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Corte d’Assise d’Appello. Chiesta la conferma della condanna per Veronica Panarello

L’accusa chiede la conferma della condanna di primo grado, la difesa chiede l’assoluzione. Conclusa la discussione davanti alla Corte d’assise d’appello di Catani nel processo contro Veronica Panarello, condannata a 30 anni di reclusione in primo grado per avere ucciso in casa, a Santa Croce Camerina, il figlio Loris, di 8 anni, strangolandolo con delle fascette e per avere poi gettato il corpicino in un canalone. L’imputata si è sempre dichiarata innocente.
L’udienza è stata aggiornata al prossimo 5 luglio per repliche e quindi per le conclusioni.
«Abbiamo chiesto l’assoluzione per non avere commesso il fatto – ha spiegato il penalista – anche per contraddittorietà e insufficienza della prova. E se ci fosse una sua partecipazione potrebbe inquadrarsi in un concorso anomalo. E comunque il tratto di personalità disarmonica emerso non può non fare concedere le attenuanti generiche».
In ogni caso, ha sottolineato l’avvocato Villardita, «se c’è una compartecipazione a qualunque titolo al fatto potrebbe inquadrarsi sotto il profilo di un concorso anomalo e non di un concorso pieno».

«In via assolutamente subordinata – ha osservato il legale – riteniamo che il comportamento della Panarello, qualunque sia stato, è affetto da un disturbo di personalità. E anche il tratto di personalità disarmonica ha influito nel determinare gli eventi. E queste patologie, in ultime analisi, non possono non fare concedere le attenuanti generiche per come sono state richieste».

«La sentenza di primo grado – ha ricordato il penalista – è stata costruita sulle cosiddette ‘bugie della Panarello’, ma noi abbiamo detto e ribadito più volte che anche se si fosse trattato di bugie, queste farebbero parte di un percorso motivazionale per arrivare ad una ‘confessionè di un fatto per come rappresentato e narrato dalla Panarello durante il giudice di primo grado». Anche oggi Veronica Panarello era presente in aula e il suo legale ha confermato che non ha rilasciato dichiarazioni.

La donna, in primo grado, è stata condannata, il 17 ottobre del 2016, a 30 anni di reclusione dal Gup di Ragusa per l’omicidio del figlio Loris, di 8 anni, e per l’occultamento del cadavere. Il delitto avvenne nella loro casa di Santa Croce Camerina il 29 novembre del 2014, con il ragazzino strangolato con fascette di plastica. Secondo le previsioni dei legali della difesa, Francesco Villardita, e delle parti civili, Daniele Scrofani e Francesco Biazzo, la prossima udienza del 5 luglio dovrebbe essere l’ultima con la Corte che si ritirerà in camera di consiglio per la sentenza.

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