
Catania/Vittoria, 05 Dicembre 2025 – Continuano ad addensarsi i misteri attorno al sequestro lampo di un 17enne avvenuto a Vittoria lo scorso 25 settembre. Il Gip Luigi Barone di Catania ha formalmente invitato gli investigatori a proseguire le indagini, sottolineando come vi siano ancora troppe lacune da colmare, in particolare sui motivi che hanno portato al rilascio record della vittima.
Il giudice ha ritenuto «inverosimile» l’ipotesi che i sequestratori abbiano rinunciato al piano criminale – che prevedeva un riscatto stimato in un milione di euro – solo per la caduta del cellulare del ragazzo. Un dettaglio, secondo la tesi iniziale, che avrebbe impedito il contatto con il facoltoso imprenditore agricolo, padre della vittima.
Mentre il boss latitante Gianfranco Stracquadaini – arrestato dopo un anno di ricerche e considerato la mente del rapimento – ha scelto di avvalersi della facoltà di non rispondere, l’attenzione degli inquirenti si concentra su altri due indagati: Giuseppe Cannizzo e Stefano La Rocca, i quali hanno anch’essi fatto scena muta davanti al Gip.
Dalle intercettazioni della Squadra Mobile di Ragusa, emerge in modo sempre più chiaro la tesi del “tradimento”. La stessa giovane vittima ha espresso agli investigatori il sospetto di essere stato venduto da un amico presente la sera del rapimento. Il giovane ha ricordato una “strana telefonata” ricevuta da uno del gruppo, che forniva indicazioni precise ai rapitori, facendo ipotizzare il ruolo di basista per uno dei suoi conoscenti.
“Sono stato venduto da quelli che erano con me. Quello gli ha dato l’incarico,” si è sfogato il 17enne dopo l’arresto di Stracquadaini.
Nonostante la vittima sia stata tenuta incappucciata, è riuscita a notare il colore giallo della maglietta di uno dei rapitori. Una maglietta simile è stata rinvenuta nel covo di Stracquadaini, localizzato a Comiso grazie all’analisi delle telecamere e dei satellitari installati sulle auto.
Proprio il sequestro del diciassettenne è stato il “passo falso” decisivo del boss latitante, permettendo alla mobile di organizzare il blitz che lo ha portato nel carcere di Bicocca, dove gli è stata notificata l’ordinanza per sequestro di persona.
Infine, sono state smentite le voci di un presunto riscatto già pagato, definite dalla vittima stessa come “chiacchiere da bar” e prive di alcun riscontro investigativo. Il caso rimane aperto, con il Gip che spinge per fare luce su ogni dettaglio del piano estorsivo e sui reali motivi del rilascio anticipato.













