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Nave carica di grano al porto di Pozzallo, la Cna Agroalimentare. “Emergono contraddizioni tra le leggi italiane ed europee, si intervenga”

“Sarebbe interessante capire chi ha ordinato il grano canadese? Quali impianti saranno riforniti? Dove sarà commercializzata la farina che ne deriverà? Visto che la produzione nazionale non è sufficiente, quali organismi di controllo sono stati attivati?”. Questi gli interrogativi che si pone la Cna Agroalimentare Ragusa con riferimento alla nave carica di grano posta sotto i riflettori al porto di Pozzallo. “Noi – sottolinea Carmelo Caccamo, responsabile provinciale di Cna Agroalimentare – difendiamo il grano nazionale, in particolare i nostri grani siciliani. Ma siamo davvero tutti d’accordo su questo punto? La Cna Agroalimentare della provincia di Ragusa intende tutelare la filiera locale, dal produttore al consumatore. Più volte ci siamo spesi per difendere la tracciabilità del prodotto attraverso una chiara etichettatura. Diciamo questo perché l’indicazione della sede dello stabilimento rimane, sino a oggi, meramente facoltativa. L’indicazione, quindi, può venire mantenuta su base volontaria ma se ne raccomanda l’impiego anche perché i consumatori italiani hanno finalmente compreso il valore della scelta di prodotti che contribuiscono all’economia e all’occupazione in Italia. Queste le contraddizioni che è corretto fare emergere tra leggi italiane ed europee. Non dimentichiamo che è fondamentale mettere in evidenza l’origine della materia prima e la sede dello stabilimento di produzione. Per noi sono due elementi centrali a tutela del consumatore. Stiamo, a ogni modo, parlando di contraddizioni che sono pienamente a conoscenza delle istituzioni. Contraddizioni su cui occorrerebbe spendere una parola e attivare delle contromisure adeguate. Ad esempio: perché non avere una sede dell’ispettorato repressione frodi nei porti siciliani? Tutto ciò per evitare e contrastare il ripetersi di problematiche molto serie come quella a cui stiamo assistendo in questi giorni”.

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