre della vittima del raggiro, risultata deceduta 7 mesi prima. A fare scattare le indagini era quindi stata una denuncia presentata in procura dall’amministratore di sostegno della donna. Nella denuncia, il legale faceva riferimento alla visione degli estratti conto della signora antecedenti alla sua nomina da cui emergevano numerose uscite mediante la firma di assegni di conto corrente tutti a favore della stessa persona. L’amministratrice aveva chiesto spiegazioni, ma la donna non era stata in grado di fornirle, ammettendo però di avere firmato assegni e di averli consegnato ad un uomo che le portava da mangiare. Gli assegni sono poi risultati in parte incassati per cassa dall’uomo, ed in parte versati sul suo conto corrente. La 40enne non era mai uscita dall’appartamento dopo la morte dell’anziana madre, con il cui cadavere convisse per 8 mesi.
