
In molte culture, i “morti” fanno un po’ paura ai bambini, ma in Sicilia, no! Addirittura si parla di “festa” e non di “commemorazione”… curiosi di sapere perché?
Negli anni passati, il rapporto con una persona cara dopo la sua dipartita era molto più vivo di adesso… si andava a trovarli al cimitero, gli si portavano fiori, candele e addirittura si mangiava sulla tomba o nella cappella di famiglia (tradizione in seguito proibita da un editto papale, ma tuttora viva in certi paesi della Calabria). Andare al cimitero è sempre stato come “andare a trovare la zia lontana”… quindi ZERO TRISTEZZA.
Inoltre ai bambini buoni e ai poveri, veniva regalato il “Cannistro“, cioè un cesto di vimini pieno di doni di varia natura. Anche se a poco a poco sta andando nel dimenticatoio, soppiantata dalla più globale festa di Halloween, ancora oggi capita di sentire qualche “Nonnino” o “Nonnina” che nel mese di Novembre, si avvicina ai nipotini e dice:
“Che ti hanno portato i morti?”
Ma da dove arriva questa tradizione?
Le sue origini risalgono ad alcuni riti pagani, infatti, il 31 Ottobre per i celtici si festeggiava il capodanno, e in quell’occasione il principe delle tenebre, chiamava a sé tutte le anime e gli permetteva per un giorno di passare da un mondo all’altro. Nacque così i la notte di Samhain, letteralmente “di tutte le anime”. Nel 835, papa Gregorio II, visto che la chiesa cattolica non riusciva a sradicare gli antichi culti pagani legati alla tradizione celtica, spostò la festa di “Tutti i Santi” dal 13 maggio all’ 1 Novembre, con la speranza di riuscire, a dare un nuovo significato ai riti profani. L’intento del papa di sradicare questo mito non riuscì, e la chiesa aggiunse quindi, nel X secolo, la “Festa dei Morti” il 2 Novembre, in memoria delle anime degli scomparsi.
Differenze tra città e città:
Giuseppe Pitré, racconta come, nel passaggio, leggenda vuole che i morti rubassero ai ricchi pasticcieri, fruttivendoli, commercianti, per lasciare regali ai propri cari in vita. Da qui nasce la tradizione della “caccia al tesoro” o di “apparrai i scarpi” per i bambini.
A Palermo, il primo Novembre, i bambini vanno a letto presto e con un po’ di timore… se sono stati cattivi si risveglieranno con i piedi “grattati” da una grattugia (che fantasia!) se invece sono stati buoni…al risveglio troveranno la tavola imbandita con doni di diversa specie: dolci, abbigliamento, denaro, giochi e qualsiasi altra cosa si stata richiesta.
Nel Trapanese questi doni vengono riposti all’interno di scarpe nuove o nascosti in giro per casa. Se vi state chiedendo, come me, perché all’interno delle scarpe?! La risposta è semplice: già possedere un paio di scarpe nell’antichità era ritenuto un lusso, e averle anche nuove, non poteva che essere un ottimo augurio per il nuovo anno, per una “buona camminata”.
A Partinico, i morti indossano un lenzuolo e, a piedi scalzi recando una torcia accesa e recitando litanie, percorrono alcune strade cittadine, stessa cosa accade nel catanese, e per la precisione ad Acireale.
Tutti i bambini però imparano e ripetono quando sono a letto questa semplice filastrocca:
“Armi santi, armi santi (anime sante)
Io sugnu unu e vuatri siti tanti: ( io sono uno e Voi siete tante)
Mentri sugnu ‘ntra stu munnu di guai(mentre sono in questo mondo di guai)
Cosi di morti mittitiminni assai“(Regali dei morti mettetemene molti)
I morti “ritornano“, quindi per aiutare le nostre vite e garantire la prosperità. Loro, che stanno teoricamente nel sottosuolo, custodiranno i semi piantati, aiuteranno la germogliatura delle piante… e ci proteggeranno dall’oscurità della vita (non a caso, la tradizione vuole che si inizi a seminare i campi, solo dopo il giorno dei morti).
Il Cannistro dei morti:
All’interno del “cannistro”si mette in primis la “frutta martorana“. Questo dolce di pasta di mandorle è squisito! Inoltre è molto suggestivo perché le famiglie si riusniscono qualche giorno prima e passano il tempo a creare,pitturare e decorare con attenzione le varie forme. Inizialmente si riproduceva solo frutta… oggi invece si ricreano tutti i cibi, dai vari tipi di pesce alle pietanze più moderne come Hamburger o muffin.
scrivereacolori.it
1 commento su “La “festa dei morti” in Sicilia”
La festa dei morti (un lontano ricordo per i più grandini) era la festa dei giocattoli. Fino alla fine degli anni settanta ricordo bande di ragazzini, come anch’io, che scorrazzavano per le vie del paese a sparare con le pistole (unico giocattolo più ambito di quel tempo) oggi ormai nessuno regala armi giocattolo a bambini sembra ridicolo. Si compravano i “fumminanti” da “Don Gnaziu u Tabacchinu” vi ricordate? Bei tempi!
Era all’epoca una grande festa, forse ancora più sentita del Natale o della Befana (cosa che dalle nostre parti non è mai riuscita a decollare). Le nuove generazioni ignorano questo giorno e nemmeno esiste loro, i nostri figli hanno tutto e mai sono soddisfatti, l’unico giocattolo è il telefonino e non guardano in faccia a nessuno e questo mi dispiace.