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Il caso Battisti: diciamocelo chiaro. L’analisi del Direttore

Si sta parlando in queste ore del “caso Cesare Battisti”, assicurato dopo 40 anni alla giustizia. Diciamocelo chiaro! Se c’è voluto tutto questo tempo per catturare un uomo coinvolto il 6 giugno 1978 nell’uccisione del maresciallo della polizia penitenziaria Antonio Santoro, il 16 febbraio nell’assassinio del Lino Sabbadin e del gioielliere Pierluigi Torregiani, il 19 aprile 1979 dell’uccisione dell’agente della Digos Andrea Campagna, insomma di quello che nel tempo era leader politico dei Proletari armati per il comunismo, è perché ha potuto godere di protezioni politiche.
Oggi ho sentito che tutto il mondo politico italiano, maggioranza e opposizione, nessuno escluso, ha plaudito, ipocritamente, a questa cattura. Dico ipocritamente non per emettere giudizi, ma perché nel gennaio del 2011 il mondo politico italiano assunse posizioni diverse ed opposte quando il Presidente brasiliano Lula, nonostante la richiesta della Diplomazia italiana di estradizione di Battisti nel nostro Paese per scontare la sua pena, disse di no all’estradizione proteggendo il criminale.
In quel periodo non mancò chi, come l’allora deputato di sinistra Paolo Cento della presidenza nazionale di SEL (Sinistra, ecologia e libertà, partito che non esiste più) disse sul caso:

“..le reazioni politiche e istituzionali alle decisioni di Lula sono spropositate … semmai si colga questa occasione per riaprire finalmente una riflessione seria nel nostro Paese sul come chiudere definitivamente la stagione degli anni di piombo anche attraverso un provvedimento come l’amnistia…”. (“Il Giornale”, 2 gennaio 2011)

Dichiarazioni che lascio alla riflessione dei miei amici lettori, ma che credo si scontrino con il rispetto dei morti e il dolore dei loro familiari. Quel che mi lascia ancor più perplesso è come intellettuali di sinistra, tra i quali Daniel Pennac e Roberto Saviano ( che poi ha ritrattato) abbiano potuto apporre la loro firma sull’appello che l’11 febbraio 2004 venne lanciato da forze di sinistra per liberare Battisti e che venne sottoscritto da 1500 persone,e nel quale appello veniva fatta di Battisti la seguente descrizione:

“Un uomo onesto, arguto, profondo, anticonformista nel rimettere in gioco se stesso e la storia che ha vissuto. La sua vita in Francia è stata modesta, piena di difficoltà e sacrifici, retta da una eccezionale forza intellettuale”. ( Quando gli intelletuali firmavano per Battisti, www.panorama.it)

Battisti, dunque, oltre alle qualità morali evidenziate, è risultato un uomo di “eccezionale forza intellettuale”! Altro che carcere , qui bisogna elevarlo a grande modello! Tutto sta a capire, poi, che idea si ha dell’intellettuale. Certo è che dopo la cattura, non resta altro, di fronte all’intellettuale Battisti e alla presa di posizione fatta a suo tempo dall’on Paolo Cento della defunta Sinistra e libertà, e dai 1500 intellettuali che firmarono per la sua causa, che il silenzio. Sì, il silenzio, perché – come direbbe Euripide – molte volte il silenzio vale più di una risposta.
Domenico Pisana

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2 commenti su “Il caso Battisti: diciamocelo chiaro. L’analisi del Direttore”

  1. Anche l’esibizione del trofeo di caccia sulla pista di atterraggio non è una bella immagine…diciamolo pure

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